«È stata una decisione sofferta, ma non più prorogabile». Così, in una nota stampa, le nove cantine che hanno deciso di uscire dal Consorzio Oltrepò. Una presa di posizione netta, che fa seguito alle dimissioni rassegnate da cinque consiglieri, nel corso del mese di luglio 2024; alcuni dei quali alla guida di cantine che hanno abbandonato l’ente di Torrazza Coste. Si tratta di Azienda agricola Luciano Brega, Vinicola Decordi, Agricola Defilippi Fabbio, Losito e Guarini, Azienda agricola Maggi Francesco (Marco Maggi), Mondonico Azienda vitivinicola di Gilda Fugazza, Azienda agricola Orlandi Marco, Prago Vini e Spumanti (alias Azienda Agricola Prago Testori Giuseppe & Fratelli) e Società agricola Vercesi Nando e Maurizio. Insieme, le cantine rappresenterebbero il 27% dei voti dell’assemblea del Consorzio Tutela Vini Oltrepò. Quali sono le ragioni dell’abbandono?
NOVE CANTINE ESCONO DAL CONSORZIO VINI OLTREPÒ: ECCO PERCHÈ
«Siamo stati costretti a uscire dal Consorzio Oltrepò – spiegano nella nota le cantine dimissionarie – anche per non apparire corresponsabili di scelte da cui ci dissociamo radicalmente. Alcuni esempi sono le mancate attuazioni di delibere assembleari ad oggi completamente affossate, fatto di per sé già molto grave, che fanno presumere la volontà di non applicare la fascetta Ministeriale sulle Igt». Sul banco degli imputati anche la presunta «decisione del Consorzio di non procedere con il disciplinare della Docg, per il cambio del nome della nostra Denominazione». Un altro esempio? «Ormai da mesi – denunciano le nove cantine dissidenti – è stata azzerata la promozione su prodotti ritenuti “minori”, ma che in realtà sono quelli su cui oggi vive l’intero territorio».
«AZZERATA LA PROMOZIONE DI VINI CONSIDERATI MINORI»
Il tutto, sempre secondo il gruppo che rappresenta per lo più imbottigliatori, ma anche vinificatori, «senza minimamente preoccuparsi di uno dei caposaldi dei “Consorzi”, che prevede proporzionalità tra contributi versati e promozione delle singole denominazioni». Aggiungono le cantine uscite dal Consorzio Oltrepò: «Non ci sentiamo più rappresentati da un ente che sta inoltre cercando in tutti i modi di modificare lo Statuto che è stato da poco approvato da tutta la filiera, dopo un ampio confronto con Regione, con le Associazioni di Categoria e con i Tavoli delle Denominazioni, con lo scopo di accentrare i poteri decisionali al Cda a discapito dei soci (grandi e piccoli) e dell’intero territorio dell’Oltrepò Pavese».
«L’obiettivo di un Consorzio – concludono le aziende – dovrebbe essere quello di rappresentare, promuovere e tutelare tutto il territorio cercando coesione e dialogo con tutta la filiera. Condividendo un progetto concreto, ad oggi mai divulgato, e non quello di cercare dissennatamente di rimpiazzare aziende uscite con altre». Intanto, il cda guidato dalla presidente Francesca Seralvo non si nasconde e, in una nota, ha pressoché ringraziato le nove cantine per essere uscite. «Rafforzando la coesione» delle aziende rimaste e di quelle pronte a rientrare in Consorzio.
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