Progetto Spum.E, Caprai con Semonte: Umbria frontiera del Metodo classico?

Spumantistica Eugubina, «mezzo milione di bottiglie possibili». Marco Caprai e Giovanni Colaiacovo insieme per valorizzare la viticoltura di montagna

Progetto Spum.E, Caprai con Semonte Umbria frontiera del Metodo classico
E se la prossima frontiera dello spumante Metodo classico in Italia fosse l’Umbria? Ci crede Marco Caprai, patron della storica cantina Arnaldo Caprai di Montefalco che ha dato vita, con Cantina Semonte, a una rete d’impresa dalla grande aspirazione: realizzare un distretto della spumantistica d’alta montagna, in Umbria. Il progetto Spum.E, acronimo di Spumantistica Eugubina, sarò presentato domani, per l’appunto a Gubbio. Ed è proprio alzando gli occhi dalla vie della bella cittadina medioevale della provincia di Perugia che si materializza il piano di Marco Caprai e della famiglia Colaiacovo, titolare dell’Azienda agraria Semonte e a capo del Gruppo Financo, holding da 600 milioni di euro di fatturato che detiene Colacem Spa, terzo produttore e distributore di cemento in Italia.

Fondamenta solide, insomma, per questo disegno visionario. L’Umbria ha il 30% del territorio in montagna e il restante 70% in aree fondamentalmente collinari. I primi due spumanti Metodo classico del progetto Spum.E – presentazione in programma a Vinitaly 2025 (6-9 aprile) – nascono da un vigneto di 6 ettari complessivi. Le radici delle piante di Chardonnay e Pinot Nero – cloni selezionati in collaborazione con il consulente agronomo ed enologo Leonardo Valenti – affondano su un altopiano posto tra i 750 e i 900 metri di altitudine. Proprio sulla cava di cemento della famiglia Colaiacovo. Una proprietà, dunque, di Cantina Semonte, che ha recuperato alcuni terreni abbandonati e impiantato le prime viti già a cavallo tra il 2009 e il 2010. Un progetto nel quale la Arnaldo Caprai di Marco Caprai si è inserita, forte del proprio elevatissimo know-how in campo enologico e commerciale.

SPUM.E, LA RETE D’IMPRESA PER IL METODO CLASSICO DI MONTAGNA DELL’UMBRIA

«Come ben sa chi mi conosce – spiega a winemag.it Marco Caprai – sono stato presidente della prima Associazione italiana sulle reti d’impresa, Made in Rete. Le reti d’impresa sono un mio pallino ed è questa la formula adottata con Cantina Semonte della famiglia Colaiacovo. L’idea iniziale era quella di fare dei vini fermi di montagna, sulla scorta del “Nebbiolo di Gubbio” di cui scriveva Veronelli, negli anni Sessanta. Grazie ad alcuni studi, abbiamo scoperto che la produzione a cui faceva riferimento era di Dolcetto, non Nebbiolo. Nel 2012 abbiamo fatto i primi impianti ad una quota di 600 metri. L’appetito è venuto mangiando. Così, tra il 2016 e il 2017, abbiamo trovato un terreno in montagna, completamente abbandonato, nell’area della cava di cemento della famiglia Colaiacovo. Gli splendidi suoli, ricchi di marna calcarea, ci hanno spinto a pensare che l’ideale produzione sarebbe stata quella di spumante Metodo classico. Le due vigne attuali, di Pinot Nero e Chardonnay, lambiscono i 900 metri di altitudine».

MARCO CAPRAI: «MEZZO MILIONE DI BOTTIGLIE PER IL METODO CLASSICO UMBRO»

«La rete d’impresa alla base del progetto Spum.E può ora crescere e allargarsi – sottolinea Marco Caprai – a chiunque voglia credere nel recupero e nella valorizzazione di territori di montagna abbandonati. Nel futuro, così, potremmo addirittura creare un vero e proprio “Consorzio di spumantizzazione“, con i soci che potranno contribuire ad allagare gli ettari vitati. Dove possiamo arrivare? Ragionevolmente, credo che la Spumantistica Eugubina possa raggiungere il mezzo milione di bottiglie (quelle attuali sono circa 15 mila, già pronte a salire a 40 mila, ndr). E iniziare così a fare sentire la propria voce sui mercati».

Sono già diverse, di fatto, le cantine nate nella zona di Gubbio dall’avvio del profetto Spum.E. E qualcuno, secondo indiscrezioni, avrebbe già iniziato a bussare alla porta del duo Caprai-Semonte. Si tratterebbe dell’Azienda vinicola Andrea Formilli Fendi di Valfabbrica (PG). «La mia idea – continua Marco Caprai – è quella di creare un distretto, non di fare un semplice esperimento. Ognuno potrà imbottigliare col proprio brand, proprio come fa la Arnaldo Caprai e la Cantina Semonte con le bottiglie immesse sul mercato sin dal 2015». Rispetto delle particolarità aziendali, dunque. Ma pur sempre nell’ambito di una rete d’impresa.

METODO CLASSICO UMBRIA: IL PROGETTO SPUM.E – SPUMANTISTICA EUGUBINA

Ecco perché il prossimo step del progetto Spum.E potrebbe essere proprio quello della realizzazione di uno spazio comune per la produzione del Metodo classico d’alta montagna dell’Umbria. Un’area dedicata è già stata individuata all’interno della proprietà della famiglia Colaiacovo. Non lontano dagli attuali edifici della Cantina Semonte, a Gubbio, sorgerà un magazzino dedicato al confezionamento degli sparkling wine Made in Umbria. «Abbiamo in mano diversi elementi che dimostrano come la leva dell’altimetria può compensare la latitudine – sintetizza Marco Caprai – e l’Umbria ha tutte le carte in regola per dire la sua su questo fronte, grazie alla propria naturale conformazione». A dare ragione ai pionieri sono gli studi realizzati in collaborazione con l’Università di Milano, che ha messo a punto una mappa dei Comuni che ospitano le aree più adatte alla coltivazione della vite, integrata da un indicatore di fragilità socio-economica dei Comuni stessi.

LO SPUMANTE COME DRIVER PER VALORIZZARE LE AREE MONTANE DELL’UMBRIA

È stato così possibile mettere in evidenza quali aree sarebbero più interessanti per eventuali investimenti, in una zona in cui è possibile, al momento, acquistare un ettaro di terreno abbandonato per 2-3 mila euro. Cifre irrisorie che confermano la validità sociale ed economica del progetto Spum.E. Non senza ostacoli, anche su questo fronte. Come fanno notare i promotori, lo spopolamento dei territori e la polverizzazione fondiaria sono impedimenti indiretti, divenuti endemici dei territori montani e in quelli dove la viticoltura viene definita – non a caso – eroica (vedi la Liguria). La conseguente difficoltà per l’impresa è quella di reperire terreni vitati o “vitabili”, spesso posseduti da proprietari numerosi e disinteressati a qualsiasi recupero.

«In quest’ottica – evidenziano Marco Caprai e Giovanni Colaiacovo – è auspicabile un provvedimento per agevolare la ricomposizione fondiaria, necessario non solo per il sostegno alla viticoltura, ma in generale per l’intera agricoltura di montagna. Da tenere in considerazione sono anche le difficoltà legate all’abolizione della compravendita dei diritti di reimpianto e la necessità, anche in quest’ottica, di provvedimenti agevolativi per la vitivinicoltura montana». Il tutto, senza perdere di vista il focus principale, ovvero quell’«aspirazione all’eccellenza» che muove ogni passo di Marco Caprai. «Il mio modello sul fronte del Metodo classico? Un nome su tutti è quello di Maurizio Zanella, per quello che ha saputo fare in Franciacorta, con Ca’ del Bosco». L’Umbria in buone mani, insomma. Dalla premesse al futuro.

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