Crai, Tavernello a 12 euro nel centro storico di Firenze. E il Chianti? In frigorifero. A 15 euro

IMG-20160423-WA0041Paghereste un Tavernello 12,76 euro? E un Corvo Bianco di Salaparuta 21,98 euro? Niente paura. Si può spendere anche un po’ meno: 15 euro per un Chianti bello “freddo”, li investireste? Domande retoriche per molti italiani. E forse è proprio questo il motivo per il quale, in una grande città del Belpaese, patria della cultura e dell’arte, sempre affollata da centinaia di migliaia di turisti provenienti da ogni angolo del mondo, troviamo questi prezzi in un supermercato Crai. Non è uno scherzo. Piuttosto una delle facce peggiori della Gdo. Quella che si approfitta dell’ignaro turista. E fa cassa, con margini sbalorditivi su prodotti che, in altri supermercati della stessa città, costerebbero (almeno) tre volte meno. Siamo a Firenze. E il negozio di alimentari della catena di Desenzano del Garda (Bs) è quello di Piazza San Lorenzo. Pieno centro storico fiorentino.

All’ombra dell’omonima Basilica, dietro alla quale si staglia la forma della cupola della Cappella dei Principi, si assiste a un fenomeno “paranormale”. La lievitazione dei prezzi dei vini. Roba che manco il Mago Casanova di Striscia la Notizia riuscirebbe a replicare. D’accordo: non stiamo parlando del Tavernello classico, quello in brik. Ma 12,76 euro per il blend varietale Syrah Cabernet sembrano davvero tanti. Così come tanti ci appaiono i 21,98 euro del Corvo Bianco di Salaparuta, un Igt Terre Siciliane che in altre catene di supermercati troviamo a 6-7 euro. Normale, così, constatare che lo Schioppettino Colli di Poianis arrivi a costare 37,70 euro. Ma ancora più curiosa è la scelta di mettere in frigorifero il Chianti. E non a 16 gradi, come consigliava nel 2013 lo stesso Consorzio Vino Chianti che, a Roma, presentava il progetto “Chianti fresco: gustalo a 16 gradi”, in collaborazione con Co.Vi.Ro., l’Arte dei Vinattieri e l’Accademia della Cultura Gastronomica. Scelte che lasciano perplessi, in una città che nel mondo rappresenta l’arte di fare vino in Italia. E in una catena che, come Crai, pubblicizza “etica” e “attenzione ai prodotti tipici locali”, come propria “bandiera”.

La replica di Crai, attraverso l’Ufficio stampa, non ha tardato ad arrivare. “Ci teniamo innanzitutto a ringraziare per la segnalazione – ci scrivono dalla sede di Segrate (MI) -. Purtroppo il titolare di questo negozio non si è attenuto e non  ha seguito le indicazioni che diamo in merito alla politica commerciale e di pricing. Va considerato che abbiamo più di 2200 negozi e oltre 1000 imprenditori che seguono in modo coerente e allineato tutte le indicazioni che, come centrale Crai prima, e poi come Cedi responsabile del territorio di competenza, diamo per la gestione dei prodotti.  La vostra segnalazione ci aiuta a intervenire tempestivamente”.

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