Oltrepò Pavese, viaggio nel tempio del Bonarda fermo dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli

La signora Luisa esce di casa con un golfino di lana sulle spalle. “Comincia a far davvero freddo”, constata facendosi ancora più piccola, nello stringersi il collo fin dentro le clavicole. In effetti, quella di sabato notte, 21 novembre, è stata la prima timida nevicata sulle colline dell’Oltrepò Pavese. Una spruzzata che domenica pomeriggio imbianca ancora, qua e là, il circondario di San Damiano Al Colle. Regalando a questo paesino di 800 anime della provincia di Pavia posato delicatamente su una collina al confine con Piacenza, un’atmosfera ancora più magica. Col Sole negli occhi, la signora Luisa guarda a destra e a sinistra. Attraversa la strada. E citofona al figlio: “Ti cercano, scendi”. Luigi arriva dopo cinque minuti. Breve scambio di saluti e decidiamo di darci subito del tu, mentre entriamo nella cantina dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli. Di cartelli che indicano l’attività di via Cascina Nuova 7, non ce ne sono sul tragitto. “E’ una nostra scelta – precisa Luigi Bagnoli – dal momento che non vogliamo che entri chiunque, specialmente durante l’estate, quando questa strada è molto battuta dai ciclisti. Chi viene qua, è perché già conosce i nostri vini”. Centro. Avete mai provato un Bonarda senza ‘spuma’, fermo? Un Bonarda da 14 gradi che, dell’originale, conserva la facilità di beva e la piacevolezza degli aromi, ma con tannini ben più evidenti e sentori che richiamano grandi vini passati in barrique? Ebbene, vinialsupermercato.it si trova all’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli per questo.

BONARDA FERMO IL GIUBELLINO
Si chiama Giubellino ed è il Bonarda fermo da 14 gradi degustato quasi per caso a Mortara (PV), in occasione di un pranzo all’Agriturismo “La Gambarina” di Gianluca Gallina. Uno dei vini “top” della Bagnoli, che serve “per scelta solo l’alta ristorazione e i negozi di gastronomia di alto livello”. Giubellino, di fatto, è molto più di un Bonarda. “E’ il nome di una vigna particolarissima – spiega Luigi Bagnoli – che abbiamo acquistato e vitato negli anni Ottanta. A differenza dei due appezzamenti che la circondano, questa era in precedenza occupata solamente da alberi di ciliegio. Li abbiamo estirpati, lasciando nel terreno migliaia e migliaia di radici, che ancora oggi condizionano in modo unico i profumi elaborati dalla pianta di vite. Per questo Il Giubellino è un Bonarda irripetibile, sotto tutti i punti di vista, con un terreno che imprime un’impronta unica e inconfondibile in ogni annata prodotta”. La raccolta delle uve della vigna Giubellino è lasciata per ultima all’interno dei 21 ettari totali della Bagnoli, situati a un’altitudine che varia tra i 210 e i 260 metri slm. Viene spinta così al limite la maturazione sulla pianta, per consentire la successiva estrazione in cantina di aromi fruttati e, assieme, di un’eleganza impareggiabile, anche grazie a una lenta macerazione delle bucce a temperatura controllata e soprattutto a diversi délestage, al raggiungimento dei due terzi della fermentazione. Nel calice, questo Bonarda (annata 2012) scorre denso e regala note di frutti di bosco in un sottofondo di vaniglia e cannella. In bocca è corposo, grasso, di frutta di bosco che sembra d’assaporare in macedonia più che bere. In un concerto tannico evidente ma che si equilibra alla perfezione con l’armonia delle note speziate, di vaniglia e mentuccia. E’ l’accompagnamento perfetto per i piatti dicarne della tradizione Pavese, come i bolliti, ma anche per brasati, selvaggina, formaggi stagionati e carne rossa in generale. Ma se Giubellino è il re dei vini rossi dell’Azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli, Luna Blu è certamente la sua regina bianca.

LUNA BLU
Si tratta di un Riesling Igt, che non sembra Riesling. Non scherziamo: in bocca e al naso ricorda più uno Chardonnay, o un Sauvignon. “La prima vendemmia di Luna Blu – dichiara fiero Luigi – è avvenuta nel 2003. Ogni anno, da allora, ci sorprendiamo per il risultato eccezionale che riusciamo a ottenere”. Il terreno vitato da cui nasce Luna Blu, guarda caso, è un’altra scommessa vinta da Luigi e da suo fratello Fausto con Madre Natura. Si tratta di una vigna in precedenza vitata a Barbera. “Una Barbera che dava risultati ormai abominevoli – spiega Luigi – che quindi abbiamo deciso di estirpare, piantando Riesling. Nel 2003 Luna Blu vantava 13,5 gradi. La produzione 2014 si è assestata sui 12”. E Luna Blu finisce spesso sold-out. La vinificazione avviene in bianco, con macerazione iniziale per alcune ore delle uve ancora integre, in ambiente inerte (azoto), in pressa a membrana. Il mosto ottenuto, dopo essere stato defecato e illimpidito tramite abbattimento termico, inizia a fermentare in autoclave. “Io utilizzo una tecnica poco usata in Italia – spiega Luigi Bagnoli – perché rischiosa. È quella della fermentazione a temperatura e pressione controllata. Questo consente di evitare la dispersione degli aromi primari e mi permette di arrivare a vino finito con un’intensità aromatica notevole. Poi si procede con i normali travasi, sempre in ambiente inertizzato per poi arrivare alla fase dell’imbottigliamento”. Un procedimento che permette di assaporare in questo Riesling aromi freschissimi anche a distanza di oltre un anno dall’imbottigliamento, come nell’annata 2013 da noi degustata. Dunque, re rosso e regina bianca. Non manca nulla alla Bagnoli. Neppure una storia da raccontare.

DAL VINO SFUSO AL CONSUMO D’ELITE
Fino alla fine degli anni Ottanta questo piccolo gioiello incastonato nell’Oltrepò Pavese soddisfaceva appena il sostentamento di Ugo Bagnoli, della moglie Luisa e dei due figli Luigi e Fausto. E se oggi il giro d’affari si assesta su cifre considerevoli (250 mila bottiglie l’anno), lo si deve alla disubbidienza ostinata dei due figli d’arte agli inviti di papà Ugo e mamma Luisa. “I nostri genitori – ammette Luigi Bagnoli – sognavano un futuro a Milano per noi. Volevano che ci laureassimo e che abbandonassimo questo duro lavoro, anche se sono sicuro che oggi, in cuor loro, sono contenti di quello che abbiamo costruito”. Luigi, 47 anni, ragioniere diplomato, e il fratello Fausto, 53 anni, laureato in Economia e Commercio, sul finire degli anni Ottanta si guardano in faccia e capiscono di avere “molto potenziale tra le mani, senza sapere bene come gestirlo”. Innanzitutto viene eliminata la stalla e raddoppiata la superficie vitata, grazie all’acquisizione di terreni e soprattutto alla riconversione in vite di alcuni appezzamenti già di proprietà. “Fiore all’occhiello – evidenzia Luigi Bagnoli – era e rimarrà sempre la vigna del Sabbione”. Un terreno a forma di cupola che sovrasta la cantina, oggi sviluppata su una superficie di 1200 metri quadrati, che può vantare grazie alla sua forma semisferica un’ottima esposizione solare, la massima ventilazione anche nei periodi inverali (non a caso “qui la neve si scioglie una settimana prima che nel resto dei terreni circostanti”) e una composizione chimica fortemente argillosa, perfetta per la coltivazione della vite e in particolare per l’ottenimento di un altro prodotto di punta della Bagnoli, il Barbera Il Sabbione Igt, anch’esso fermo come il Bonarda Il Giubellino.

“Oltre alla consapevolezza di avere terreni straordinari – commenta Luigi Bagnoli – io e mio fratello ci siamo resi conto sin da subito che per distinguerci nel panorama vitivinicolo dell’Oltrepò avevamo bisogno di introdurre innovazioni tecnologiche in cantina”. L’ossessione dei Bagnoli, come quella di tanti altri viticoltori, diventa ben presto quella dell’ossidazione. “A partire dalla fine degli anni Ottanta – spiega Luigi Bagnoli – abbiamo investito cifre considerevoli in macchinari di appurata qualità mondiale,  che ci hanno consentito di fare uno straordinario salto dalla vendita di vino sfuso praticata dai nostri genitori alla commercializzazione di vino esclusivamente mediante canali professionali di alto livello. Un salto necessario per contrastare la concorrenza spesso sleale di molti competitor, creandoci una platea di clienti di prim’ordine che non chiedono vino da bere, bensì vino di qualità, prodotto peraltro senza diserbanti in vigna”. Una scelta abbracciata in piena coscienza, che ha portato Luigi e il fratello Fausto a declinare addirittura l’invito di entrare nel mondo della grande distribuzione organizzata, avanzato da un noto colosso di supermercati italiani. Oggi l’azienda Agricola Vitivinicola Bagnoli può contare in cantina su un 70 per cento di macchinari per la vinificazione prodotti in Germania. “Perché i tedeschi sappiamo tutti come sono”, sorride Luigi, “precisi e maniacali come posso apparire anch’io”.

E il macchinario per la pressatura delle uve dotato di puntamento laser di cui dispone la Bagnoli, sembra uscito da un film di fantascienza. Così come è avveniristico il sistema di pompaggio utilizzato per i travasi, sempre tedesco, utilizzato esclusivamente nel settore farmaceutico e chimico. “Viene solitamente utilizzata per il passaggio di sostanze altamente infiammabili – spiega Luigi Bagnoli-. Questa pompa, che assicura dunque la massima delicatezza nel passaggio del mosto durante i travasi, senza alterare minimamente la temperatura, è molto più delicata di quelle utilizzate convenzionalmente nell’industria vinicola e dimostra la nostra particolare attenzione nei confronti della qualità del prodotto finale“. Un prodotto, l’uva, che alla Bagnoli viene accarezzato e coccolato, più che lavorato, sino all’imbottigliamento e al consumo finale. Ed è grazie a questi investimenti che Luigi e il fratello Fausto riescono a portare avanti la cantina, avvalendosi della sola collaborazione di altri tre dipendenti, che si dedicano esclusivamente alle vigne. “Durante la fase di vendemmia – dichiara Luigi – saliamo a circa venti persone, cui chiedo la massima collaborazione ed elasticità, perché da noi non si lavora come dagli altri. Qui si raccoglie manualmente solo al giusto grado di maturazione delle uve, a scalare tra le vigne. Quest’anno, per esempio, quando attorno a me gli altri viticoltori avevano finito di raccogliere, io iniziavo. Ho rischiato molto, ma è obbligatorio rischiare quando il tuo pallino è solo ed esclusivamente il prodotto finale”. La vendemmia 2015, terminata il 13 ottobre, segnerà peraltro l’avvento di un nuovo prodotto.

LE BOLLICINE BAGNOLI
“Si tratta di uno spumante Brut da uve Pinot nero – annuncia Luigi – il cui tratto distintivo sarà l’utilizzo di uve eccezionali, che noi abbiamo deciso di raccogliere piuttosto mature rispetto ai canoni di produzione dello spumante, che richiedendo buona acidità e dunque uve non mature. Per questo spesso si assiste alla smodata introduzione di dosi di solfiti, liqueur de dosage e ‘sciroppi’ vari”. Le bollicine Bagnoli saranno ottenute attraverso il metodo Martinotti Charmat, in autoclave. Ma l’intraprendenza dei titolari li porterà presto a sperimentare, forse già per la vendemmia 2016, lo Champenoise, il metodo classico di rifermentazione in bottiglia, che consentirà di dare una maggiore impronta di unicità alla bottiglia, conferendogli inoltre maggiore longevità. “L’Oltrepò – sostiene Luigi Bagnoli – potrebbe diventare il vero territorio leader del panorama vitivinicolo nazionale, se solo fosse compatto e unito nel lavorare bene. Se ci mettessimo in testa tutti di puntare più sulla qualità che sulla quantità, riusciremmo a creare seri problemi anche a zone rinomate come il Piemonte e la Toscana”. Alla Bagnoli si sogna in grande, insomma. Anche con gli occhi degli altri.

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