«Mi piace fare vino. È un opera d’arte che cambia ogni anno». Resterà una delle frasi più celebri di Andrea Franchetti, titolare in Toscana di Tenuta di Trinoro e Sancaba, nonché della cantina Passopisciaro, sull’Etna, scomparso poche ore fa a Roma, per via di una malattia.
Situata al principio della Val d’Orcia, Tenuta di Trinoro è nota per i suoi ricchi e complessi vini rossi da invecchiamento a base di Cabernet Franc, Merlot, Cabernet Sauvignon e Petit Verdot. I 200 ettari dell’azienda si trovano in una zona priva di tradizione vitivinicola, vicino a Sarteano, dove la Toscana si fonde con l’Umbria e il Lazio.
Andrea Franchetti ha acquistato la proprietà negli anni Ottanta e ha cominciato a impiantare qui i primi vigneti nei primi anni Novanta. Dieci anni dopo, nel 2000, l’imprenditore ha deciso di restaurare un antico baglio con cantina sulle pendici dell’Etna, in Sicilia.
La cantina si trova a circa mille metri di altezza sopra al piccolo paese di Passopisciaro nel comune di Castiglione di Sicilia, sul versante nord del vulcano. Il suo primo merito è stato di recuperare i vigneti terrazzati abbandonati da tempo e piantarne di nuovi.
CON FRANCHETTO LA NUOVA ERA DEI VINI DELL’ETNA
L’avvento di Andrea Franchetti sull’Etna segna un punto di svolta nello slancio dei vini del vulcano siciliano, oggi conosciuti e apprezzati in tutto il mondo. Non si tratta comunque dell’ultimo investimento.
Nel 2011 Carlo Franchetti acquista dei terreni nel Comune di San Casciano dei Bagni, dove trova un vigneto di Pinot nero piantato dal precedente proprietario. La prima vinificazione nel 2012, interamente casalinga, rivela subito un vino di grande carattere e potenzialità.
L’anno successivo Andrea Franchetti inizia a supervisionare la produzione, spostandola proprio a Tenuta di Trinoro, sotto il cappello della nuova avventura commerciale denominata Vini Franchetti Srl.
Numerosi nelle ultime ore i ricordi commossi dell’imprenditore scomparso a Roma. Tra i più commossi Alberto Aiello Graci, collega di Franchetto sull’Etna. «Oggi piango per la morte di un grande uomo, di un amico», scrive.
«Per me era e resterà sempre un mito – continua Graci – cultore di una bellezza alta, senza fronzoli. Generoso. Uomo magnetico, poetico, passionale. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto, l’Etna del vino senza di lui non sarà più la stessa».
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