A Live Wine 2019 “Mr. Brett”: il vino brettato “per intenditori” che costa 8 euro

Storia di un Cabernet “brettato” ma felice, come il vignaiolo che lo produce: “Faccio il vino come viene”

MILANO – Brettato è bello. Si chiama “Mr. Brett” il vino rosso più controverso scovato e degustato a Live Wine Milano 2019, il Salone Internazionale del Vino Artigianale andato in scena domenica 3 e lunedì 4 marzo (qui i migliori assaggi).

Un vino chiaramente infestato dal brettanomyces, messo comunque in vendita dal produttore alla “modica” cifra di 8 euro. A conti fatti, più di quanto possa costare a un milanese un giro in stalla, in qualche cascina o agriturismo del Parco del Ticino.

Roba da far impallidire pure il Rosario Scimoni (alias Alberto Sordi) di quel capolavoro che è “L’Arte dell’arrangiarsi”.

“Io cerco di avere prezzi abbastanza democratici su tutta la linea”, sostiene di fatto il “papà” del vino rosso da tavola “Mr. Brett”, un Cabernet Sauvignon vendemmia 2013.

Si chiama Mathieu Ferré ed è il figlio del cantautore, poeta ed anarchico monegasco Léo Ferré. Mathieu è titolare dell’Azienda Agricola San Donatino di Castellina in Chianti (SI). E non ci gira troppo intorno, nel spiegare “il senso” dell’etichetta: “Faccio il vino come viene. Aiuto solo l’uva a trasformarsi in vino, senza cambiare l’essenza della natura”.

Non fa una grinza. Ma il rischio, chiediamo a Mathieu, non è quello di danneggiare l’immagine dei vignaioli naturali attraverso l’esaltazione di un palese difetto, proclamato a chiari “versi” in etichetta?

Non sono poi così famoso – replica Ferré – sono un vignaiolo piuttosto sconosciuto. Non sono nella vetta dei nomi celebri. E non mi interessa neanche esserci, tra l’altro.

Il brett è considerato un difetto ma secondo me, in certi limiti, è quello che fa il successo di alcuni vignaioli, come dimostrano alcuni casi in Borgogna. Il brett fa bene al vino. Lo struttura, gli dà una complessità che potrebbe non avere”.

LA GENESI DI “MR. BRETT”
Come è nata l’idea di imbottigliare “Mr. Brett”? “Nel 2013 ho avuto un serbatoio che ha preso una strada in modo autonomo, non è stata una cosa voluta. E’ stato un po’ un problema per me. Probabilmente c’era fin dalla vigna, perché quei lieviti sono già lì. Lo buttavo via o lo imbottigliavo?”.

No doubt. “Ho deciso di metterlo in bottiglia con questa etichetta esplicita, per ben avvertire il consumatore di cosa si tratta, anche se molta gente non sa neppure cosa sia il Brett”.

Del resto, sostiene Mathieu Ferré, “questo è un vino per le persone che se ne intendono, per gli addetti ai lavori“. Mica poco.

“Ricordo che quando l’ho imbottigliato era ancora più evidente la devianza dovuta al brettanomyces – dichiara il vignaiolo intervistato a Live Wine Milano 2019 – ma è una cosa volatile che col tempo è svanita, sebbene il vino sia modificato nella fibra, nel suo Dna, nella sua natura profonda”.

Chi lo compra? “Qualche enoteca, qualche ristorante. Si lavora molto anche con la vendita diretta. Ne ho fatte solo 600 bottiglie, dunque poche. Diciamo che non è il vino che si vende maggiormente”, conclude Mathieu, sorridendo. E voi, che fate? Versate? Cin, cin.

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