Il Nibiò non demorde: è guerra contro il Consorzio Tutela del Barolo

“A volte un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso”. E’ una citazione di Nelson Mandela che ben si addice all’associazione Terra del Nibiò in guerra ad armi “impari” contro il Consorzio Tutela del Barolo. Oggetto della contesa il riconoscimento del vino Nibiò colpevole di chiamarsi quasi come il celebre Nebbiolo. Il Consorzio Tutela del Barolo si oppone perché teme che il nome possa generare confusione tra i consumatori. Tra i promotori del recupero di questo antico vino del Basso Piemonte,Giuseppe Cavriani, ex sindaco di Tassarolo , sede dell’associazione nonché zona di produzione insieme a Gavi, che ha dichiarato al quotidiano La Stampa di ritenere questa obiezione sul nome inesatta e che la lotta non finisce qui. Il Nibiò è un vitigno autoctono molto simile al dolcetto, riscoperto solo recentemente. L’associazione Terra del Nibio’ si è costituita nel 2007, ma già dal 2000 il Comune di Tassarolo aveva affidato uno studio su questo vitigno al centro di ricerca vitivinicolo Tenuta Cannona di Carpeneto. Un dolcetto dal peduncolo rosso, il Nibiò, capace di regalare vini profumati, eleganti e dai tannini avvolgenti. Ma il peso del Consorzio Tutela del Barolo è stato sufficiente a far bocciare la richiesta dei piccoli produttori di Nibiò. “Ripresenteremo l’istanza, proponendo la denominazione ”Dolcetto Nibiò”, ha detto Luigia Zucchi, presidente dell’associazione. “La nostra richiesta ha un fondamento storico ben preciso, il Nibiò compare ad esempio nei mercuriali di fine Ottocento della città di Novi Ligure, e anche sui giornali locali dell’epoca”, ha aggiunto la Zucchi. Mentre l’associazione si prepara a dare battaglia al colosso del Barolo e alla Regione Piemonte la produzione del vino continuerà sotto la Doc Monferrato.

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