“Terregiunte”, bufera Facebook a Roma: Rimessa Roscioli si scusa con Vespa e Masi

Sotto accusa il post di un collaboratore dell’enoteca-ristorante, poi rimosso: “Rispetto del lavoro altrui”

ROMA – Continua a far parlare di sé il Vino d’Italia “Terregiunte” del duo Vespa – Masi, già al centro di polemiche la scorsa estate, per l’abuso nell’utilizzo delle parole “Amarone” e “Primitivo di Manduria”. Rimessa Roscioli, nota enoteca-ristorante di Roma, è intervenuta sulla propria pagina Facebook per scusarsi con il giornalista Rai e con Sandro Boscaini – patron della cantina della Valpolicella – in seguito ai toni usati in un post da un collaboratore. Un exploit social degno dell’ormai nota guerriglia tra “vini naturali” e “vini convenzionali“.

Vespa e Masi, così come il vino “Terregiunte”, non vengono mai nominati nel post firmato “Lo Staff della Rimessa Roscioli” e neppure da Alessandro e Pierluigi Roscioli, nei commenti. Altra ipotesi è che il vino finito nel bersaglio sia il Rosso dei Vespa, prodotto dalla sola casa pugliese.

Il primo a puntare il dito sul collaboratore del locale è stato infatti il direttore commerciale di Vespa Vignaioli per Passione.

“Salve a tutti – si legge sulla pagina Facebook dell’enoteca-ristorante – questo breve messaggio per dire che la Rimessa Roscioli ufficialmente si dissocia da qualsiasi commento, post, che non venga dei suoi canali ufficiali (Facebook, Instagram, newsletter e altro)”.

Commenti personali in altre chat o canali non riguardano la Rimessa Roscioli e tantomeno il nome Roscioli in generale. Se qualcuno si è sentito offeso per qualche post pubblicato dai nostri collaboratori nelle loro pagine personali (post prontamente rimosso), ci dispiace. Crediamo nella libertà di espressione, ma anche nel rispetto del lavoro degli altri“.

“Siamo un’enoteca ristorante – continua il post – non siamo in trincea o in una barricata. Non pensiamo di cambiare il mondo con il nostro lavoro. Come dice giustamente Alessandro Roscioli: ‘In fondo parliamo di vino e salsicce'”.

Forse qualcuno non si rende conto, quando scrive (e quando legge), che non c’è più distinzione tra le etichette, i brand, le cose e le persone, e insultare un brand o una cosa (bottiglia di vino ad esempio), significa oggi insultare una persona“.

“Se qualcuno si è sentito offeso per qualcosa fatta o detta da un nostro collaboratore ci dispiace, da un semplice ed umile piano umano. Su questa pagina non è mai stato pubblicato, e mai lo sarà, un post denigratorio del lavoro di qualcun altro”, continua Roscioli.

Non solo per una questione di rispetto del lavoro altrui, ma anche perché non fa proprio parte della nostra cifra e soprattutto per il rispetto della Famiglia Roscioli, che è sempre stata estremamente accondiscendente e disponibile al netto dei tanti errori da noi commessi, il più delle volte in buona fede”.

“A tutti chiedo di farsi una buona bevuta per dimenticare, ciascuno con il vino che più lo aggrada e soddisfa. Salute, Lo Staff della Rimessa Roscioli“. Un messaggio chiaro e distensivo, che si inserisce in un contesto ben preciso: quello dei toni esasperati, violenti e offensivi utilizzati da meno di una decina di “ultras” del vino naturale, su Facebook. L’ultimo capitolo di una saga giunta finalmente all’epilogo? Bello poterci sperare.

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