“Trae in inganno il consumatore, evocando un’inesistente origine italiana ed una altrettanto inesistente provenienza da mosti di vini Doc”. Con questa motivazione, la Corte Suprema di Cassazione ha dichiarato illegittimi i “wine kit” del vino italiano “fai da te“. Una battaglia portata avanti in sede legale da Federdoc., per salvaguardare il comparto da un danno stimato in almeno 200 milioni di euro al settore vinicolo nazionale.
“Dopo anni di battaglie legali contro questi famigerati wine kit – dichiara il presidente Riccardo Ricci Curbastro – apprezziamo fortemente questo risultato, che va nella direzione della trasparenza e della tutela del consumatore, ma anche della salvaguardia del vino italiano a livello internazionale, su cui siamo da sempre in prima linea”.
“Su questa vicenda, in particolare – continua il massimo rappresentante di Federdoc – abbiamo agito con costanza e decisione, fornendo delle tesi valide che non a caso sono state accolte dalla Corte di Appello penale di Bologna e adesso ulteriormente avvalorate dalla Corte Suprema di Cassazione, che ha confermato appieno la sussistenza dell’illecito”.
Sempre secondo Ricci Curbastro, “la vittoria sul fronte dei wine kit rappresenta un risultato importante per il comparto e il Made in Italy di qualità e, allo stesso tempo, un ulteriore stimolo per rafforzare ancora di più la nostra attività di tutela contro ogni tipo di contraffazione”.
Un affaire che affonda le radici nel febbraio 2016, anno della sentenza di assoluzione di primo grado da parte del Tribunale penale di Reggio Emilia. La querelle prosegue nel maggio 2019 con l’ulteriore pronunciamento della Corte di Appello penale di Bologna che ha ribaltato l’esito, condannando uno degli imputati per “vendita di prodotti con segni mendaci” (reato di cui all’art. 517 del codice penale).
Ora la sentenza della Corte Suprema di Cassazione, che ha scritto la parola fine ad una lunga vicenda giudiziaria, combattuta da Federdoc al fianco di Cia-Agricoltori Italiani, parti civili nel processo.
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