La guerra in Ucraina scuote il mercato mondiale degli alcolici

Aumento dei costi, scarsità delle materie prime e boicottaggio della vodka russa fanno crollare il valore di grandi e piccole aziende

La guerra in Ucraina scuote il mercato mondiale degli alcolici

La guerra in Ucraina non risparmia il mercato internazionale degli alcolici. Le azioni di Diageo, la più grande multinazionale del beverage, sono crollate del 10%. Allo stesso modo quelle di Pernod Ricard sono diminuite di un importo simile. Quotazioni che inevitabilmente risentono dell’effetto combinato della guerra Russo-Ucraina, dei timori per l’inflazione globale e dell’aumento dei prezzi per le materie prime.

Calo del 10% anche per Campari, che la scorsa settimana ha modificato le sue aspettative per il 2022. La previsione iniziale sulla marginalità lorda stimata inizialmente a 70 punti è stata ridimensionata affermando che il margine operativo dovrebbe essere stabile per il 2022 a causa dell’aumento dei costi.

«Ci aspettiamo che i primi due trimestri di quest’anno siano duri, ma poi le cose miglioreranno, crediamo che l’inflazione dei costi sia temporanea», aveva comunicato il Cfo di Campari Paolo Marchesini prima dell’inizio delle ostilità.

Fino a giovedì scorso (24 febbraio) Russia ed Ucraina si configuravano come mercati importanti ed in crescita. Zone emergenti nel panorama del consumo mondiale di alcolici, tant’è che a dicembre Pernod Ricard si riferì al «continuo dinamismo dell’Europa orientale» che aveva contribuito a un aumento del 21% delle vendite. Due mercati che saranno mortificati da guerra e sanzioni finanziarie.

LE RESTRIZIONI

Le severe restrizioni bancarie imposte alla Russia renderanno anche molto più problematico ottenere i pagamenti dai distributori. I produttori, probabilmente, si rifiuteranno di commerciare con gli importatori russi fino a quando le linee di finanziamento non saranno risolte.

Le conseguenze dell’invasione e le sanzioni imposte alla Russia andranno comunque molto oltre. Aumenteranno i costi delle materie prime e dell’energia, già alle stelle prima dello scoppio della guerra, colpendo inevitabilmente margini e redditività.

Il petrolio è al suo prezzo più alto dalla crisi finanziaria globale del 2008, con le forniture di gas dalla Russia che rappresentano il 20% delle forniture all’UE. Allo stesso modo, l’interruzione del commercio mondiale aumenterà ulteriormente i costi dei trasporti e dei container.

LA MANCANZA DI MATERIE PRIME

L’Ucraina è tra i primi cinque produttori mondiali di orzo. L’orzo è l’ingrediente principe della birra e le forniture internazionali di materia prima ne risentiranno inevitabilmente. Secondo i rapporti, anche per i produttori di birra che si riforniscono di orzo a livello locale, i prezzi potrebbero aumentare e si verificheranno inevitabilmente interruzioni nella catena di approvvigionamento.

«I prezzi dell’orzo sono aumentati in modo piuttosto significativo – ha dichiara Ankur Jain, amministratore delegato di Bira 91, all’Econimic Times -. L’Ucraina avrà sicuramente un impatto sui prezzi globali dell’orzo nel breve e medio termine. Se le aziende produttrici di birra saranno in grado di reagire rapidamente e aumentare rapidamente i prezzi è ancora da vedere».

Le aziende stanno mettendo a punto piani di emergenza per far fronte all’escalation della crisi Ucraina. Come riportato da TheDrinkBusiness, Coca-Cola Hbc, quotata a Londra, ha dichiarato che sta considerando di fare scorta ingredienti per limitare qualsiasi interruzione in Russia. Informazioni che intensificano le ansie per la carenza di forniture e l’aumento dei costi.

Pesa inoltre la la carenza mondiale di lattine di alluminio causata dall’aumento dei costi energetici e dall’aumento del consumo domestico durante la pandemia. La californiana Monster Energy, che secondo rumors riporatati da TheDrinkBusiness sta valutando possibili accordi con Constellation Brands, ha comunicato che le sue performance prima di Natale sono state ostacolate proprio dalla carenza di imballi.

DALLA BIRRA ALLE MOLOTOV

La guerra in Ucraina scuote il mercato mondiale degli alcolici

Secondo quanto riportato da Reuters, il birrificio Pravda Beer di Leopoli (Ucraina) ha convertito il proprio birrificio in una fabbrica di bombe molotov. Dentro le bottiglie, originariamente destinate alla birra, un cocktail infiammabile fatto con benzina e olio. Al posto del tappo una striscia di stoffa. Sull’etichetta un’immagine di Vladimir Putin seduto nudo su di un trono e la scritta «Putin khuylo», insulto diffuso tra i suoi oppositori.

È in gioco la nostra libertà – dichiara lo staff di Pravda Beer dalla sua pagina Instagram -. Abbiamo paura! Non vogliamo la guerra, ma stiamo facendo di tutto ciò che è possibile per difendere il’Ucraina dall’occupazione. Questa è probabilmente l’unica volta nella storia in cui il governo pubblica la ricetta delle molotov. Perché tutti abbiamo un obiettivo: difendere il nostro Paese».

LA GUERRA DELLA VODKA

In Nord America si sta verificando un boicottaggio della vodka e di altri prodotti di origine russa con quella che Fox News ha definito «La ribellione della vodka».

Venerdì 25 febbraio Peter Bethlenfalvy, ministro delle finanze dell’Ontario (Canada), ha ordinato al Liquor Control Board of Ontario (Lcbo) di rimuovere tutta la vodka russa dai 679 negozi della provincia e dagli shop on line. Analogamente La Nova Scotia Liquor Corporation, ha affermato di aver rimosso la vodka russa dagli scaffali dei negozi e dal sito Web a causa dei «terribili eventi in corso».

Azioni simili a quelle di Ontario e Nuova Scozie si stanno verificando anche un atre province, tra cui Manitoba, New Brunswick, British Columbia e Terranova. Anche alcuni stati degli Stati Uniti hanno seguito l’esempio, inclusi Utah, Ohio, New Hampshire e Virginia.

La Virginia Alcoholic Beverage Control (Abc) ha dichiarato in un tweet che «Nello spirito dell’appello del governatore [Glenn] Youngkin a un’azione decisiva a sostegno dell’Ucraina, Virginia Abc sta rimuovendo sette marchi di vodka di origine russa dai nostri scaffali dei negozi. I marchi a tema russo non prodotti in Russia, come Stolichnaya e Smirnoff, non verranno rimossi».

In Italia è Bernabei.it il primo player a comunicare di aver rimoso tutti gli alcolici di fabbricazione e marca russa dal proprio catalogo.

Nonostante tali etichette (principalmente Vodka) rappresentino circa il 25% del fatturato della categoria di riferimento si legge nel comunicato -, in un periodo storico simile, le valutazioni sulle performances devono necessariamente lasciare spazio al valore etico più alto del ripudio di un conflitto bellico».

Nel frattempo il produttore di vodka ucraino Nemiroff, di Nemyriv nela regione di Vinnytsia, è stato costretto a chiudere temporaneamente la sua distilleria a causa della guerra russo-ucraina. Alcuni dipendenti si sono arruolati nell’esercito nel tentativo di contrastare l’invasione russa.

Una cosa è certa: contrariamente alle speranze legate all’allentamento della pandemia il 2022 non sarà un’annata semplice.

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