Alle origini del Cesanese del Piglio con Giovanni Terenzi

Su la mano chi ricorda le Doc del Lazio. Sono pochi i winelover che saprebbero rispondere senza pensarci almeno un po’ su. La Doc “Est! Est!! Est!!! di Montefiascone”, i Castelli romani, certo.

Ma quanti ricordano che nel Lazio c’è una Doc(g) molto ben organizzata e radicata nel tempo? E’ quella del Cesanese del Piglio.

Divenuta “garantita” – Docg, appunto – nel 2011, comprende cinque comuni (Piglio, Serrone, Acuto, Anagni, Paliano) con una zona produttiva areale di 190 ettari. Ben organizzato il Consorzio, con attività frequenti di sensibilizzazione e promozione della Denominazione.

LA VISITA
Tra le aziende storiche della zona, certamente quella di Giovanni Terenzi. Centocinquanta mila bottiglie prodotte in 10 ettari di vigneti sparsi tra i vari comuni della Docg, in provincia di Frosinone, le garantiscono di servire anche parte del supermercati della Ciociaria.

L’azienda di famiglia, nata negli anni 60, ha vissuto un periodo di ammodernamento negli anni ’90, fino agli inizi del 2000. Scelte coraggiose per puntare su uve del territorio. Giovanni Terenzi può contare sulla collaborazione della moglie per la parte agronomica- Le pratiche di cantina sono invece affidate si suoi tre figli. Un bel quadretto familiare, dalla vigna alla bottiglia.

Iniziamo la nostra visita guidati da Armando Terenzi, vicepresidente del Consorzio di tutela del Cesanese del Piglio Docg, figlio di Giovanni. Siamo nella vigna del Piglio, la più vocata, dove nascono il Cesanese superiore riserva Docg Vajoscuro, cavallo di battaglia dell’azienda: solo Cesanese di Affile, su un terreno argilloso ed estremamente calcareo, a circa 500 metri sul livello del mare. Vino estremamente longevo, con note speziate e una piacevolezza di beva difficile da trovare in un vino da 14%.

Sempre nella stessa vigna vengono prodotti Colleforma, Cesanese del Piglio Docg Superiore, che affina in bottiglia di 12 mesi (24 mesi per il “fratello maggiore” Vajoscuro), con una gradazione alcolica di 13,5%.

Una piccola produzione di 14 filari di Sangiovese viene dedicata al Quercia Rossa: una porzione reimpiantata, da vecchie viti trovate all’interno del vigneto.

Dopo la vigna di Piglio ci spostiamo nella zona di Serrone, dove è collocata l’azienda e una seconda parte del vigneto. Nascono qui parte dei bianchi, con la Passerina del frusinate Igt Villa Santa a tenere alta la bandiera. Un un vino molto diverso da quello prodotto dai cugini marchigiani, molto più minerale, con una concentrazione di profumi più intensa e complessa.

Sempre a Serrone prende vita un prodotto storico della Giovanni Terenzi, da piante di età superiore ai 50 anni . Parliamo del Cesanese del Piglio Docg Velobra, blend composto al 90% da Cesanese d’Affile, più un 10% di Sangiovese grosso. Da una piccoli vigneto nel Comune di Olevano romano viene prodotto il Cesanese di Olevano romano Doc Colle San Quirico, questa volta con un taglio di Cesanese d’Affile e Cesanese comune.

TRADIZIONE E MODERNITÀ
Se la raccolta delle uve viene effettuata per tutti i vini solo manualmente, l’azienda Terenzi si presenta ben avvezza alle tecnologie in cantina. Tutti i serbatoi sono a temperatura controllata e di recente produzione, con un impianto totalmente meccanizzato per la vinificazione.

Le temperature controllate vengono usate per la produzione sia dei bianchi sia dei rossi. L’uso sapiente del legno, presente in quasi tutti i rossi dell’azienda, leviga bene alcune spigolature, senza risultare una componente invasiva nella degustazione. I vini dell’azienda Giovanni Terenzi si caratterizzano infatti con pregevoli note di freschezza e buona acidità. Nel segno di una regione, il Lazio, che si fa spazio tra le grandi del vino italiano.

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