Livon, nuova cantina per i 60 anni a San Giovanni al Natisone

Investimento da oltre 1,5 milioni per lo storico brand dei vini del Friuli, che vira su legno grande e “uova” di cemento

Livon, nuova cantina per i 60 anni a San Giovanni al Natisone. Nella foto Matteo e Valneo Livon
Livon
festeggia i propri 60 anni in perfetta continuità col passato e guardando al futuro con fiducia. Entro la prima metà del 2025 sarà inaugurata a San Giovanni al Natisone (Udine) la nuova cantina delle Aziende agricole Livon. Uno spazio di 1.500 metri quadrati – alle spalle dell’attuale edificio, in frazione Dolegnano – che ospiterà, oltre agli uffici amministrativi, anche le sale per la produzione del vino. Si tratta dell’ennesimo
 investimento della famiglia Livon, diventata dal 1964 sinonimo e brand internazionale dei vini del Friuli Venezia Giulia. La nuova cantina Livon sarà un luogo che privilegerà la praticità e l’ospitalità, con una nuova sala degustazione. Senza dimenticare il design.

Il progetto è stato infatti affidato all’architetto Enrico Franzolini, noto per le sue collaborazioni con icone del settore del mobile come Alias, Cappellini, Foscarini, Knoll International e Moroso. Un’operazione di riqualificazione di alcuni edifici abbandonati – demoliti e ricostruiti all’insegna della sostenibilità, con 80 kilowatt di impianto fotovoltaico – per una spesa che si aggira attorno a 1,5 milioni di euro, escluso il costo delle nuove attrezzature. In arrivo diverse botti di legno grande da 25 ettolitri, di svariate tostature, prodotte dal noto brand Garbellotto. Nonché dieci “uova” di cemento da 100 litri.

LIVON, NUOVA CANTINA E CAMBIO DI PASSO STILISTICO

La scelta di nuovi legni grandi – e non di barrique – sottolinea il cambio di passo della cantina friulana, anche sul fronte enologico-stilistico. In occasione dei festeggiamenti dei 60 anni andati in scena a metà settimana, la verticale 1997/2021 di Braide Alte – vino bianco icona della Linea Gran Cru Livon – ha evidenziato un certo desiderio di venire incontro ai nuovi trend di consumo, con una nuova annata (la 2021, per l’appunto) meno opulenta e “grassa” rispetto alle precedenti, ancor più incentrata sulla freschezza e sulle note tipiche di una delle varietà più diffuse e apprezzate al mondo, il Sauvignon Blanc (la varietà principale del “cru misto” Braide Alte, che comprende anche Chardonnay, Moscato Giallo e Picolit).

Un vino che si conferma portabandiera del Collio – pur non essendo etichettato come Doc, bensì come Igt Venezia Giulia – capace di affrontare il tempo con la disinvoltura dei grandi vini bianchi internazionali. Su tutte, strepitosa la performance di annate come la 2000 e la 2007 di Braide Alte. Segnali di grande attenzione a vini dai profili stilistici più “moderni” arrivano anche dalla Toscana e dall’Umbria, regioni in cui le Aziende agricole Livon sono presenti con due cantine, Borgo Salcetino e Fattoria Colsanto.

Braide Alte - vino bianco icona della Linea Gran Cru Livon verticale 2021-1997

COME SARÀ LA NUOVA CANTINA LIVON

Fatturato complessivo di 6 milioni di euro per il gruppo, capace di tenere sui mercati anche a fronte della sofferenza (generalizzata) dei vini rossi di Montefalco, non a caso quelli più “alleggeriti” nel corso delle ultime annate, come è parso evidente all’ultima anteprima Sagrantino. Valneo Livon è fiducioso e ricorda i passi compiuti dalla famiglia: «Siamo partiti dal Collio e anche se oggi i nostri vini sono distribuiti e conosciuti in più di 50 Paesi del mondo. Ci piace mantenere sempre vivo il legame con questa terra e il ricordo del primo vigneto e della prima cantina Vencò a Dolegna, da cui tutto è partito».

«L’idea di realizzare una nuova cantina – spiega a winemag l’amministratore delegato Matteo Livon – è nata prima del periodo del Covid. Volevamo ingrandirci, ma non a livello di produzione e di numeri, ma di possibilità offerte ai nostri ospiti, ai nostri clienti, ai nostri collaboratori, di poterci venire a visitare in un ambiente più tecnologico, più moderno». La famiglia ha così deciso l’abbattimento dei vecchi casolari agricoli abbandonati e inutilizzati, al centro della frazione di Dolegnano di San Giovanni al Natisone, già all’interno della proprietà, per costruire ex novo un edificio multifunzionale.

«Il progetto curato dall’architetto Enrico Franzolini – continua il giovane amministratore dell’azienda – prevede una zona a soppalco, dedicata agli uffici commerciali e amministrativi e alla nuova sala degustazione. Gli altri spazi ospiteranno al produzione, con i nuovi legni grandi e le cosiddette “uova” di cemento per l’affinamento. È anche prevista la realizzazione di una bellissima cucina con vista, per enfatizzare ed esaltare il concetto di abbinamento dei nostri vini con il food. Un’altra zona importante sarà quella del wine shop».

LIVON E IL FUTURO, TRA FRIULI, TOSCANA E UMBRIA

L’attuale cantina, che ospita il marchio Livon e l’altro marchio di vini friulani Villa Chiopris, sarà convertita quasi interamente a magazzino e zona di stoccaggio. Sarà conservata un’area per la vinificazione delle uve, oltre al laboratorio per le analisi e agli uffici tecnici. Le due aziende friulane della famiglia Livon producono rispettivamente 350 e 300 mila bottiglie, con due gamme ben distinte tra collina (Doc Collio, che include i cru, e Friuli Colli Orientali), e zone più pianeggianti (con vinificazione in solo acciaio).

In Toscana, Borgo Salcetino sfiora una produzione complessiva di 100 mila bottiglie. Infine, a Montefalco, la cantina Fattoria Colsanto della famiglia Livon si assesta sulle 50 mila bottiglie. Duecento gli ettari vitati complessivi di proprietà delle quattro Aziende agricole. Oltre 170 si trovano Friuli, la regione in cui l’azienda continua a investire con la passione di sempre, a distanza di 60 anni dalla fondazione e in memoria del capostipite, Dorino Livon.

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