Unesco, muretti a secco Patrimonio dell’Umanità (VIDEO)


L’arte dei muretti a secco è Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. Oltre all’Italia, sono interessati altri sette Paesi europei: Cipro, Croazia, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera. Lo ha deciso l’apposito Comitato dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, riunito dal 26 novembre al 1 dicembre 2018 a Port Louis, nelle isole Mauritius.

L’Unesco evidenzia che “l’arte dei muretti a secco consiste nel costruire sistemando le pietre una sopra l’altra, senza usare altri materiali se non, in alcuni casi, la terra asciutta”. Un patrimonio riscontrabile da Nord a Sud della penisola: dalla Valtellina a Pantelleria, passando le Cinque terre, la Costiera amalfitana e la Puglia, con Salento e Valle d’Itria.

Per l’Italia si tratta del nono riconoscimento Unesco, il terzo transnazionale dopo la Dieta Mediterranea e la Falconeria. Un premio a un’arte “realizzata e conservata nel tempo grazie al lavoro di generazioni di agricoltori impegnati nella lotta al dissesto idrogeologico provocato da frane, alluvioni o valanghe”, come evidenzia Coldiretti.

Di fatto, queste conoscenze e pratiche vengono conservate e tramandate nelle comunità rurali, in cui hanno radici profonde, oltre che tra i professionisti del settore edile. Le strutture con muri a secco vengono usate come rifugi, per l’agricoltura o l’allevamento di bestiame. Testimoniano i metodi usati dalla preistoria ai nostri giorni per organizzare la vita e gli spazi lavorativi ottimizzando le risorse locali umane e naturali.

Costruzioni che, per l’Unesco, “dimostrano l’armoniosa relazione tra gli uomini e la natura e allo stesso tempo rivestono un ruolo vitale per prevenire le frane, le inondazioni e le valanghe, ma anche per combattere l’erosione del suolo e la desertificazione”.

LA TECNICA DEI MURETTI A SECCO
La tecnica del muretto a secco riguarda la realizzazione di costruzioni con pietre posate una sull’altra senza l’utilizzo di altri materiali, se non un po’ di terra. La stabilità delle strutture è assicurata dall’attenta selezione e posizionamento dei sassi.

Questi manufatti, diffusi per la maggior parte delle aree rurali e su terreni scoscesi, hanno modellato numerosi paesaggi, influenzando modalità di agricoltura e allevamento, con radici che affondano nelle prime comunità umane della preistoria.

I muretti a secco svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione delle frane, delle inondazioni e delle valanghe e nella lotta all’erosione e alla desertificazione della terra, aumentando la biodiversità e creando condizioni microclimatiche adeguate per l’agricoltura in un rapporto armonioso tra uomo e natura.

“Su un territorio meno ricco e più fragile per il consumo di suolo – sottolinea Coldiretti – si abbattono i cambiamenti climatici con le precipitazioni sempre più violente e frequenti con vere e proprie bombe d’acqua che il terreno non riesce ad assorbire”.

“Il risultato – continua Coldiretti – è che sono saliti a 7.275 i comuni italiani, ovvero il 91,3% del totale, che sono a rischio frane e/o alluvioni secondo le elaborazioni su dati Ispra. Per proteggere la terra e i cittadini che vi vivono, l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività agricola”.

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