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Tignanello e Sassicaia falsi in Svizzera senza Iva: pizzicato esportatore italiano

Società italiana ma con sede fittizia in Svizzera, per abbattere i costi e presentarsi sul mercato dell’esportazione del vino con prezzi molto competitivi. Uno stratagemma che non è passato inosservata al Nucleo Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Asti.

La società dovrà rispondere di un milione di euro di imposte non versate e dell’evasione dell’Iva pari a 1,5 milioni di euro. I fatti oggi accertati risalgono al periodo 2018 – 2020.

Si inseriscono nel più ampio sistema di aziende dedite alla falsificazione di vini pregiati italiani come Sassicaia e Tignanello, scoperto nel dicembre scorso in provincia di Asti.

Tra Nizza Monferrato e Canelli era stata individuato il laboratorio-cantina per la falsificazione dei vini di marchi italiani pregiati. Le analisi hanno dimostrato che i vini toscani e della Valpolicella (Amarone), nonché della zona di Barolo, in Piemonte, erano stati sofisticati con dell’uva Barbera.

Vino Gaja, Antinori, Ornellaia e Masseto contraffatto: sgominata la banda

I NUOVI SVILUPPI

La società di commercio all’ingrosso era gestita da due imprenditori italiani. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Asti, hanno portato all’esecuzione della misura degli arresti domiciliari nei confronti di 5 indagati.

Obbligo di dimora per ulteriori quattro persone, accusate a vario titolo di falso e frode in commercio in ambito nazionale e internazionale nel settore vitivinicolo. Contestati anche reati tributari, per riciclaggio ed autoriciclaggio.

Con i dati acquisiti durante le perquisizioni, a fine 2020, è stato possibile accertare la residenza fiscale sul territorio nazionale di una delle società coinvolte nell’esportazione del vino. Aveva sede fittizia in Svizzera, ma sede direttiva, amministrativa e operativa sul territorio italiano.

Con questa operazione, la Guardia di Finanza ha messo fine a una vera e propria forma di concorrenza sleale. Proprio grazie all’indebito risparmio fiscale, le aziende coinvolte potevano permettersi di praticare prezzi fuori mercato. Danneggiando, soprattutto nel momento della pandemia, gli imprenditori che rispettano le regole.

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Tignanello, la collina torna alla famiglia Antinori

«Il ritorno in famiglia dei 4 ettari di terreno della collina di Tignanello mi rende particolarmente orgoglioso». Così il Marchese Piero Antinori, presidente onorario dell’azienda di famiglia, annuncia la novità riguardante il prestigioso “cru”.

I quattro ettari di vigna saranno reimpiantati nel 2021 a Sangiovese, utilizzando le viti già presenti nel vigneto. «Tignanello, per mille ragioni – continua Piero Antinori – è un vino che mi sta particolarmente a cuore, avendo contribuito in prima persona alla sua nascita con la prima annata nel 1971. Un’idea maturata grazie a studi e ricerche, molte delle quali avvenute partendo proprio da quel vigneto».

La collina si trova in un’area del Chianti Classico particolarmente vocata alla produzione di vini di grande qualità. Nato come un vino non convenzionale, precursore del suo tempo, Tignanello ha rappresentato un punto di svolta e contribuito a quello straordinario movimento oggi conosciuto come “Rinascimento” del vino italiano, iniziato alla fine degli anni Sessanta.

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Falso Tignanello 2001 su Tannico, spunta il video: «Fake imbarazzante

Spunta il video del falso Tignanello 2001 venduto da Tannico a un cliente della provincia di Brescia. Il caso che ha infiammato la cronaca enologica di fine 2020 si arricchisce di un nuovo, imbarazzante capitolo per il colosso dell’e-commerce di vino partecipato al 49% dal Gruppo Campari.

Nel video pubblicato qui in esclusiva da WineMag.it, un professionista del settore della ristorazione bresciana spiega i retroscena della vicenda che vede protagonista il noto vino prodotto da Antinori. Un capitolo culminato nell’apertura di una vera e propria inchiesta da parte dei Carabinieri del Nas di Milano.

«Ad un amico che voleva assaggiare dei super classici italiani – spiega il ristoratore a WineMag.it – ho fatto acquistare attraverso Tannico alcune bottiglie di Biondi Santi, Sassicaia e Tignanello 2001. Una volta ricevuto l’ordine, mi sono subito accorto di quella strana bottiglia: senza ombra di dubbio si trattava di un falso».

«L’etichetta era palesemente fotocopiata, e pure male, forse utilizzando uno scanner e una stampante della Epson di qualità casalinga! Anzi, forse neanche uno strumento della Epson, perché non darebbe risultati così scadenti! Mi chiedo come abbia fato il noto e-commerce a non accorgersi del falso Tignanello presente nei propri magazzini, prima di spedire una bottiglia a un cliente».

Ordina Tignanello su Tannico: scopre che è falso

Curiosi di capire cosa ci fosse all’interno, il ristoratore e il cliente di Tannico hanno deciso di stappare insieme la bottiglia. Palese, a prima vista, anche la contraffazione del tappo – un microagglomerato da pochi centesimi di euro – e del contenuto. Un vino dal colore troppo “giovane” per poter essere un Tignanello 2001.

«Ha il colore di un Lambrusco – chiarisce la coppia di amici nel video – è palese che sia finto. Ci sono dei falsificatori che fan ridere le galline! Questo qui è un vino da 2,50 euro a bottiglia, forse un Barbera. Un vino che non ha neanche un anno di bottiglia».

«È imbarazzante per chi ha fatto una cosa del genere, perché fare una contraffazione così loffa, è da somari – aggiunge il ristoratore bresciano – e sconcertante che chi ha venduto questa bottiglia non si sia accorto che l’etichetta sia stata fotocopiata palesemente, in mala maniera».

Il Tignanello falso è costato 180 euro al cliente di Tannico, mai rimborsati dall’e-commerce per il rifiuto di riconsegnare “il corpo del reato”. La battaglia è però finita sul tavolo dei rispettivi avvocati, con tanto di diffida al Ceo di Tannico, Marco Magnocavallo. Chi vivrà, berrà.

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Acquistare vino italiano in Bitcoin? Forse possibile con Italian Wine Crypto Bank

Il condizionale è d’obbligo, visto il mix tra letale tra Bacco e Finanza. Ma acquistare vino italiano in Bitcoin e con le principali criprovalute internazionali potrebbe presto diventare possibile, grazie ad Italian Wine Crypto Bank (Iwcb).

Il progetto, illustrato oggi da in un webinar da Rosario Scarpato (interventuto in diretta da Dubai, dove vive e lavora) e i soci Davide Casalin e Alessandro Brazzini – tre figure chiave della rivoluzionaria “Criptobanca del vino italiano” – dovrebbe prendere avvio il 4 aprile 2021, con l’emissione dei primi token e l’apertura delle porte ai primi correntisti virtuali.

Quella che presentiamo oggi – ha precisato Scarpato – è la Fase 1 dell’Italian Wine Crypto Bank. Qualora dovessimo trovare l’appoggio delle cantine italiane, il prossimo anno potremmo dare avvio alla prima iniziativa su scala mondiale che lega il vino alle principali criptovalute, tra cui figurano appunto gli ormai noti Bitcoin”.

Come funzionerà la cripto banca? Grazie a un “algoritmo” basato su 20 parametri, la società di Hong Kong a cui fa capo l’Italian Wine Crypto Bank ha individuato circa 200 vini di cantine italiane “dal valore affidabile nel tempo”.

Non si tratta di Sassicaia e Tignanello – ha sottolineato Scarpato (nella foto, sotto) – anche avremo anche loro. Piuttosto di vini meno noti di cantine che non necessariamente hanno brand internazionalmente riconosciuti, in grado tuttavia di garantire alti standard di qualità e un valore certamente crescente nel tempo, con l’affinamento”.

Le cantine che aderiranno autonomamente o saranno invitate da Iwcb sino ad aprile 2021, godranno dei particolari vantaggi riservati ai membri fondatori. Tutto quello che dovranno fare sarà fornire il vino e spedirlo al magazzino di Londra, “un luogo perfettamente attrezzato per la conservazione e lo stoccaggio”.

La banca pagherà le cantine fondatrici in euro e fornirà inoltre dei token omaggio, ovvero dei “gettoni” da spendere all’interno della blockchain dell’Iwcb: un “ambiente digitale” con transazioni sicure e garantite sui vini disponibili a catalogo.

Con un investimento minimo di circa 500 euro e il pagamento di una quota annuale, semplici amanti del vino, investitori  puri o figure interessate alle criptovalute (mentre scriviamo 1 bitcoin vale 18.477,70 euro), entreranno a far parte del Club dei Soci Esclusivi Iwcb.

Potranno scegliere di ritirare in ogni momento i vini acquistati e da noi immagazzinati – ha spiegato Rosario Scarpato – oppure attendere che il valore salga e scambiarli con altri correntisti. Saremo pronti a offrire qualsiasi tipo di consulenza ai clienti, dall’accesso al Club al post vendita”.

Lo scopo principale dell’Italian Wine Crypto Bank non sarà tuttavia la commercializzazione, che avverrà tramite l’invio del catalogo ai soci. “Tantomeno la speculazione”, ha spiegato il trio di promotori.

Siamo coscienti che il vino italiano sia un prodotto vivo ed è sulla sua promozione che si fonda l’Iwcb. Entrando a far parte del nostro portafoglio solo sulla base di rigidi parametri legati al valore e alla qualità nel tempo dell’etichetta, le cantine potranno godere di una promozione costante, diretta e indiretta e su scala mondiale”.

“Secondo diverse ricerche – ha concluso Scarpati – il mondo degli investitoti delle criptovalute sta assumendo sempre più peso sociodemografico, oltre a godere di ottime capacità di acquisto. Proprio a questo genere di figure, oltre che agli amanti del vino, si rivolge il nostro innovativo progetto, che è prima di tutto un’iniziativa di comunicazione del vino italiano nel mondo”. Il countdown è già iniziato.

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Vino Gaja, Antinori, Ornellaia e Masseto contraffatto: sgominata la banda

Operazione contro il vino contraffatto in Italia. Nel mirino dei falsificatori, questa volta, brand noti come Gaja, Antinori, Ornellaia e Masseto. Sassicaia, Tignanello, Sito Moresco, Amarone della Valpolicella e Ripasso i vini contraffatti da nove persone indagate e oggetto di misure cautelari in varie provincie italiane, nell’operazione coordinata dalla Procura di Asti.

In azione, ieri 10 dicembre, i Carabinieri del Nas e del Comando provinciale di Cuneo, nonché i Finanzieri del Comando provinciale di Asti. Cinque gli arresti domiciliari e quattro gli obblighi di dimora fra il Piemonte, Genova, Pesaro-Urbino, Milano, Roma e Brindisi.

Associazione a delinquere, riciclaggio, auto-riciclaggio, contraffazione di altri pubblici sigilli, frode nel commercio di bevande e contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine alimentare sono le accuse, oltre all’utilizzo e all’emissione di fatture false per operazioni inesistenti.

Un’indagine allargata alla Svizzera, in particolare al Canton Ticino, dove il sodalizio criminale avrebbe preso avvio nel 2016. Ben 54 mila le bottiglie di vino contraffatte con cui la banda avrebbe avviato il business, riuscendo a realizzare un giro d’affari di 932 mila euro in due anni, sino al 2018.

Nel corso dell’ultimo anno, risultano sequestrate complessivamente 15 mila bottiglie, 10.600 etichette contraffatte, 8.393 contrassegni di Stato di vini Doc e Docg, 165.320 capsule con marchi e loghi di aziende e oltre 200 chili di sostanze vietate in ambito enologico (aromi, sciroppi, coloranti), per un valore di rivendita pari a 200 mila euro.

“L’attività – spiega il procuratore di Asti Alberto Perduca – è stata orientata alla tutela della concorrenza e del sistema imprenditoriale sano, allo stato fortemente provato dalla sensibile contrazione dell’economia dovuta all’attuale emergenza sanitaria, nonché del Made in Italy agroalimentare e dei consumatori, potenziali destinatari di prodotti privi dei requisiti minimi di qualità e sicurezza”.

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Tannico, Tignanello falso nel contenuto: cliente e Antinori diffidano Magnocavallo

Si complica il caso del Tignanello falso venduto da Tannico. Dopo le dichiarazioni rilasciate a WineMag.it dal Ceo Marco Magnocavallo, l’acquirente della bottiglia ha diffidato tramite il proprio legale il management della nota enoteca online, la più vasta d’Italia per assortimento, da poco finita nel mirino di Campari Group.

L’invito è quello di “non rilasciare ulteriori dichiarazioni false e lesive riguardanti l’immagine, l’onore e il decoro” dell’assistito, che “si riserva di proporre un’ulteriore querela”. Ma c’è di più.

Secondo quanto dichiarato dall’avvocato dell’acquirente attraverso una mail indirizzata alla redazione di WineMag.it, “anche la stessa Antinori, per mezzo del proprio legale di Firenze, ha provveduto a diffidare in data odierna il dott. Magnocavallo per quanto accaduto e falsamente attribuito alla società Antinori”. Non è ancora tutto.

A far scattare le indagini dei Nas non sarebbe stato Marco Magnocavallo, bensì il cliente di Tannico. Che, come spiega ora il legale, “nel mese di aprile 2020 ha depositato presso la Procura della Repubblica una denuncia penale nei confronti di Tannico“. Il Tignanello, peraltro, è risultato contraffatto non solo nel packagking, con un’etichetta più corta dell’originale, “ma anche nel contenuto“.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
Per proteggere il cliente della nota enoteca online in un caso che potrebbe addirittura coinvolgere organizzazioni criminali di stampo mafioso dedite alla contraffazione del Made in Italy enologico, WineMag.it aveva deciso sin dall’inizio di non rivelarne l’identità, pur avendolo contattato in privato, per un’ulteriore verifica della notizia.

Privacy che la testata si riserva di continuare a tutelare anche oggi, a maggior ragione dopo aver appreso che sul falso Tignanello di Antinori è in corso un’indagine dei Carabinieri del Nas di Milano, i militari chiamati ad entrare in azione in casi di sofisticazioni alimentari e pericoli per la salute pubblica, legati ai beni di consumo.

Il nome del cliente è stato invece rivelato da alcuni (sciagurati) blog di settore, che dopo aver copiato la notizia da WineMag.it – senza citare la fonte e aggiungendo, per l’appunto, dettagli lesivi e pericolosi per l’acquirente – hanno ricevuto le richieste di chiarimento del Ceo di Tannico. Combinando così il secondo pasticcio, senza considerare l’ormai consueta violazione dei diritti d’autore e del copyright di WineMag.it.

Ancora più doveroso da parte nostra, dunque, dedicare uno spazio alla ricostruzione dei fatti da parte del cliente di Tannico. “L’amministratore di Tannico, dott. Magnocavallo – sottolinea l’avvocato – al fine di giustificare la buona fede della società ha dolosamente attribuito alla società Antinori alcune espressioni e commenti sul comportamento del mio assistito”.

In seguito a tale grave e falsa dichiarazione, offensiva della reputazione del mio assistito, ho provveduto a confrontarmi con il collega che difende la Antinori, il quale ha smentito categoricamente quanto dichiarato ed inventato dal Dott. Magnacavallo”.

UNA STORIA DA DIMENTICARE, ANCHE PER LA STAMPA
“Anzi, la stessa Antinori, per mezzo del proprio legale di Firenze, ha provveduto a diffidare in data odierna il Dott. Magnocavallo per quanto accaduto  e falsamente attribuito alla società Antinori – evidenzia ancora l’avvocato del cliente di Tannico – come da comunicazione inviatomi dal collega Fenyes del foro di Firenze, il quale ha smentito categoricamente ogni pregressa conoscenza tra la Antinori Spa e il Signor OMISSIS“.

Ne segue che la dichiarazione del Dott. Magnocavallo risulta essere altamente offensiva”, oltre ad aver “provocato una profonda lesione dell’immagine personale e professionale del mio assistito sulle numerose chat di diversi social network che hanno commentato i fatti riconducibili alla richiamata denuncia penale”.

Un momento da dimenticare per tutti, dunque. Per il cliente, che ha gettato alle ortiche quasi 190 euro per un Tignanello vendemmia 2001 risultato falso nell’etichetta e nel contenuto. Per Tannico, che gliel’ha (incautamente?) venduto. Per Antinori, al centro delle truffe e dei tarocchi come solo i grandi del vino italiano possono essere.

Nonché per la cosiddetta “critica enogastronomica italiana“, che ancora una volta si conferma in mano a una banda di improvvisati senza deontologia, da un lato; e di furbi professionisti che tacciono notizie clamorose e di rilevanza quantomeno nazionale (se sconvenienti), dall’altro. Ma quest’ultima, si sa, è una piaga senza soluzione, almeno senza un radicale ricambio generazionale. Cin, cin.

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Gli Editoriali news news ed eventi

“Bottiglie da vendere? Le compriamo noi”: quella campagna che fa tremare Tannico

EDITORIALE – “Hai bottiglie da vendere? Le compriamo noi”. La campagna, lanciata da Tannico e tuttora online nella sezione “Vini da Collezione“, riguardava anche il Tignanello. Si tratta proprio del vino risultato falso, grazie a una semplice analisi comparativa delle etichette compiuta da un acquirente.

Stiamo creando bottiglia dopo bottiglia un catalogo speciale dedicato ai collezionisti del vino: sarà un piccolo caveau pieno di rarità e racchiuderà bottiglie preziose, etichette speciali e grandi annate dei bianchi, rossi, Champagne e spumanti più ricercati al mondo”, si legge sul sito di Tannico.

“Per realizzare questa selezione – precisa poi il management dell’enoteca online più vasta d’Italia – abbiamo bisogno del tuo aiuto. Se hai in cantina dei vini di pregio e vuoi venderli, o se sei un professionista del mondo Horeca e stai valutando di cedere parte del tuo magazzino, mettiti in contatto con noi. Specialmente se le etichette che hai sono fra queste:

  • Dom Pérignon
  • Cristal
  • Salon
  • Selosse
  • Giulio Ferrari
  • Ornellaia
  • Sassicaia
  • Masseto
  • Tignanello
  • Solaia
  • Gaja
  • Rinaldi
  • Bartolo Mascarello
  • Giuseppe Mascarello
  • Bruno Giacosa
  • Conterno
  • Montevertine – Pergole Torte

Nell’elenco, dunque, diversi brand di Champagne e Trento Doc, ma anche tanto Barolo e tanta Toscana, regione dalla quale proviene appunto il Tignanello dello scandalo. Insomma, il massimo dell’enologia italiana. Una campagna pompata anche sui social, habitat naturale di Tannico, che spesso ingaggia i cosiddetti (presunti) wine influencer italiani per veicolare i propri messaggi.

A sorprendere, tuttavia, è l’assenza del minimo avvertimento nei confronti di potenziali venditori truffaldini. Non un parola che ammonisca chi voglia provare l’affare, vendendo a Tannico una fregatura. Che so? Qualcosa tipo: “Le bottiglie saranno valutate dal nostro team di esperti”.

Nulla di nulla. Solo precisazioni, utili all’affare. Come la mail a cui scrivere in caso di possesso di una delle etichette di vecchie annate indicate (collezionisti@tannico.it) e la necessità di indicare “vino, annata, formato e quantità delle bottiglie che hai da vendere”, persino “allegando un file Excel”. Tutto bello, fino a che non succede l’irreparabile.

Fenomeni, quelli dell’intermediazione nella vendita di bottiglie pregiate, che incentivano la nascita di decine e decine di siti web, che si propongono per acquistare vecchie annate. Non mancano le iniziative di semplici privati, su siti di annunci generalisti.

Ma c’è anche chi lavora per abbattere il gap tra cliente e consumatore, come nel caso degli e-commerce che propongono la vendita diretta dal produttore, fornendo addirittura ai clienti spazi per conservare le sue bottiglie preferite e farle affinare in cantina dal produttore per 5, 10 o anche 15 anni. Il massimo della qualità, col massimo della tracciabilità di filiera.

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Ordina Tignanello su Tannico: scopre che è falso

Tignanello falso su Tannico. Brutta avventura per un cliente della più vasta enoteca online di vini italiani. Mettendo a confronto due bottiglie di Tignanello 2001, l’uomo ha scoperto che si trattava di un fake.

Stando alle dichiarazioni del cliente, residente in provincia di Brescia, anche la famiglia Antinori avrebbe confermato che il vino acquistato da Tannico non fosse originale, dopo averne visionato le fotografie.

Palesi le differenze sin dall’etichetta, più piccola rispetto a quella disegnata dal grafico e designer Silvio Coppola nel 1974, per la prima uscita del noto vino toscano. Di certo, dettagli che non avrebbero dovuto sfuggire ai professionisti del colosso online, finito di recente nel mirino di Campari.

Il cliente ha segnalato l’episodio al servizio clienti di Tannico. Ma la risposta degli operatori dell’e-commerce di vino lascia spazio all’ipotesi di ulteriori bottiglie di Tignanello contraffatto in circolazione: “Buongiorno, ci dispiace davvero infinitamente per il nostro errore, che abbiamo provveduto quanto prima a rimediare. Ci auguriamo che lei possa darci nuovamente fiducia in futuro, per dimostrarle la nostra professionalità”.

Forse vi confondete con un altro cliente – ha risposto lo sfortunato acquirente della bottiglia falsa – ma non direi proprio che avete provveduto a rimediare visto che mi avete lasciato con la bottiglia falsa e non vi siete fatti sentire dopo la mia segnalazione”.

Tignanello (in vendita su Tannico a 185 euro per l’annata 2001 ormai esaurita) è un’etichetta iconica per il Sangiovese toscano. Il primo ad essere affinato in barrique, assemblato con varietà non tradizionali quali il Cabernet Sauvignon e Franc. Nonché tra i primi vini rossi moderni del Chianti Classico ottenuto senza ricorso alle uve bianche. Uno dei vini-brand più noti d’Italia. Nonché uno dei più imitati.

Proprio in tema di frodi, l’episodio che vede protagonista lo sfortunato cliente di Tannico sembra tratto dal docufilm Sour Grapes che vede protagonista il re dei falsari internazionali, Rudy Kurniawan, estradato dagli Stati Uniti proprio lo scorso weekend.

Tignanello falso su Tannico, Magnocavallo: “Indagini Nas, concorrenti non marcino”

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Assoenologi: 72° congresso nazionale sul tema della viticoltura sostenibile

Sarà il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina ad aprire il 72° Congresso nazionale dell’Associazione enologi enotecnici italiani (Assoenologi), in programma dal 17 al 19 novembre alla Leopolda di Firenze.

Sarà il congresso della “sostenibilità a tutto tondo”. Un tema unico, affrontato da diversi punti di vista, per fare chiarezza su una parola sulla bocca di tutti, ma di cui spesso non si comprende appieno il significato.

Dopo il ministro e la prolusione del presidente di Assoenologi, Riccardo Cotarella, alla cerimonia inaugurale interverranno numerosi rappresentanti di istituzioni locali, nazionali e internazionali. Ai saluti del sindaco di Firenze, Dario Nardella, dell’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi, del coordinatore degli assessori regionali Leonardo Di Gioia, e dell’assessore al turismo, fiere e congressi, Anna Paola Concia, faranno seguito gli interventi dei vertici delle più importanti organizzazioni di filiera.

Ovvero Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, Secondo Scanavino, presidente della Cia. Sandro Boscaini, presidente di Federvini, annuncerà il recente accordo fatto con Assoenologi per migliorare i servizi alle Imprese attraverso la professionalità degli Enologi.

Sarà quindi la volta di Gaetano Marzotto e Claudio Marenzi, rispettivamente past president e presidente di Pitti Immagine, e del presidente della Camera di Commercio di Firenze Leonardo Bassilichi. Seguirà l’intervento del presidente della locale sede di Assoenologi Ivangiorgio Tarzariol. Saranno presenti inoltre Alessandra Ricci, amministratore delegato della Simest e Donatella Carmi Bartolozzi, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, quali partner istituzionali del congresso, insieme a Banca Cr Firenze e Federvini.

Nell’ambito della serata la consegna del Premio Assoenologi Versini del valore di 7.500 euro a Daniela Fracassetti, dell’Università di Milano per il lavoro “Il gusto di luce nel vino bianco: meccanismi di formazione e prevenzione” e la consegna degli attestati di “Soci Onorari” di Assoenologi a Maurizio Martina, Dario Nardella, Marco Remaschi, Anna Paola Concia e Gaetano Marzotto, “per la professionalità, la passione e l’impegno profusi in azioni e progetti dedicati alla valorizzazione del settore vitivinicolo” e quale “segno di riconoscimento per la concreta e personale attenzione data alla associazione nazionale di categoria dei tecnici vitivinicoli”.

TEMA UNICO: LA SOSTENIBILITA’
Tra il pomeriggio di venerdì 17 e le mattine di sabato 18 e domenica 19 novembre, si alterneranno sul palco undici relatori. “Fra carbon footprint, riduzione degli input e tutela del paesaggio e della biodiversità – dice Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi (nella foto) – il tema della sostenibilità alimenta pareri discordi. Per cui è un argomento sul quale si avverte la necessità di fare chiarezza. Essere ‘sostenibili’ significa lavorare per sottrazione, riducendo l’emissione del gas serra e, unitamente, razionalizzare il consumo d’acqua e di agrofarmaci”.

“Il termine si coniuga perfettamente all’ecosistema e all’ambiente – continua Cotarella – ma è anche un modus operandi che si estende, in senso più globale, anche all’ambito economico, sociale e soprattutto culturale, essendo tutti questi elementi strettamente correlati e interdipendenti”.

A dipanare questa aggrovigliata matassa, sulla quale c’è poca uniformità di vedute, sono stati chiamati, per la parte viticola, Ruggero Mazzilli, fondatore di Spevis, Stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile, il francese Nicolas Joly, della Coullè de Serrant, che segue i principi steineriani della biodinamica e Steve Matthiasson, enologo della Napa Valley, coautore del “Codice di condotta sostenibile”, il manuale standard per la viticoltura sostenibile in California.

Raffaele Borriello, direttore di Ismea, indicherà la via della sostenibilità economica attraverso la conoscenza dei dati del mercato. Alla coordinatrice del Settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Italiane Agroalimentare, Ruenza Santandrea si è chiesto invece di parlare di sostenibilità della cooperazione, mentre all’editore Andrea Zanfi, autore di numerosi libri sul vino e i suoi territori, di comunicazione, fra la sostenibilità della cultura e del sociale.

Oscar Farinetti, presidente di Eataly, racconterà la propria esperienza imprenditoriale, mentre Renzo Cotarella, enologo amministratore delegato di Marchesi Antinori, ci parlerà della scelta sostenibile in cantina e dei relativi costi. Attilio Scienza affronterà poi il tema della genetica e del suo contributo sostenibile, parlando dei nuovi portinnesti resistenti alle malattie e alla siccità, in particolare l’M4, che si è rivelato nettamente superiore ai portinnesti noti da tempo, confermando le sperimentazioni preliminari fatte negli anni precedenti.

L’ANTEPRIMA
In anteprima assoluta al 72° Congresso di Assoenologi, Stefano Vaccari, capo Dipartimento dell’Icqrf del Mipaaf, presenterà i primi dati della Cantina Italia forniti dai registri telematici, con lo scopo di “offrire agli operatori una prima, sommaria serie di dati da valutare più nella prospettiva delle potenzialità del registro in termini conoscitivi”.

Nella prima sessione dei lavori che anticipa la cerimonia inaugurale di venerdì 17 novembre il presidente di Equitalia, Riccardo Ricci Curbastro presenterà il progetto di Certificazione della filiera vitivinicola quali soggetti sostenibili.

Alterneranno i lavori congressuali alcune degustazioni dei vini più rappresentativi del territorio, con un focus particolare su Sassicaia e Tignanello, alla presenza dei marchesi Piero Antinori e Nicolò Incisa della Rocchetta, che nell’occasione riceveranno l’attestato di Soci Onorari di Assoenologi.

Paese ospite di questa edizione congressuale il Portogallo, a cui sarà dedicata una specifica sessione, con analisi sensoriali di alcuni dei vini più blasonati. Presenti due gradi enologi portoghesi: Jose Maria Soares Franco, di Portugal Ramos, e David Guimaraens, della Taylor’s Fladgate.

In programma anche un concerto “Omaggio al Vino”, di cantanti e pianisti dell’Accademia del Maggio Fiorentino, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e una ricca serata di gala condotta da Bruno Vespa, con la straordinaria partecipazione di Carlo Conti e Peppino di Capri.

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Emirates Airline: welcome on board solo con vini top per clienti d’elite

Emirates Airline ha allestito una cantina vini di tutto rispetto per coccolare i suoi passeggeri. Negli ultimi dieci anni, la compagnia ha speso oltre 690 milioni di dollari in vini da invecchiamento, da bere tra una decina d’anni, per alimentare una cantina
di 2,2 milioni di vini top. Bottiglie acquistate direttamente dai produttori anche in anteprima. Nel 2015 un ordine di 13 milioni di bottiglie per un valore di 140 milioni di dollari, raddoppiando l’investimento rispetto agli anni precedenti. Stock quasi del tutto a copertura del consumo dei passeggeri che, solo nel 2015 hanno consumato 11,4 milioni di bottiglie di vino di cui 10 milioni servite solo in Economy class. ”Nel corso degli anni abbiamo costruito un programma che, grazie alla pianificazione e investimenti a lungo termine, ha garantito acquisti da vigneti esclusivi nel mondo, e siamo fieri del fatto che le nostre liste dei vini sono comparabili a quelle che si potrebbero trovare in un ristorante esclusivo e gourmet” ha dichiarato Tim Clark , presidente di Emirates Airline. I vini acquistati provengono soprattutto dalla Francia: la metà degli acquisti di vino per prima classe e per la business (pari a 1,8 milioni di bottiglie) sono volate direttamente dalla regione di Bordeaux. Tra i nuovi inserimenti nella carta dei vini targata Emirates, anche dei bianchi, tra cui annate vintage dell’esclusivo La Clarté de Haut-Brion. Attualmente la compagnia gestisce quotidianamente, su un volo medio, circa 70 tipi di champagne, vini e Porto, un lavoro difficoltoso dal punto di vista logistico a servizio dei consumatori che ad ogni viaggio possono aspettarsi sempre qualcosa di nuovo. Iniziativa alla quale rispondono molto positivamente, secondo Tim Clark. Per la Borgogna, invece, sono state messe a dimora in cantina solo 2000 casse di vini, pari al 10% della produzione totale della regione e per l’Italia, come al solito, la Toscana fa da padrona: per i facoltosi utenti First Class del Solaia e Ornellaia, mentre per gli abbienti della Business, appena pronto da bere ci sarà l’immancabile Tignanello.
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Vini al supermercato

Villa Antinori Rosso Toscana Igt 2013, Marchesi Antinori

(5 / 5)Ormai celebri in Italia e nel mondo per il loro spettacolare Tignanello, primo Sangiovese ad essere affinato in barrique, i Marchesi Antinori regalano anche al “pubblico” delle enoteche dei supermercati un prodotto di altissima qualità, a un prezzo tutto sommato contenuto. Stiamo parlando di Villa Antinori, un riuscitissimo blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, in vendita presso i punti vendita Esselunga. Una bottiglia di altissimo livello, che regala una tra le migliori espressioni del Sangiovese e del “bere toscano” nell’intero spettro della grande distribuzione organizzata italiana. Nel calice, Villa Antinori si presenta di un rosso rubino intenso. Al naso è elegante, con note di frutta a bacca rossa matura che si mescolano a spezie dolci (liquirizia) e ai profumi tipici del legno di barrique. In bocca è stupefacente per completezza ed equilibrio. Giustamente sapido, presenta nuovamente i sentori finissimi di frutta matura avvertiti all’olfatto, che col passare dei secondi vengono affiancati da spezie (ancora liquirizia e a sorpresa pepe e cannella). La beva è facile, di corpo e rotonda, con tannini morbidi e vellutati che anticipano un finale lungo, sapido e dominato dalla vaniglia. E’ il perfetto accompagnamento per piatti di carne rossa, selvaggina e cacciagione. Villa Antinori è ottenuto dal mixaggio di una componente di Sangiovese superiore al 55%, seguita dal 25% circa di Cabernet Sauvignon, 15% Merlot e 5% di Syrah. Le uve vengono diraspate e pigiate in maniera soffice, e messe in appositi serbatoi termo condizionati. La fermentazione alcolica è iniziata il giorno dopo la pigiatura ed è durata dai 5 ai 7 giorni. La macerazione, invece, è durata dagli 8 ai 12 giorni.

Le temperature di fermentazione non hanno superato i 28-30 gradi per le uve Cabernet e Sangiovese, favorendo così l’estrazione di colore e tannini dolci. Nel caso del Syrah e del Merlot non si sono mai superati i 25 gradi, per preservare gli aromi. Il vino ottenuto ha svolto la fermentazione malolattica nei mesi di ottobre e novembre, dopodiché è stato introdotto in barriques di rovere francese, ungherese e americano per un periodo di affinamento di 12 mesi. Villa Antinori è stato dunque imbottigliato e affinato per 8 mesi in bottiglia, prima della commercializzazione. Un prodotto che rende grande, anche tra gli scaffali del supermercato, il nome di una famiglia di produttori di vino giunta alla generazione numero 26, attiva ormai da oltre 600 anni. Da quando, cioè, nel 1385, Giovanni di Pietro Antinori entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri. Il Villa Antinori Rosso Toscana Igt, in particolare, è stato introdotto – come spiega la stessa casa vitivinicola – nel 1928 dal Marchese Niccolò Antinori, padre di Piero Antinori, come il primo Chianti prodotto per essere invecchiato e migliorare nel tempo. Nel 2001, Piero Antinori inaugura una nuova evoluzione del Villa Antinori che diventa un Toscana Igt, prodotto con le migliori selezioni di uve provenienti esclusivamente dalle tenute di proprietà in Toscana. Il disegno dell’etichetta è rimasto invariato dal 1928, leggermente ritoccata con l’annata 1990 e con il 2001″.

Prezzo pieno: 11,99 euro
Acquistato presso: Esselunga

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