EDITORIALE – Mettiamola così, per capirci una volta per tutte e dare il giusto peso alla sconsiderata esultanza delle fanfare della politica: fossimo su un campo di calcio, la vittoria del Prosecco contro il Prosek sarebbe da classificare al pari di un successo del Paris Saint-Germain, la corazzata parigina infarcita di petrodollari degli sceicchi, contro un’outsider del livello della FeralpiSalò, che quest’anno retrocederà dalla serie B alla serie C. Nulla a che fare con il salvataggio della patria da chissà quale minaccia, in quanto la minaccia del Prosek per l’Italia non esiste e non è mai esistita. Anzi, ha più le sembianze d’un auto-sgambetto italiota, utile per distogliere l’attenzione da problemi ben più seri e strutturali del nostro sistema vino.
IL GRANDE BLUFF DEL PROSEK: UNA MINACCIA INESISTENTE
I politici che nelle ultime ore stanno esultando come se avessero vinto la Champions League del vino per conto dell’Italia, dopo la pubblicazione del testo del Regolamento Ue nella Gazzetta Ufficiale Europea che «limita definitivamente l’uso ingannevole del nome Prosek sulle etichette croate o di qualsiasi altro Stato membro, generando confusione tra i consumatori», in realtà stanno bluffando. Con la complicità, ça va sans dire, di tutta la stampa asservita ai piaceri, alle gioie e agli umori delle suddette fanfare, nonché di diverse associazioni di categoria.
Oltre che di «imitazione» del nome del brand Prosecco (fandonia inaudita, essendo “Prosek” un nome tradizionale), si parla infatti di possibile «confusione», da parte dei consumatori, tra i due prodotti: onestamente, chi di voi confonderebbe su uno scaffale un Prosek, con la sua tipica bottiglia da vino dolce passito, e un Prosecco (che si tratti o meno del “Gold” di Bottega)? La risposta è nella gallery che segue: fotografie scattate presso l’aeroporto di Zagabria, ovvero in una delle poche location in cui le due referenze coesistono!
PROSEK, ALTRO CHE “ITALIAN SOUNDING”: È UN VINO DOLCE STORICO DELLA DALMAZIA
Il Sistema Prosecco è una corazzata da quasi un miliardo di bottiglie che, per scopi evidentemente politici, ha avviato e sostenuto con diversi complici una campagna denigratoria nei confronti del Prosek, vino dolce storicamente prodotto in Dalmazia (Croazia) in un numero tanto risicato di bottiglie da mettere in ridicolo gli sforzi inauditi messi in campo dall’Italia per vincere questa “fondamentale” battaglia: appena 80 mila bottiglie annue, confezionate da piccoli vignaioli innamorati della loro terra e volenterosi di dare seguito a una tradizione centenaria che nulla ha a che fare con il Prosecco (che ha le bollicine) e che è impossibile da confondere – sia per packaging sia per sapore – con lo spumante a denominazione originario del Veneto e del Friuli.
L’Italia del Prosecco, che mai come oggi assomiglia al Paris Saint Germain, ha vinto la sua battaglia contro il Prosek-FeralpiSalò ed esulta come se questo successo fosse la panacea di tutti i suoi mali: quelli di una Doc costretta ancora, nel 2024, a spiegare a Londra (a suon di manifesti nelle metropolitane) che «quello in lattina o alla spina» non è il suo vino a denominazione, mentre una parte dei suoi produttori spinge – in Italia – per cambiare i disciplinari e aprire a nuove forme di confezionamento del prodotto. Una Denominazione che, al contempo, prova a riposizionarsi (all’insù) sui mercati attraverso un progetto di menzioni geografiche naufragato, o dimenticato in qualche cassetto, come le cose che hanno poco senso di essere dibattute e sviscerate, una volta per tutte.
A nulla sono servite le prove e le testimonianze portate a Bruxelles dalla Croazia, Paese offeso e svilito per mesi dai nostri politici nell’anima più profonda, sino alla capitolazione odierna. E allora ecco che la vittoria del Paris contro FeralpiSalò diventa vitale (per l’Italia), per scrivere altre pagine di un racconto deviato. Rinfrancato da dichiarazioni roboanti: «Il nuovo Regolamento europeo sulle indicazioni geografiche Ig mette la parola fine a una sgradevole vicenda e questo risultato è frutto di una grande lavoro di squadra tra istituzioni, associazioni di categoria e Consorzi che in tutte le sedi hanno difeso non solo un brand, ma un vino che esprime la storia e l’identità del Veneto», ha detto all’Ansa Luca Zaia. Governatore di un Veneto mai come oggi provincia d’Italia. Prosit.
Prošek, esclusiva WineMag.it: lo menziona un libro italiano sulla Dalmazia nel 1774
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.