Unionbirrai si unisce all’appello di Fipe-Confcommercio e Fiepet-Confesercenti per la definizione di un piano che conduca a una riapertura in sicurezza dei locali, condividendo i contenuti del documento unitario presentato delle due organizzazioni maggiormente rappresentative del settore dei pubblici esercizi al Ministero per lo Sviluppo economico.
«Non possiamo fare altro che unirci al grido d’aiuto di Fipe e Fiepet, appoggiando in particolare la necessità della riapertura dei locali. Riaprire in sicurezza significherebbe dare una spinta per la ripartenza ad un’intera rete – ha commentato Vittorio Ferraris, direttore generale Unionbirrai – La crisi dei pubblici esercizi è strettamente collegata a quella della birra artigianale, che seguendo principi di filiera corta e territorialità si esprime maggiormente nei canali commerciali tipicamente legati a quelli della somministrazione».
L’associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, in particolare, intende sostenere la necessità di una riapertura anche graduale, purché stabile e in grado di garantire l’effettiva possibilità di lavoro ai pubblici esercizi, fra i più colpiti dalle restrizioni dovute alla pandemia.
Limitazioni che inevitabilmente si ripercuotono sulla produzione della birra artigianale, prodotto caratterizzato nella maggior parte dei casi una shelf life estremamente ridotta, che a differenza dell’industria identifica il suo mercato di vendita quasi esclusivamente in pub e ristoranti, avendo solo in maniera minima sbocco commerciale nella grande distribuzione.
«Alcune limitazioni – ha aggiunto Ferraris – come ad esempio il divieto di asporto dopo le 18, hanno solo spostato l’acquisto di bevande e probabilmente anche la possibilità di assembramenti, favorendo di fatto la grande distribuzione e aumentando ancor di più le difficoltà di un mercato, quello della birra artigianale, per natura molto diverso dall’industriale».
«Motivo per cui – ha concluso il direttore di Unionbirrai – da tempo ci stiamo battendo affinché piccoli birrifici indipendenti e industrie siano identificati da codici Ateco differenti e, in condivisione con le altre associazioni direttamente coinvolte nella filiera, riteniamo favorevole il superamento del criterio legato ai codici Ateco per identificare la platea di beneficiari di ristori».
Su questi temi si è svolto un incontro con il Segretario Nazionale di Confesercenti Mauro Bussoni e il Direttore di Confesercenti Emilia-Romagna Marco Pasi, nel corso del quale si è avuto modo di constatare l’opportunità di condividere azioni e strategie utili a superare la delicata fase di crisi del settore horeca e lavorare per raggiungere obiettivi comuni nella consapevolezza che occorre valorizzare e salvaguardare tutti i soggetti economici della filiera.
«Per questi motivi – hanno sottolineato i rappresentanti di Confesercenti nel corso dell’incontro – i nostri sforzi sono ora orientati principalmente a garantire l’effettiva possibilità di lavoro a 300 mila imprese, che negli ultimi 12 mesi hanno registrato circa 38 miliardi di euro di perdita di fatturato, e a eliminare le prescrizioni che prevedono il blocco delle attività, anche lavorando, come è stato sottolineato da Fiepet e Fipe al Comitato tecnico scientifico, per implementare i protocolli sanitari tutt’ora vigenti».
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