Sgarbi shock: “L’Amarone mi sta sul cazzo. Io bevo Lambrusco”

VERONA – Ride la platea. Ride l’intervistatore. Ridono le autorità, in prima fila. Tutto bene, insomma. Bene. Ma non benissimo. “L’Amarone mi sta sul cazzo. Io bevo Lambrusco” è l’ultima sparata di Vittorio Sgarbi.

Una boutade – in verità poi corretta, anzi argomentata – che fa discutere. Soprattutto perché proferita in occasione della giornata inaugurale di Anteprima Amarone 2014, sabato 3 febbraio al palazzo della Gran Guardia di Verona.

Qualche mugugno in sala, mentre l’istrionico critico proseguiva nel suo intervento attaccando anche gli organizzatori di alcune mostre, a cui è stato invitato come ospite d’onore.

“Io sono poco adatto a questa riunione – ha spiegato Sgarbi – perché sono un sostenitore totale, fanatico, universale, europeista del Lambrusco. A me l’Amarone sta sul cazzo. Io non capisco perché agli eventi sul Lambrusco non mi invitano mai: un vino che sembra la Coca Cola, che spumeggia, un vino inutile”.

L’ELOGIO AL LAMBRUSCO. O QUASI
“Il Lambrusco – ha aggiunto Vittorio Sgarbi – è la variante volgare dell’Amarone. Quando pensate che la bevanda più bevuta al mondo è la spremuta di merda che si chiama ‘Coca Cola’, vuol dire che il mondo è pieno di malati mentali. Non puoi chiedere Coca Cola quando c’è l’Amarone. E non dico Lambrusco…”.

La platea sembra gradire. Sgarbi non nota che, nella sala gremita, qualcuno inizia a storcere il naso. E allora rincara la dose.

“Negli ultimi 10 anni mi chiamano a parlare sempre di ‘arte e vino’. Io farei volentieri a meno, ma è come se il vino avesse necessità di essere riportato nell’ambito suo, trovando una radice artistica che prima nessuno cercava”.

“Il contadino non pensa a questo – ha proseguito il critico – ma qui è stata fatta addirittura una mostra con la mia amica dell’Amarone, la Allegrini, che ha avuto minor successo di quanto si poteva attendere”.

“Dopo i primi giorni c’è stato un calo di visitatori, perché la mostra non si chiamava, com’era giusto, ‘Da Tiziano a Picasso’, ma ‘Arte e vino’. Uno pensava che si facesse l’esposizione di bottiglie, con delle fotografie. Un titolo del cazzo, come fanno spesso i curatori di mostre. Chi va a Vinitaly beve e va via per i cazzi suoi. Se ne sbatte i coglioni di arte e vino. Bisogna mantenere gli ambiti”.

Esatto, gli ambiti. Qualcuno allora spieghi a Sgarbi che i “campi di Amarone” non esistono. Mica è Lambrusco.

https://www.facebook.com/davidebortone/videos/10215264375032322/

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