Prosecco brasiliano: si può fare, stop. Tutto quello che le autorità italiane non dicono

Intervista esclusiva a Kelly Bruch, consulente legale dell’Instituto Brasileiro do Vinho (Ibravin)


Il “Prosecco” brasiliano si può fare. Punto. Si può scrivere in etichetta. E si può commercializzare, come del resto avviene anche fuori dai confini del Brasile. “That is”. Così è, se vi pare. E se non vi pare fatevene una ragione, pare sostenere l’Ibravin, l’Instituto Brasileiro do Vinho interpellato in esclusiva da WineMag.

A concedere l’intervista – la prima a una testata giornalistica italiana – è Kelly Bruch, consulente legale dell’organismo che riunisce la rappresentanza del settore del vino brasiliano, riconosciuto dall’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) come “responsabile per le aziende vinicole brasiliane nel mondo”.

Bruch spiega nel dettaglio qualcosa di ormai assodato, ma che da noi non si dice: le richieste dell’Italia, attraverso Unione italiana vini (Uiv), Coldiretti e Ue, per citarne solo alcuni, fanno il solletico a Brasilia.

Il Paese sudamericano vince facile, grazie a una legislazione interna che avalla l’utilizzo del termine, ma soprattutto a una serie di norme internazionali che mettono in dubbio le capacità del Belpaese di tutelare i propri “brand” in sede politica.

A incoronare la spumantistica brasileira, del resto, sono sempre più concorsi internazionali.

Nel 2018 sono stati 302 i riconoscimenti ricevuti dai vini brasiliani da parte della critica mondiale. Ben 210 riguardano la categoria “spumanti”. A renderlo noto è l’Associação Brasileira de Enologia (Abe), corrispettivo “carioca” della nostra Assoenologi.

Altro dato indicativo: il prezzo medio del Prosecco brasiliano si aggira sul web tra i 70 e 120 Real: 15/27 euro. Con i nostri “base” costretti spesso a rincorrere, giocando a un ribasso fino a 50 Real (fonte: e-commerce Wine.Com.Br e Brasil Bons Vinhos) che mette in dubbio il senso stesso dell’export in Brasile.

Chissà che non convenga, allora, estendere la Doc Prosecco anche alla Sicilia, regione dove la Glera è diventata il vitigno non autoctono più allevato, come dimostrato nei mesi scorsi dall’inchiesta pubblicata sull’altra testata del nostro network, vinialsupermercato.it. Almeno, così, giocheremmo in casa. A carte scoperte.

Kelly Bruch, cosa afferma la legislazione brasiliana in merito alla produzione di Glera/Prosecco?

Il nome “Prosecco” è riconosciuto come varietà di uva fin dai tempi dei romani. È un’uva bianca proveniente dall’Italia nord-orientale, ma coltivata in diverse regioni del mondo. In Brasile questo nome viene utilizzato per identificare i prodotti varietali, proprio come con altre varietà: “Cabernet Sauvignon”, “Chardonnay”, “Merlot”, “Moscato” ecc. Questi nomi di varietà sono conosciuti in tutto il mondo, tanto che una delle più grandi cooperative produttrici di semi in Italia, VCR – Vivai Cooperativi Rauscedo, lo vende ancora oggi con lo stesso nome.

Secondo la legge brasiliana, la varietà di Prosecco è stata riconosciuta almeno dagli anni ’70. Questo può essere verificato con l’ordine ministeriale dell’agricoltura n. 1012 del 17 novembre 1978, poi modificato dall’ordinanza n. 270 del 17 dicembre 1988, entrambi in vigore, che riconoscono la varietà del Prosecco come una varietà del Gruppo II Bianco per Vitis vinifera superiore. Nel registro delle cultivar, la varietà di Prosecco è iscritta al Registro nazionale delle cultivar.

Inoltre, l’Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio – TRIPS, firmato dal Brasile prima dell’Organizzazione mondiale del commercio e internalizzato attraverso il decreto presidenziale n. 1355/1994 – nel disciplinare relativo alle Indicazioni geografiche, determina all’articolo 24, punto 6, che:

Nessuna disposizione della presente sezione obbliga un membro ad applicare le sue disposizioni a un’indicazione geografica di altri membri relativi a prodotti vitivinicoli per i quali l’indicazione pertinente coincide con la denominazione usuale di una varietà di uva esistente nel territorio di tale membro alla data di entrata in vigore dell’accordo che istituisce l’OMC.

In altri termini, non vi è alcun obbligo legale che imponga ai brasiliani il dovere di astenersi dall’utilizzare la denominazione della varietà di Prosecco nei vini spumanti nel loro territorio nazionale, o di riconoscere questa indicazione geografica in Brasile.

L’Australia, nel 2013, ha negato il riconoscimento del Prosecco nel suo territorio. Ma in questo Paese lo spumante brasiliano della varietà Prosecco può essere commercializzato liberamente. Anche negli Stati Uniti il ​​Prosecco è  riconosciuto come vitigno, oltre che in Cile e in numerosi Paesi produttori di vino.

Nel contesto dei negoziati Mercosur, l’Ue ha chiesto il riconoscimento in Brasile del Prosecco come Indicazione geografica. Nel periodo di opposizione, il settore del vino brasiliano ha presentato opposizione a tale richiesta. Per quanto riguarda la Glera, non conosciamo questa denominazione.

Quanto “Prosecco” c’è in Brasile?

Secondo il Cadastro Vitícola, ovvero il catasto viticolo, lo stato del Rio Grande do Sul ha circa 275 proprietà con uve della varietà Prosecco, per un totale di 172,7 ettari vitati. Negli ultimi vent’anni, quest’area è cresciuta di sette volte. Nel 2018 sono stati trasformati 3,1 milioni di litri di vino con varietà di Prosecco. Secondo i dati ufficiali, attualmente, il 18,5% degli spumanti brasiliani contiene Prosecco.

Questa è una grande varietà, dal momento che la sua produzione è stata, ad esempio, 3.030.347 kg di uva nel 2014 e 3.319.779 nel 2015. Nel 2016 c’è stato un calo del raccolto di tutte le uve (attorno al 70% della produzione) e le statistiche 2017 non sono ancora disponibili.

Questa varietà rappresenta in Brasile oltre 3 milioni di Real (circa 675 mila euro) solo per l’acquisto di uva dal produttore rurale, che rappresenta oltre 90 milioni di Real (20,2 milioni di euro) l’anno in commercializzazione, se si considera la quantità di vini spumanti prodotti con questa varietà.

Qual è la posizione delle autorità brasiliane in merito alla presa di posizione dell’Italia e dell’Ue?

Il 1 ° agosto 2009, l’Unione europea ha riconosciuto la denominazione d’origine protetta (Dop) del Prosecco per i vini. Il termine Prosecco è stato utilizzato per designare una varietà di uva bianca della specie Vitis vinifera, con caratteristiche che lo rendono adatto alla produzione di un ottimo spumante, che si è adattato molto bene nella Serra Gaúcha. Oggi, un gran numero di aziende vinicole hanno vini spumanti fatti da questa varietà.

Il regolamento 606/2009 ha riconosciuto questo vitigno nell’Ue, prima della sua modifica (regolamento 1166/2009), che ha trasformato il Prosecco in Glera. Anche nell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (Oiv) è chiaro che questo nome si riferisce a una varietà in sette Paesi, tra cui il Brasile.

Nell’analizzare la “Lista internazionale delle varietà di uva e dei loro sinonimi”, pubblicata dall’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, edizione 2013, pagina 136, ci sono 6 occorrenze di Prosecco, contenenti sinonimi come Proseco, Prošek, Teran bijeli e Glera.

Persino la Croazia, quando entrò nell’Unione Europea, ebbe lo stesso problema quando il governo italiano cercò di impedire loro di usare l’espressione millenaria Prošek per un vino bianco dolce fatto con uva prodotta nella regione della Dalmazia, nella costa orientale della Croazia: un vino noto sin dal 305 A.C., quando quest’area apparteneva all’impero romano.

Tutto questo perché l’Unione Europea è arrivata a riconoscere il Prosecco come Denominazione d’Origine Protetta dal 1 ° agosto 2009. Ciò è confermato dall’emendamento di tutta la legislazione dell’Unione Europea mediante il Regolamento n. 1166/2009, del 30 novembre.

Secondo i dati ottenuti dal sito ufficiale del blocco regionale, almeno dal 1979 esistono registrazioni riguardanti l’organizzazione del mercato del vino che menziona il Prosecco come una varietà per la produzione di vini spumanti aromatici.

In questo modo, improvvisamente, il Prosecco viene chiamato Glera per gli europei, che desiderano che accada all’istante nello stesso modo per il mondo intero. Ma la stessa Ue aveva già riconosciuto il Prosecco come varietà.

In Brasile, questa varietà è stata a lungo riconosciuta come tale, come già detto. Pertanto, il Prosecco è chiaramente trattato in Brasile come varietà di uva, tipica per la produzione di vini spumanti.

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