Due disciplinari distinti, per distinguere la Ribolla Gialla “di pianura” da quella “di collina”. Dibattito aperto in Friuli per il vitigno che sta facendo la fortuna di molti produttori, sulla scorta del “Fenomeno Prosecco”.
Si è parlato di questo ieri sera su Telefriuli, in occasione del secondo appuntamento di Friuleconomy, trasmissione condotta da Massimo De Liva, affiancato dall’enologo Paolo Valdesolo.
Il talk ha visto protagonisti, oltre ai direttori e presidenti delle diverse cantine sociali del Friuli Venezia Giulia, produttori come Valerio Civa dell’azienda Tenimenti Civa di Bellazoia di Povoletto, giornalisti e una rappresentanza delle Donne del vino.
“Il confronto – spiega Civa, titolare di una modernissima azienda incentrata sulla Grande distribuzione organizzata – si è aperto su quale potrebbe essere la corretta piramide legislativa atta a rappresentare la Ribolla gialla in collina e in pianura, da un punto di vista qualitativo”.
“Unanime l’opinione di accelerare la realizzazione di un disciplinare che tuteli la Ribolla gialla – continua Valerio Civa – evitando così che possa essere piantata, prodotta e gestita anche al di fuori del Friuli Venezia Giulia. Due denominazioni distinte: una Doc per la Ribolla gialla di pianura e una Denominazione di origine controllata e Garantita per quella di collina”.
La Ribolla è un vitigno molto generoso, condizionato dall’ambiente di coltivazione. “Se la collina è atta a dare vini di qualità elevata – sottolinea Civa (nella foto) – anche in pianura la Ribolla ha potenzialità da esprimere, se si riescono a decodificare correttamente le necessità agronomiche e se si stabiliscono precisi obiettivi enologici”.
Durante la trasmissione è stata sottolineata l’importanza della valorizzazione della Ribolla gialla e del suo territorio. Ma si è parlato anche della sua promozione. Secondo una recente indagine di Nomisma, su un campione di mille intervistati solo il 36% colloca la Ribolla gialla in Friuli Venezia Giulia, come territorio di produzione.
“C’è ancora molto lavoro da compiere – ammonisce Civa – per far conoscere il vitigno a livello nazionale e internazionale. Una promozione e comunicazione che si auspica venga attuata a livello regionale, attraverso una progettazione strategica”.
® Riproduzione riservata
sostieni winemag.it
Siamo una testata indipendente gratuita, ma il nostro lavoro ha un costo che la pubblicità fatica a ripagare.
Se credi nell'informazione libera e in un nuovo modo di raccontare il vino italiano, sostienici con un euro al mese.
Dello stesso autore
- Sicilia prima regione vinicola al mondo per viticoltura biologica
- L’anima del Lagrein di Gries nella verticale Rottensteiner: 10 anni da incorniciare
- Aldi lancia Zerozecco: un po’ “Prosecco” e un po’ “alcohol free sparkling”
- Erbamat, o non Erbamat, questo è il dilemma: Franciacorta al bivio sul vitigno autoctono
- Abaccabianca 2024: Gavi e Timorasso Derthona “sfidano” Borgogna, Mosella e Franken
Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia.