Tra le tante certezze di una formula vincente che prende il nome di Amarone Opera Prima, l’anteprima Amarone 2018 andata in scena all’inizio del mese di febbraio a Verona porta con sé un valore speciale: la vittoria del terroir dell’Amarone della Valpolicella, sul “metodo” produttivo. Se da un lato la denominazione fa squadra per vedere riconosciuto a Patrimonio immateriale Unesco la tecnica dell’appassimento delle uve, da cui l’Amarone prescinde, dall’altro sono i 19 Amarone 2018 incoronati dalla degustazione alla cieca a dimostrare dove sta andando il Re dei vini della Valpolicella.
Abbastanza per far pensare che Amarone Opera Prima 2023 sia da ricordare come l’edizione del ritorno al terroir per l’Amarone. Una conseguenza diretta della “Revolution” già chiara lo scorso anno nel timbro di molti produttori, intenzionati a presentare vini sempre meno poderosi e concentrati, a favore della freschezza e di una certa agilità di beva. Il tutto, ovviamente, senza perdere di vista la tipicità della denominazione.
La carta di identità dei vini più “performanti” parla chiaro. A quelli prodotti in Valpolicella Classica risponde sempre più la Val di Mezzane, oltre alla Valpantena e a quella che forse è la vera sorpresa dell’Anteprima Amarone 2018, ovvero la Val Squaranto (o Valle di Squaranto). Più in generale, è la rivincita della Valpolicella Orientale, che sta prendendo sempre più piede sulla cartina geografica di un Amarone di medio-alta collina.
VALPOLICELLA, NUOVA SOTTOZONA? STUDIO DEI SUOLI IN VAL DI MEZZANE
Ed è proprio in Val di Mezzane che tredici cantine hanno deciso di fare squadra, per rivendicare la loro unicità a cavallo tra gli areali vitivinicoli della Valpolicella e di Soave. Ad Amarone Opera Prima 2023 è stato dato il via a uno studio dei suoli della vallata a cura del pedologo Giuseppe Benciolini, già autore di carte dei suoli per la zonazione vinicola di Soave, Prosecco, Cartizze e Lambrusco Reggiano.
A capitanare il team è Luca Anselmi di Tenuta Falezze, che al momento ha trovato l’appoggio di Benini Alessandro, Camerani Marinella, Fraccaroli, ILatium Morini, Il Monte Caro, I Tamasotti, Le Cesete, Le Guaite di Noemi, Le Talestri, Massimago, Negri Carlo Alberto e Roccolo Grassi.
«L’obiettivo – spiega Luca Falezze – è quello di realizzare una Carta dei Suoli della Val di Mezzane, ma anche nelle aree delle singole aziende. Un passo per noi fondamentale per poter aspirare, in un futuro speriamo non troppo lontano, ad ottenere la definizione di una sottozona della Valpolicella. Crediamo fermamente nella valorizzazione della tipicità dei nostri vini in relazione al territorio e per questo abbiamo sempre lavorato».

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