Mentre Cantina Toblino continua a trincerarsi nel silenzio stampa, è Riccardo Cotarella in persona ad esporsi sul caso del licenziamento dei due enologi della società cooperativa di Madruzzo (TN).
Il numero uno di Assonologi interviene in esclusiva a WineMag.it in difesa dei colleghi Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli, fatti fuori dal Cda della cantina trentina: “Il provvedimento sembra spropositato“. Ma avverte: “La decisione sul declassamento delle uve spettava al Cda, non agli enologi”.
“Il caso – dichiara Cotarella – si presta ad almeno due ragionamenti. Un enologo ha il dovere morale, nonché professionale, di non prestarsi ad aggiustamenti delle uve non previsti dalla legge. Vale a dire: se entrano in cantina uve che non corrispondono alle caratteristiche previste dal disciplinare, è giusto declassarle”.
Ma laddove le normative permettano, attraverso procedure legalissime, di aumentarne per esempio il grado, oppure contenerne o aumentarne l’acidità fissa per raggiungere le indicazioni del disciplinari… La responsabilità finale di questa scelta non è più solo dell’enologo, ma compete all’amministrazione della cantina”.
I contorni poco chiari della vicenda e la presenza della sola “versione dei fatti” dei due enologi Tomazzoli e Pederzolli, suggerisce anche a Riccardo Cotarella la prudenza.
“Tutto dipende dal fatto che i due colleghi avessero o meno anche compiti di programmazione commerciale – sottolinea il numero uno di Assoenologi in esclusiva a WineMag.it – prerogativa che, generalmente, spetta al Consiglio di Amminsitrazione. In ogni caso, il licenziamento in tronco mi sembra un provvedimento sproporzionato”.
L’ipotesi avanzata da Lorenzo Tomazzoli e Marco Pederzolli è quella che sia stato creato un pretesto ad hoc (anzi, ad Igt) per giustificare il taglio. Di fatto, la coppia di enologi sostiene di aver operato alla stessa stregua degli anni precedenti con le uve destinate alla produzione dell’Igt Vigneti della Dolomiti Nosiola, Schiava e Müller-Thurgau provenienti dai vigneti dei 600 soci della cooperativa, in Valle dei Laghi.
Se la consuetudine era quella di declassare le uve non consone, senza procedere ad arricchimenti pur legali, il discorso cambia del tutto e i colleghi avrebbero ragione. Ma a monte dei miei 58 anni di cantina suggerisco a tutti gli enologi di non assumersi mai responsabilità al di fuori della propria sfera operativa. E se questo succedere, prima di procedere è bene farsi mettere per iscritto come procedere”.
Intanto, secondo indiscrezioni che provengono dai corridoi di Cantina Toblino, la cooperativa guidata da Bruno Luterotti e Carlo De Biasi starebbe valutando una posizione più morbida nei confronti di Tomazzoli e Pederzolli.
Non si parla ovviamente di un reintegro, ipotesi che sarebbe rigettata dagli stessi winemaker. Piuttosto di una lauta indennità di buonuscita, utile a chiudere un capitolo che non fa certo bene alla reputazione della cantina trentina. A smuovere le carte in tavola, pare essere stato l’intervento di Tomazzoli coi vertici del Cda, in virtù del suo ruolo nel sindacato interno alla cooperativa.
“Il punto – dichiara a WineMag.it Marco Pederzolli – è che col nostro licenziamento si è creato un pericolosissimo precedente, che potrebbe allagarsi a macchia d’olio in tutte le sociali trentine e non solo: lasciare a casa chi si è comportato in maniera professionalmente prudente, come penso facciano tutti gli enologi in Trentino, non può far certo dormire sonni tranquilli a tutti gli onesti colleghi”.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.