La Liguria è un’isola mancata. Una terra di contrasti e contraddizioni, stretta tra il mare e la montagna, capace di custodire i propri tesori gelosamente. Tra questi va annoverato il Granaccia. Un vitigno di grande tradizione, che dà vita a un vino rosso ancora poco conosciuto. Una “mosca bianca”, in una regione rinomata per vini come Vermentino e Pigato. Un’uva pirata dell’area mediterranea, la cui origine è contesa tra la Spagna (dove è nota come Garnacha) e la Francia (Grenache). Tra i due “litiganti”, la Liguria gode. E lo fa ancor più la Sardegna, dove ha assunto il famoso nome di Cannonau. La sua introduzione nella Repubblica di Genova, nel Settecento, si deve ad alcune famiglie di Quiliano, comune di 7 mila anime della provincia di Savona che, da quasi 20 anni, le rende omaggio con l’evento “Granaccia e Rossi di Liguria“.
Determinanti, all’epoca, i viaggi dei commercianti liguri nella penisola iberica, in cui divennero proprietari di terre e vigneti. Lì prelevarono il vitigno. Reimpiantandolo a Quiliano e nella Valle del Letimbro. È la rete di imprese Vite in Riviera presieduta da Enrico Massimo che ha celebrato il vitigno lo scorso 17 novembre, al Palasport di Quiliano. Un’iniziativa che ha visto, sotto lo stesso tetto, i produttori del Ponente e del Levante, uniti nella promozione dei rari esempi di vini rossi della Liguria, capitanati proprio dalla Granaccia. Ecco i migliori assaggi, suddivisi sulla base delle due interpretazioni del vitigno. La prima, più “leggera”, spensierata e beverina, capace di esaltare la componente fruttata con vinificazioni in acciaio e, in alcuni casi, parziali passaggi in legno; la seconda più “strutturata”, con ricorso al legno per favorire una maggiore complessità, rendendo il vino più corposo e adatto all’abbinamento a tavola.
MIGLIORI GRANACCIA DELLA LIGURIA: VERSIONE “LEGGERA”
- Riviera Ligure di Ponente Dop Granaccia 2023 “San Giorgio”, Fontanacota di Berta Marina
- Colline Savonesi Igt Granaccia 2023, Cascina Fèipu dei Massaretti
- Colline Savonesi Igt Granaccia 2023 “Gigò”, Azienda Biologica BioVio
- Vino Rosso “Pellandrun”, Andrea Bruzzone
- Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2020 “Cian di Previ”, Poggio dei Gorleri
- Colline Savonesi Igt Granaccia 2023, Innocenzo Turco
- Granaccia Igt 2022 “Anna”, La Vecchia Cantina
- Granaccia 2023, Dell’Erba Azienda agricola (anteprima, non ancora in commercio)
- Igt Colline Savonesi 2022 Granaccia “Gublót”, RoccaVinealis
- Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2022 “Costa De Vigne”, Massimo Alessandri
MIGLIORI GRANACCIA DELLA LIGURIA: VERSIONE “COMPLESSA”
- Liguria di Levante Igt 2022 Terrarossa, Azienda agricola La Polenza – Cinque Terre
- Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2020, Cantine Sansteva
- Riviera Ligure di Ponente Doc Granaccia 2019 “Shalok”, Poggio dei Gorleri
- Colline Savonesi Igt Granaccia 2021 “Cappuccini”, Innocenzo Turco
- Igt Colline Savonesi 2022 Granaccia “Drü”, RoccaVinealis
GRANACCIA: CI CREDONO ANCHE I GIOVANI IN LIGURIA
Tra i migliori vini degustati a Granaccia e Rossi di Liguria 2024 spiccano soprattutto le versioni “fresche”, non necessariamente d’annata corrente (la 2023), ma con vinificazione in solo acciaio. Il vitigno mostra così il suo volto più spensierato, che lo avvicina in maniera decisa a quelli che sono i gusti dei consumatori moderni: frutto al centro del sorso e tenori alcolici moderati. Non è un caso se alcune cantine liguri non propongano più la tipologia di Granaccia vinificata in legno. E il futuro sorride alla Granaccia, con giovani cantine che si cimentano per la prima volta con la varietà.
È il caso di Dell’Erba Azienda agricola di Albenga che, con Giulia Dell’Erba, fa parte della costellazione di vignaioli Fivi. Una cantina di cui si sentirà certamente parlare (bene) in futuro. Colpiscono poi alcune “gamme” decisamente complete, che includono entrambe le versioni di Granaccia: quella leggera e quella più complessa. Da provare, in quest’ottica, le linee di Innocenzo Turco, Poggio dei Gorleri/Cantine Sansteva e RoccaVinealis. Spazio anche per un consiglio d’assaggio fuoriprogramma: il Rossese di Campochiesa de La Vecchia Cantina, delizioso vino rosso ligure prodotto dall’omonima varietà che sta ormai scomparendo, custodita con amore e passione dalla famiglia Calleri.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.