Poggio della Dogana, missione Sangiovese di Romagna

presentate a milano le prime tre etichette della cantina, in abbinamento ai piatti del moebius

“Dovete venire a vedere questo”. Cercavano il colpo di fulmine nelle campagne romagnole, i fratelli Aldo e Paolo Rametta. Quello che, di lì a poco, sarebbe divenuto Poggio della Dogana, si è materializzato all’improvviso. Come un miraggio quel cascinale in vendita a Castrocaro Terme e Terra del Sole (FC), circondato dai vigneti. “Amore a prima vista”, per dare vita alla liaison col Sangiovese di Romagna.

“Molto più di una scelta di business”, assicurano i due imprenditori del settore delle energie rinnovabili, che per la loro avventura nel mondo del vino – iniziata 4 anni fa – possono contare sui due soci Cristiano Vitali ed Emanuele Coveri.

In cantina l’enologo Francesco Bordini, uno che al Sangiovese dà del tu, intenzionato a dare un’impronta “naturale” a tutta la produzione: “Lieviti indigeni e fermentazioni spontanee sono le due novità che, pian piano, introdurremmo su tutta la produzione”, annuncia il winemaker a WineMag.it.

La Romagna è il territorio più a nord dove si produce Sangiovese – spiega Bordini – aspetto importante nell’ambito dei cambiamenti climatici. Inoltre, l’individuazione di 12 sottozone, indicabili in etichetta, costituiscono un ulteriore elemento di valorizzazione delle singole peculiarità del terreno, nonché del vitigno”.

L’occasione per scoprire i vini di Poggio alla Dogana è stata ieri, al ristorante Moebius di Milano. Lo chef Enrico Croatti, romagnolo, li ha già scelti per la sua carta dei vini. E ha pensato a un menu ad hoc, in abbinamento.

LA DEGUSTAZIONE

Romagna Doc Sangiovese Superiore 2018 “I Quattro Bastioni”: 92/100
Vino esemplare per la filosofia della cantina. Tutta la succosità del Sangiovese in un calice che esalta l’essenzialità del frutto e, al contempo, il terroir dello “spungone” romagnolo, antica formazione rocciosa “col mare dentro“, che conferisce mineralità ai rossi della zona. Beva facile, ma tutt’altro che banale. Un biglietto da visita di carta patinata.

Romagna Doc Sangiovese Castrocaro e Terre del Sole 2017 “Santa Reparata”: 90/100
Vino che si presenta di un colore più carico e impenetrabile del precedente. Più materia e polpa, sia al naso sia al palato. Un Sangiovese gastronomico, che sfodera un tannino di cacao e una freschezza viva, tali da consentire di osare con piatti strutturati e relativamente grassi, nell’abbinamento a tavola.

Romagna Doc Sangiovese Superiore Riserva 2017 “Poggiogirato”: 87/100
Prima bottiglia sfortunata, si passa alla seconda: meglio, ma l’utilizzo di lieviti indigeni stressa ancor più la gioventù del vino, esaperandone le asperità. “Poggiogirato” ha ancora bisogno di bottiglia per trovare il perfetto equilibrio.

Le zaffate di zolfo iniziali si disperdono con l’ossigenazione, ma il carattere selvatico del Sangiovese romagnolo permane. In bocca il vino si conferma scalpitante come un puledro. Etichetta da attendere ancora.

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