Walter Massa “a processo”, per aver difeso troppo strenuamente il vino. L’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Milano non poteva scegliere rappresentante migliore in difesa del Nettare di Bacco, sul banco degli imputati per le tanto discusse conseguenze degli alcolici sulla salute. Il “Processo al vino”, dibattimento ovviamente fittizio affidato però a veri giudici e avvocati, è andato in scena ieri pomeriggio presso la Confcommercio di Milano. La corte ha “condannato” Walter Massa a scontare «un anno e 6 mesi di lavori socialmente utili in un’azienda agricola che produce vini dealcolati», per gli effetti dannosi del vino su minori e donne in gravidanza, «soggetti vulnerabili». Ma ha assolto il vignaiolo per tutte le altre ipotesi e capi d’imputazione, «perché il fatto non costituisce reato». Non sono mancati momenti di ilarità, soprattutto quando Walter Massa – difeso dalle avvocate Ilaria Li Vigni e Giorgia Andreis ha preso la parola per difendersi.
IL RE DEL TIMORASSO: «IL VINO È ETICO, BRUXELLES NON LO SA»
«Signori – ha esordito il vignaiolo piemontese di Monleale, artefice del salvataggio e del rilancio del vitigno Timorasso – secondo me, vi siete sbagliati. Avete forse confuso la parola “No-vi” con “Vi-no”. “Novi Ligure” è dove si fa tanto cioccolato. Quindi probabilmente volevate mettere sotto processo il cioccolato, non il vino. Sono sicuro di uscire assolto con formula piena, ma preferisco andare a Bruxelles a difendere il vino, perché è là che devono ancora capire la forza dell’Italia, della Francia, della Spagna e della Grecia, Paesi del Mediterraneo che danno impulso ad economie etiche. Il vino è democrazia che insegna a non abusare, se è fatto con l’uva. Abbiamo ormai imparato a lavorare bene in cantina, in maniera pulita, “etica” e non “patetica”, come si faceva fino al 1986, anno del metanolo. In Francia si mangia tanto formaggio e hanno le vene pulite: gliele pulisce il vino!».
WALTER MASSA, STOCCATA AI VINI DEALCOLATI: «BAMBOLE GONFIABILI»
Poi una stoccata al mondo dei vini senz’alcol, i dealcolati, sempre più in voga. «Il vino produce l’alcol in maniera botanica – ha sottolineato Walter Massa – perché deriva dalla fermentazione degli zuccheri effettuata dai lieviti che hanno un effetto, nello stomaco, diverso dall’alcool ottenuto per distillazione, ovvero da quello dei superalcolici. Nella mia azienda, quindi, non produrremo mai “bambole gonfiabili”. Sapete cosa sono le “bambole gonfiabili”? È il vino dealcolato. Il vino è libertà, il vino ci ha insegnato a stare bene e quindi non ci opprimiamo di fronte al potere dell’alcol. L’alcol è grande quando è usato e non abusato, come ogni cosa. Questo vorrei davvero andare a dire al governo dell’Europa».
L’ORDINE DEI MEDICI E IL PROCESSO AL VINO: L’INTERVENTO DI VITO INTINI (ONAV)
Tra i testimoni della difesa del “Processo al vino” rappresentato da Walter Massa anche Vito Intini, presidente nazionale di Onav, l’Organizzazione nazionale Assaggiatori vino che, dal 1956, si occupa di formazione. «Durante i nostri corsi – ha spiegato il degustatore alla corte – si impara a degustare il vino e a distinguere tra quello di scarsa qualità e quello di qualità, da consumare senza abusarne. Insegniamo ad assaggiare, non a bere. Il vino, del resto, è cultura. Un patrimonio per l’Italia, riconosciuto anche dal punto di vista legale, come tale. Quanto ai vini dealcolati – ha concluso Intini – si tratta di un argomento che a noi, sostanzialmente, non interessa».
Tutta acqua nel mulino di Walter Massa, per cui il pm Eugenio Fusco aveva chiesto una condanna in formula piena e una pena beffa di «3 anni di lavori socialmente utili in una cantina che produca vini senz’alcol». Alla fine ha vinto il vino. Quello vero, «fatto con l’uva». Quello in carne ed ossa. Prosit.
PROCESSO AL VINO: IL VIDEO DELLA SENTENZA
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.