“Vino naturale certificato”: Centinaio divide le associazioni di produttori

Maule (VinNatur) col ministro: “Servono regole per tutti”. ViniVeri e Van più cauti: “Lavoriamo sull’etichetta”

ROMA – “Certificare il vino naturale“. Volentieri ma come, se i produttori sono divisi sugli strumenti da adottare? In un’intervista esclusiva rilasciata martedì a WineMag.it, il ministro alle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio ha aperto le porte del Ministero “per valutare l’opportunità di regolamentare il settore del vino naturale” attraverso “ampie consultazioni con tutti i soggetti coinvolti”.

Di fatto, però, è solo Angiolino Maule, patron di Vinnatur, ad accogliere in toto le dichiarazioni del ministro. Il Consorzio ViniVeri, attraverso il presidente Giampiero Bea, ha indirizzato una lettera al Capo Segreteria del ministero alle Politiche Agricole, Stefania Bellusci, per fissare un incontro a Roma con Centinaio.

L’obiettivo di Bea, così come quello dei Van (Vignaioli Artigiani Naturali, tra le associazioni più radicali del segmento) è parlare di etichettatura più che di certificazione. La richiesta al ministro sarà quella di poter indicare sulle etichette la dicitura “vino naturale”.

LE REAZIONI
“Sono d’accordo col ministro Centinaio – commenta il fondatore di Vinnatur, Angiolino Maule – serve una regolamentazione. È ora di smettere di certificarsi solo a parole: un produttore non può sentirsi superiore a chi fa vino biologico o biodinamico solo perché fa vino naturale”.

Il concetto di naturale oggi è basato, non solo in Italia ma anche all’estero, solo su chiacchiere ed è vergognoso che dopo tutti questi anni ancora non si sia arrivati a dare delle regole generali e a rispettarle”, rincara la dose Maule.

“Noi di VinNatur ci battiamo fin dalla nostra nascita affinché queste regole, che noi nel nostro piccolo abbiamo cercato di darci, diventino obbligatorie per tutti. Chi fa vino naturale non deve aver paura di un Disciplinare o di sottoporsi ad analisi o a piani di controllo per certificarsi”, conclude il patron di VinNatur.

Giampiero Bea (Consorzio ViniVeri) punta tutto sull’etichetta. “Non abbiamo bisogno di nuovi organismi di controllo che passino il loro tempo a spulciare le carte dei produttori, come avviene per il biologico. Piuttosto ci venga concessa l’opportunità di dichiararci diversi, sin dall’etichetta”.

Per ‘diversi’ non intendo migliori – continua Bea – perché tutti i vini che sono in commercio sono evidentemente legittimi. Il vignaiolo naturale si trova però di fronte al ridicolo ostacolo di non poter comunicare sull’etichetta del vino la propria diversità.

Il primo garante del vino naturale è il suo produttore: se sgarra viene punito dagli organismi competenti, come gli altri. Associazioni come la nostra, del resto, verificano da tempo l’ottemperanza delle regole stabilite dallo statuto, con controlli a campione nei vigneti dei soci”.

“L’apertura espressa dal ministro – conclude Bea – illumina la strada e porta a dare fiducia alla classe politica italiana. Nell’intervista a voi rilasciata, l’onorevole Centinaio ha dimostrato grande lucidità e serenità di giudizio. E’ caduto il muro di Berlino: cadrà anche il muro che fa ombra sui vini naturali”.

Più duri i Vignaioli Artigiani Naturali (Van). “Non vogliamo altra burocrazia – commentano in una nota inviata alla redazione di WineMag.it – o altri controlli esclusivamente sulle carte ad opera di Organismi certificatori. Chiediamo che si abbia il coraggio di percorrere una strada diversa, affidandosi alla Certificazione Partecipata. Una autocertificazione che coinvolga le associazioni dei consumatori e le amministrazioni locali”.

“Auspichiamo quindi un incontro fra i rappresentanti delle associazioni del Vino Naturale per arrivare ad una posizione condivisa, forte, univoca, prima che l’industria si impossessi dell’ennesimo vocabolo, svilendone il significato”.

IL RISCHIO MARKETING
Un riferimento esplicito ad aziende di tipo “industriale” come Pasqua Vigneti e Cantine, che ha appena presentato a Milano il suo primo “vino naturale” (qui la notizia).

Un progetto chiaramente orientato al marketing (l’azienda veneta, infatti, opera ampiamente in Gdo e in discount come Lidl) che suona come un campanello d’allarme per quei produttori che si riconoscono nei principi e nella filosofia del “vino naturale”, anche al di là dell’etichetta.

“Una eventuale regolamentazione – continuano i Van – non può prescindere da protocolli condivisi dai membri delle varie associazioni del vino naturale con un minimo comune denominatore che distingua il vignaiolo vero dalle varie subdole forme industriali e speculative”.

Sempre secondo i Vignaioli Artigiani Naturali, “l’attenzione va posta sulla figura del produttore e dei suoi metodi di coltivazione e trasformazione e non solo sull’oggetto finale ‘vino’. Il vino naturale deve rimanere un prodotto artigianale, che nasce all’interno di una azienda agricola, legato alla terra e a chi la lavora”.

Se si vuole regolamentare il settore dei vini naturali, la prima cosa che si deve chiedere, e ottenere, è l’obbligo di riportare in etichetta tutto ciò che è stato utilizzato nel processo di coltivazione e vinificazione. Quella che abbiamo sempre chiamato ‘Etichetta trasparente‘.

Vorremmo infatti la possibilità di riportare in etichetta la dicitura ‘vini naturali’, gli ingredienti e le pratiche in vigna e in cantina limitatamente ai vini naturali, con l’obbligo di indicare il valore della solforosa totale all’imbottigliamento”.

I Van indicano al ministro Gian Marco Centinaio anche altri “punti imprescindibili“: “Agricoltura biologica o biodinamica, fermentazioni spontanee, nessun additivo o coadiuvante, nessun trattamento chimico o fisico estremo tale da modificare la materia originale ed il risultato finale, ed infine dosi ridottissime di Anidride solforosa”.

IL MINISTERO E I SOLFITI

E proprio a proposito di solfiti spunta ora dagli archivi del Consorzio ViniVeri una lettera del 31 marzo 2017 firmata da Stefano Vaccari, Capo dell’Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi dei Prodotti Agro-alimentari.

Il referente del Ministero alle Politiche Agricole, nel rispondere a una missiva di Giampiero Bea (nella foto), indica al Consorzio Viniveri la formula da utilizzare sull’etichetta dei vini naturali in merito al contenuto di solfiti. Una vera e propria svolta, rimasta tuttavia sino ad oggi nei cassetti dell’associazione.

Tenuto conto delle disposizioni dell’Unione europea in materia d’indicazione dell’anidride solforosa nell’etichettatura dei vini – scrive l’organismo ministeriale – si è dell’avviso che possano essere utilizzate le seguenti diciture, purché siano posizionate consecutivamente, senza alcuna interruzione:

“contiene … mg/l di solfiti totali”“senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”; “dall’uva alla bottiglia senza aggiunta di altre sostanze ammesse per uso enologico”

a condizione che nessuna altra sostanza per uso enologico espressamente ammessa, diversa dall’anidride solforosa, dal bisolfito di potassio o dal metabisolfito di potassio, sia stata aggiunta o residui nel vino etichettato con tale dicitura”.

A due anni di distanza, Giampiero Bea si prepara ad affrontare il tema con i soci di Viniveri. “In occasione dell’assemblea di Cerea, prevista nell’ambito del prossimo salone del Vino secondo Natura del 5, 6 e 7 aprile, proporrò la modifica dello Statuto del Consorzio introducendo questa possibilità di etichettatura tra le nostre Regole”.

E a Cerea, secondo indiscrezioni, potrebbe intervenire anche il ministro Gian Marco Centinaio, per una visita di cortesia tra i vignaioli del Consorzio Viniveri. Se son brindisi, tintinneranno.

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