Dicono che al mondo ognuno abbia sette sosia. Dicono pure, i ben informati, che ci sia una possibilità su un trilione di condividere appena otto misure del volto con un altro individuo, sulla faccia della Terra. Dicono, dicono quelli che non conoscono Cesare (Lodi) Corazza, il vignaiolo di Zola Predosa che assomiglia a Vasco Rossi e tifa Bologna FC, in curva al Dall’Ara. Un filosofo del Pignoletto con la vigna al posto del palco, pronta a regalare, di vendemmia in vendemmia, spassosi concerti. Da calice.
Undici le etichette, incise come album. Tutte da disco di platino, tra bianchi, macerati (c’è chi li chiama “orange“) e rossi d’autore. Come Vasco, anche Cesare Corazza – 52 anni suonati su un pentagramma decisamente “rock” – parla di “bollicine“: lo spumante Metodo classico da uve Pignoletto “1877” rende omaggio all’anno di fondazione della cantina Lodi Corazza. Altro che Coca-Cola.
Una storia che continua anche oggi, tra le mille difficoltà quotidiane che contraddistinguono la vita del vignaiolo in Italia. Perché Cesare “Vasco” è uno che non molla. E pensa sempre al domani: “Credo nel futuro della Terra e continuo a costruire vigneti per creare paesaggi“, dice mentre tutt’attorno alla cantina “stanno urbanizzando”.
In siccità dal 10 dicembre, mentre affronta una “stagione complicata” non solo da Covid-19, Corazza cerca di salvare la vigna del “Castel Zola” da un virus ben più radicato del Corona. Quello del cemento: “Se non sarà il lockdown a farci capire che la cementificazione ha rotto il cazzo, quando lo capiremo mai?”.
Sul trattore per la prima volta a 7 anni e, da allora, mai più sceso, Cesare impugna l’arma dell’ironia: “Se sono preoccupato? Cosa vuoi che sia? Vado verso la vendemmia numero 30 e per i francesi fino a 33, gli anni di Cristo, non sei nemmeno vigneron. Lo sarò nel 2023 d.C., se conti con Cristo, o 3 d.C. se conteremo il dopo Corona”.
Tra i filari in cui passa “l’80% delle giornate”, il patron di Lodi Corazza lavora e pensa. Pensa e lavora. “Tu scherzi – dice – ma il Bologna calcio è la sintesi di tutto. O, meglio, il gioco del calcio è la sintesi di tutto. Per i brasiliani è arte. Per il grande comandante Walter Massa, una delle rare persone illuminate che ho conosciuto nella vita, il calcio serve per spiegare il vino. Perché? Perché, come il calcio, il vino è un gioco di squadra”.
Il cielo, l’aria, la terra, l’esperienza dell’uomo, della gente, ti consentono di ottenere il prodotto della fermentazione dell’uva. Uva e vigna sono la cosa più importante. E andare in curva allo stadio a tifare Bologna, per me, è un po’ come tornare bambino, almeno per due ore. Perché in questo mestiere si diventa adulti presto“.
La squadra – quella della vita – l’ha scelta presto, Cesare “Vasco”: “Potevo scegliere di stare in officina con mio padre ma mi rompevo il cazzo e scappavo coi vignaioli nelle vigne ereditate da mia madre. È lì che ho imparato tutto quello che so”. Lontano dal papà, che forse sognava una vita da ingegnere per Cesare, come la sua: “La vigna m’ha salvato la vita anche quando a 25 anni facevo l’imbecille in giro”.
È così che Corazza diventa il filosofo del Pignoletto. “Una grande uva, nota anche come Grechetto Gentile perché è proprio dalla Grecia che il Pignoletto è stato catapultato sui Colli Bolognesi dagli etruschi, grandi commercianti che operavano in questa zona, popolata all’epoca dai celti Galli Boi: gente che beveva come una spugna, venuta fin qui proprio per cercare il vino, che non aveva a casa propria”.
Un amore condiviso con la sorella Silvia, che si occupa della cantina: “Io e lei – dice nemmeno troppo sottovoce Corazza – siamo come lo Yin e lo Yang. Lei è il bianco della dolcezza, io il nero della rabbia! Ma assieme siamo un equilibrio rotondo”. Un po’ come la gamma di vini di Lodi Corazza: tutti centrati e sinceri. Specchio di chi li produce.
LA DEGUSTAZIONE
Pignoletto Doc frizzante 2018 (“Una canzone per te” – 1983)
Vino della tradizione. Grande mineralità. “Non parliamo di ‘linea base’, sono gli altri ad essere cru”, chiosa Cesare Corazza. Ingresso minerale e allungo su polpa, freschezza e un accenno di spezia, prima del ritorno sulla mineralità. La leggerezza e la spontaneità di un vino da bere col secchio.
Sorridi e abbassi gli occhi un istante
E dici: ‘Non credo d’essere così importante’.
Ma dici una bugia
Infatti scappi via”
Colli bolognesi Docg Pignoletto frizzante 2017 “Vènti” (“Stupendo” – 1993)
Le uve si raccolgono generalmente a metà settembre, belle mature. Poco da fare in cantina: presa di spuma (Charmat lungo), due travasi, stop. Un vino che si esprime intensamente su frutto e fiori, tra naso e bocca. Grande ricchezza e materia al palato, nel gioco divertente con la mineralità. Preziosa la bollicina: fine, elegante, cremosa. Irresistibile.
Ed ora che del mio domani
Non ho più la nostalgia
Ci vuole sempre qualche cosa da bere
Ci vuole sempre vicino un bicchiere!”
Colli bolognesi Pignoletto Superiore Docg 2018 “Zigant” (“Quanti anni hai” – 1998)
In bottiglia da novembre 2019, sta certamente trovando in questi mesi la via per del perfetto equilibrio. Beva resa “pericolosissima” da un 5% di uve botritizzate. La vinificazione in riduzione esalta ancora una volta la pienezza del frutto, i primari e, ancor prima, l’ampiezza dei profumi. Vino da bere oggi e godere nell’evoluzione.
Quello che ti do
Stasera
È questa canzone
Onesta e sincera (onesta e sincera)
Certo che potevo sai
Approfittar di te
Ma dopo come facevo
A fare senza se”
Vino bianco 2017 “Il Dissidente” (“Vita spericolata” – 1983)
“L’idea – spiega il patron di Lodi Corazza – era quella di dare vita a un macerato, o a un ‘orange’ come lo chiama qualcuno, che sapesse di uva e non di aceto. ‘Il Dissidente’ è uno ‘smacerato’, che dematerializza l’idea dei macerati che si trovano spesso in giro”. Game, set, match. Ha detto tutto Cesare. Sei mesi sulle bucce per questo unconventional Pignoletto, prodotto in sole 800 bottiglie. Una chicca, da provare almeno una volta nella vita.
Voglio una vita che se ne frega
Che se ne frega di tutto, sì”
Colli bolognesi Barbera Doc frizzante 2018 (“Eh…già” – 2011)
Bell’equilibrio tra frutto e acidità (freschezza), con prevalenza di un frutto rosso e nero ancora una volta gustoso, ricco, pieno. Vino da mortadella, facile, beverino. Una “diavoleria” di Cesare Corazza, che non stanca mai. Come quella di Vasco.
Eh già
Sembrava la fine del mondo
Ma sono ancora qua
Ci vuole abilità
Eh, già
Il freddo quando arriva poi va via
Il tempo di inventarsi un’altra diavoleria”
Colli Bolognesi Barbera Doc 2015 “Castel Zola” (“Senza parole” – 1999)
Una Barbera in purezza, pensata e lavorata per risultare un grande vino. Tre anni di affinamento in rovere, utili a smussare le asperità del vitigno. In bocca, di fatto, questo rosso si esprime su una gran eleganza, una bella freschezza, frutto e una componente salina non indifferente. Chiude su accenno leggero speziato e su un frutto di grande precisione, connotato da ritorni di preziosi frutti di bosco. Chapeau.
E ho guardato dentro un’emozione
E ci ho visto dentro tanto amore
Che ho capito perché non si comanda il cuore
E va bene così, senza parole”
Vsq Pignoletto spumante Doc non dosato “1877” (“Splendida giornata” – 1982)
Vendemmia 2016, 24 mesi sui lieviti, Grechetto gentile in purezza. Nel calice c’è una passeggiata al mare, su una spiaggia che s’affaccia su una terrazza rigogliosa di macchia mediterranea. Su questo sottofondo, le note di lisi si alternano a quelle d’agrumi, prima di tornare protagoniste in un retro olfattivo di ottima persistenza. L’estate, i colori, un aperitivo al calare del sole: in una parola, l’amore spumeggiante di Lodi Corazza per il Pignoletto.
Quello che conta è che sia stata
Una splendida giornata
Stravissuta, straviziata, stralunata
Una splendida giornata
Sempre con il sole in faccia fino a sera
Finché la sera di nuovo sarà”.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.