Mele Valtellina, allarme Coldiretti: raccolto dimezzato a causa della cimice asiatica

L’insetto ha provocato sin ora 250 milioni di euro di danni in Italia. La lombardia chiede aiuto al governo


SONDRIO –
Raccolta delle mele a rischio in Valtellina. Lo annuncia Coldiretti Lombardia, secondo cui la cimice asiatica sta assaltando i meli, con danni fino al 50% della produzione. Una stima che arriva proprio oggi, terzo sciopero mondiale per il clima, sulla base delle segnalazioni degli agricoltori della provincia di Sondrio che devono fare i conti per la prima volta con questi insetti pericolosi.

Il loro moltiplicarsi è dovuto proprio ai cambiamenti climatici. La cimice asiatica sta investendo campagne e città, causando danni in Italia stimati per ora in circa 250 milioni di euro alle produzioni di mele, pere, kiwi, ma anche pesche, ciliegie, albicocche e piante da vivai.

“In Valtellina non era mai accaduto in passato”, conferma Bruno Delle Coste, produttore e Presidente della Cooperativa Melavì alla quale conferiscono più di 300 aziende agricole del territorio.

Le cimici – continua – stanno attaccando le piante a macchia di leopardo: in un frutteto può succedere che si trovino sugli alberi centrali, non ci siano su quelli vicini e ricompaiano su altri a decine di metri di distanza. I frutti vengono bucati e non possono essere più utilizzati”.

Gli agricoltori della Valtellina stanno completando la raccolta delle mele rosse e si apprestano a iniziare con quelle bianche. “Gli insetti – precisa Delle Coste – sono comparsi prima nella zona di Ponte in Valtellina, poi poco alla volta hanno risalito tutta la valle, seguendo la fase di maturazione dei frutti in base all’altitudine”.

LE CONTROMISURE

“La cimice asiatica sta provocando disastri alle coltivazioni di tutto il Nord. Abbiamo chiesto al ministro Bellanova l’istituzione di un fondo nazionale straordinario come fatto da parte del governo precedente per la xylella in Puglia”.

È quanto propone Fabio Rolfi, assessore regionale lombardo all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi al termine dell’incontro di ieri a Roma tra gli assessori all’Agricoltura delle Regioni italiane e il ministro Teresa Bellanova.

Gli assessori all’Agricoltura di Lombardia, Veneto e Provincia Autonoma di Trento, in particolare modo, hanno presentato una proposta unitaria: istituire un fondo straordinario per affrontare il tema della cimice asiatica.

“Oltre alle misure legate all’introduzione di antagonisti naturali, la cui efficacia sarà misurata nel medio lungo periodo – sottolinea Rolfi – servono infatti riposte a stretto giro per sostenere le filiere colpite, l’ortofrutta in particolare, per indennizzare gli agricoltori, per potenziare la comunicazione istituzionale e per finanziare l’acquisto di difese meccaniche e la ricerca in tale ambito”.

“La cimice asiatica sarà la xylella del Nord se il problema non sarà affrontato per tempo. Chiediamo dunque al governo la stessa attenzione e il medesimo impegno”, ammonisce Rolfi.

La cimice marmorata asiatica arriva dalla Cina ed è particolarmente pericolosa per l’agricoltura perché prolifica con il deposito delle uova almeno due volte all`anno con 300-400 esemplari alla volta.

La situazione è drammatica soprattutto al Nord, dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna al Piemonte. In Lombardia, spiega la Coldiretti regionale, la cimice è ha attaccato anche le coltivazioni di soia e mais nel Milanese e nel Bresciano e di frutta nella provincia di Mantova.

Per fermare l’invasione della cimice asiatica si attende il via libera del ministero dell’Ambiente che, sentiti il ministero delle Politiche agricole, Alimentari e Forestali e il ministero della Salute, deve emanare le linee guida per il via libera alla vespa samurai, nemica naturale della cimice, dopo l’entrata in vigore del D.P.R. del 5 luglio 2019 n. 102 che introduce le norme necessarie a prevedere i criteri per l’immissione sul territorio di specie e di popolazioni non autoctone, fortemente sollecitato dalla Coldiretti ai tavoli istituzionali.

“Regione Lombardia – conclude la Coldiretti – ha già dato la disponibilità ad avviare la sperimentazione in materia. Sotto accusa è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto e parassiti vari. Serve un cambio di passo nelle misure di prevenzione e di intervento sia a livello comunitario che nazionale, anche con l’avvio di una apposita task force”.

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