Il Dpcm 4 Novembre approvato nella notte dal governo è “destinato ad aggravare i problemi di pubblici esercizi come bar e ristoranti, un settore già al collasso”. Lo sottolinea Fipe Confcommercio, nel commentare la sospensione di circa 90 attività, il 27% del totale. La previsione è di 1,6 miliardi di euro di consumi in meno e 306 mila lavoratori costretti a casa. Tutto questo nelle 5 zone rosse in cui verranno applicati i provvedimenti maggiormente restrittivi.
“Quello che si sta abbattendo sulle imprese della ristorazione è un vero e proprio tsunami – sottolinea Fipe Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi – come testimoniano i dati del registro delle imprese del settore camerale, infatti, la situazione dei pubblici esercizi era già drammatica prima dell’ultimo provvedimento, con 10mila imprese in meno tra marzo e ottobre 2020, rispetto allo scorso anno”.
È dunque quanto mai necessario ampliare la dotazione economica del decreto Ristori e far fronte alle ulteriori criticità che si andranno a creare nelle zone rosse e arancioni”.
“Parallelamente – prosegue Fipe Confcommercio – è indispensabile siglare un patto con il sistema bancario. Oggi le nostre imprese vengono percepite come poco affidabili e questo rischia di compromettere anche le misure di sostegno al credito messe in campo dal governo. Ecco perché non c’è più un minuto da perdere: senza un’iniezione immediata di liquidità, l’ecatombe imprenditoriale e occupazionale rischia di diventare irreversibile”.
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