Autoctono si nasce 2019: buona la prima di Go Wine a Milano. I migliori assaggi

L’evento dedicato ai vini da vitigni autoctoni anticipa l’appuntamento con Barolo, Barbaresco e Roero

MILANO – Non poteva scegliere tema migliore l’associazione Go Wine per aprire a Milano la nuova stagione enoica. “Autoctono si nasce2019 – in passerella oltre 60 varietà di vitigni autoctoni italiani – è stato un successo ieri pomeriggio all’Hotel Michelangelo di Milano.

“La nostra associazione promuove la cultura del vino – ha precisato Massimo Corrado, presidente di Go Wine – oltre al turismo. Il nome scelto dice tutto: il vino fa viaggiare le persone. Il vino ci fa diventare mobili. Si assaggia per esempio un buon vino in città e poi si avverte il piacere di andare a vedere dove nasce”.

“Autoctono si nasce – continua Corrado – è una diretta conseguenza di questo nostro credo: gli autoctoni sono legati a tanti territori, hanno radici profonde e sviluppano quel concetto di identità e diversità che per noi è centrale nell’approccio al vino”.

E mentre Go Wine scalda i motori del secondo appuntamento meneghino, con Barolo, Barbaresco e Roero protagonisti il 21 febbraio sempre a Milano, ecco i migliori assaggi ad “Autoctono di nasce” 2019.

I MIGLIORI ASSAGGI
Dolcetto d’Alba Doc 2017, Azienda Agricola Baldissero. Uber alles. Un Dolcetto di emozionante perfezione quello di Baldissero.

Bel rubino brillante nel calice, da cui si sprigionano precisi e intensi sentori fruttati, prima di una chiusura in cui appare il tannino, nascosto da una vena di mandorla amara.

Colli Tortonesi Doc Terre di Libarna Timorasso 2013 “L’Archetipo”, Azienda Vinicola Poggio. Il Timorasso che non t’aspetti, ma solo se non conosci il Poggio, unica azienda dei Colli Tortonesi operante in Val Borbera, al confine estremo della Doc con la Liguria.

Balsamicità, vena talcata e mentolata sono le caratteristiche di un Timorasso unico nel suo genere nel panorama della Denominazione, degustato in magnum.

Doc Friuli Colli Orientali Pignolo 2008, Adriano Gigante. Ennesima dimostrazione delle potenzialità di questo straordinario autoctono friulano.

Un vino che mostra ancora risvolti giovanili, nonostante gli 11 anni già sulle spalle. Un rosso elegante e allo stesso tempo potente, sia al naso sia al palato. Il Friuli di finezza, con tanta strada ancora davanti.

Riviera Ligure di Ponente Doc Vermentino 2012, Tenuta Maffone. Un Vermentino ligure che sembra strizzare l’occhio al piemonte, per l’eleganza che ricorda certe punte di qualità dell’Arneis. Richiami minerali netti al naso, vicini all’idrocarburo, ne denotano una certa evoluzione. Ma in bocca è ancora tutta frutta, freschezza e prospettiva. Meraviglioso.

Buttafuoco Storico Vigna Sacca del Prete Doc 2013, Fiamberti. Poco meno di 4 mila bottiglie per questa “chicca” che esalta le grandi potenzialità rossiste dell’Oltrepò pavese (Croatina, Barbera, Ughetta di Canneto e Uva Rara). Un vino giocato su garbate note di frutti rossi sotto spirito e terziari dovuti al lungo affinamento in legno. Ancora giovane, ma già dotato di una gran bella gastronomicità.

Morellino 2016 “Heba” / Maremma Toscana Rosso 2015 “Sinarra”, Fattoria di Magliano. Si cambia zona e stile. Andiamo in Toscana, più esattamente in Maremma, per una linea di vini tutto frutto, ma tutt’altro che banali. Fattoria di Magliano riesce infatti a coniugare come pochi nel panorama nazionale la tipicità e rappresentatività del proprio terroir e l’eleganza del frutto, che esalta naso e beva.

“Heba” 2016 e “Sinarra” 2015 sembrano solo all’apparenza due vini agli antipodi: pronto e fresco il primo, più sui terziari e destinato all’allungo il secondo. Li lega un pregevole fil rouge: la capacità di portarti col pensiero sulle vigne, affacciate sul mare.

Prosecco Superiore Valdobbiadene Docg Rive di Guia “Otreval”, La Tordera. Unconventional Prosecco, tradotto: Prosecco vero. Dosaggio zero che esalta in maniera ineccepibile il terroir, senza uccidere la semi aromaticità della Glera. Forza e coraggio prosecchisti, la strada è questa: quella della qualità.

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