Rive al via alla Fiera di Pordenone: viticoltura internazionale al centro del dibattito

PORDENONE – Si è aperta in mattinata la rassegna internazionale di viticoltura ed enologia Rive alla Fiera di Pordenone. Fino a giovedì 14 dicembre, 110 espositori in rappresentanza di oltre 200 marchi porteranno in mostra all’interno dei 17.000 metri quadrati dei padiglioni 1, 2, 3, 4 e 5 l’intera filiera della produzione del vino, dal campo alla cantina.

La manifestazione si rivolge a un target ben preciso di visitatori: viticoltori, cantine sociali, consorzi di produzione, enologi, vinificatori e distributori, operatori che a Rive potranno conoscere lo stato dell’arte del settore vitivinicolo, confrontandosi con colleghi e produttori di tecnologie, materiali e servizi per la produzione del vino.

Rive è l’ultima manifestazione nel calendario 2017 ma è quella su cui Pordenone Fiere ripone le più alte aspettative di crescita e i motivi sono evidenti. L’Italia è il primo Paese produttore di vino nel mondo, e il Friuli Venezia Giulia detiene il 4% della quota nazionale di produzione di vino, il Veneto il 19%. Insieme, le due regioni su cui fa riferimento la Fiera di Pordenone producono quasi un quarto del vino italiano.

La provincia di Pordenone rappresenta un’eccellenza soprattutto nel settore del vivaismo viticolo: il nostro Paese è il primo produttore nel mondo di barbatelle. Proviene dal Friuli Venezia Giulia il 70% della produzione nazionale e il 40% della produzione mondiale di barbatelle; ha sede in provincia di Pordenone il più grande vivaio di barbatelle del mondo, i Vivai Rauscedo.

Con questa prima edizione, Rive punta a ottenere la certificazione di manifestazione internazionale. Le prime delegazioni in visita sono attese già nella prima giornata: si tratta di operatori selezionati del settore vitivinicolo, che oltre a visitare la fiera si recheranno presso alcune delle principali aziende espositrici con sede sul territorio, ad iniziare proprio dai Vivai Rauscedo.

Gli ospiti arrivano in particolare da Ungheria, Croazia e Portogallo. Atteso anche il portoghese Paulo Amorim, presidente del consorzio Anceve, che riunisce a Porto commercianti ed esportatori di vino e bevande alcoliche di tutto il Paese. Nel primo giorno di manifestazione, entra subito nel vivo il programma di Enotrend che prevede 20 incontri di formazione e aggiornamento per gli operatori del settore sui temi più caldi per il futuro della viticoltura italiana.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Sempre in Sala Enotrend, dalle 14 gli scenari si allargano sull’Europa con la partecipazione di due grandi nomi della viticoltura internazionale: il convegno “Lo scenario della viticoltura europea, tra crisi climatica e nuove esigenze del consumatore” ha come protagonisti da una parte Attilio Scienza, ordinario di viticoltura all’Università di Milano e presidente del Comitato scientifico di Enotrend, dall’altra Monika Christmann, presidente di Oiv-Organizzazione internazionale della vigna e del vino che riunisce 46 Stati membri da tutto il mondo.

L’analisi della situazione italiana, secondo Attilio Scienza, descrive tre ordini di problemi: una polarizzazione della viticoltura su 4 regioni del Nord, l’invecchiamento dei vigneti e la mancanza di progetti nazionali per affrontare il cambiamento climatico. “Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Piemonte hanno incrementato il loro potenziale del 10,20%, mentre il Centro-Sud ha perso superficie vitata, Calabria e Lazio in testa, rispettivamente con un -27% e -36%”.

Causa principale del successo delle regioni settentrionali? “Soprattutto – afferma Scienza – la capacità di investire sui mercati internazionali attraverso la valorizzazione dei grandi marchi, delle loro denominazioni e di alcuni tipi di vitigno, come Pinot Grigio e Prosecco”. Nel Sud, invece, avverte, “la sfiducia nelle denominazioni, la contrazione nelle coltivazioni di molti vitigni autoctoni e la frammentazione delle iniziative di comunicazione hanno avuto come principale conseguenza l’invecchiamento inarrestabile dei vigneti”.

La produzione media dei vigneti centro-meridionali è calata in 10 anni del 20-30%. “Il rischio – commenta Scienza – non è solo economico, ma di perdere la cultura e la tradizione viticola di intere Regioni”. Tre le soluzioni proposte: il miglioramento genetico, un progetto nazionale per lo studio delle cause e dei rimedi al deperimento dei vigneti e, in tempi più brevi, la viticoltura di precisione. Al convegno interverranno, inoltre, Riccardo Ricci Curbastro (presidente di Federdoc) ed Eugenio Sartori (presidente Vivai Cooperativi Rauscedo).

In Sala Vite (pad. 2) si svolgono invece i primi due workshop organizzati dal main media partner di Rive, ‘L’Informatore Agrario’. Il primo appuntamento alle 10,30 con Antonella Bosso, del centro di ricerca per l’enologia Crea di Asti, che ha parlato delle ‘Ultime acquisizioni in campo enologico’. Dalle 14 alle 15 è la volta di Riccardo Castaldi, del gruppo Cevico, che sta spiega ‘La potatura meccanica, quando conviene’. Primo appuntamento con le degustazioni in Sala Vino (pad.5), questa mattina alle 11,30: il Consorzio di Tutela dei Vini di Soave ha guidato il pubblico nell’assaggio.

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