Influencer evade 1 milione di euro. Sicuri di voler cascare nella trappola dei social?

La gdf di firenze smaschera lo youtuber. un’indagine che invita a riflettere sul fenomeno

EDITORIALE – E’ come se decideste di accendere la televisione per guardare la pubblicità, al posto di cambiare canale e seguire i vostri programmi preferiti. Il caso dello Youtuber St3pNy che avrebbe evaso un milione di euro al fisco, guadagnati in pubblicità grazie al proprio canale social, forse farà aprire gli occhi a chi ancora crede di poter trovare informazioni super partes e pareri credibili sui canali di Influencer, Youtuber, sgallinate e sgallinati vari. Gente che, per mostrarvi un’etichetta di vino, va prima a fare shopping.

I FATTI
I Finanzieri del Comando Provinciale di Firenze hanno individuato il 23enne italiano, residente in provincia di Firenze, che “professionalmente svolgeva la sua attività su portali Internet completamente in nero, con un’evasione di imposte di oltre 1 milione di euro in 5 anni di attività”.

Nello specifico, l’attività investigativa e di intelligence del Nucleo di polizia economico-finanziaria ha permesso di rilevare come il “professionista del web”, tra il 2013 e il 2018, abbia omesso di dichiarare ricavi per oltre 600 mila euro. E di versare Iva per oltre 400 mila euro.

L’influencer era presente sui social da diversi anni. Pubblicava video che parlavano delle sue esperienze, dei suoi viaggi e della sua vita, arrivando ad avere oltre 4 milioni di follower” che lo seguivano assiduamente – riferiscono i finanzieri – risultando il secondo in Italia per numero di seguaci, con 1 milione di visualizzazioni al giorno”.

L’attività del giovane era svolta in modo professionale: riceveva compensi dalle pubblicità inserite nei video che, quotidianamente, pubblicava sul proprio canale. I pagamenti allo Youtuber erano poi proporzionati al numero di visualizzazioni fatte dai “followers”.

LA RIFLESSIONE
Un fenomeno, quello degli Youtuber e degli Influencer, che non è nato come un fungo in un bosco, dopo una giornata di pioggia. Il dilagare di pagine social sui temi più svariati (dal vino al food, passando all’abbigliamento) che si trasformano presto in vere e proprie “rassegne della marchetta”, nasce (anche) dal vuoto venutosi a creare negli anni tra la stampa tecnica e il consumatore.

Una distanza sempre più vasta, nella quale questi “fenomeni social” hanno trovato terreno fertile per costruire la propria rete di follower, che fisiologicamente è andata ad ampliarsi nel tempo (per chi inizia oggi è difficile raggiungere numeri davvero considerevoli di seguaci, basandosi solo sull’attività social).

Colpa del linguaggio troppo tecnico, dell’autoreferenzialità e – ammettiamolo – anche della pratica sistematica della marchetta anche da parte di testate giornalistiche e giornalisti di settore. Insomma: ogni dieci “influencer” di oggi esiste almeno un giornalista marchettaro di ieri.

Che ancora gira per eventi, a raccoglier bottiglie da bersi a casa, col marito o con la moglie. Magari percependo già la pensione da qualche anno. Alla faccia dei giovani che arrancano per mezzo torsolo di posto in redazione. Cin, cin.

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