Hibu e Dibevit (Heineken), c’è l’accordo: l’industria punta sulla birra artigianale

Ieri, 2 ottbre 2017, Hibu Società Agricola Srl, dal 2007 produttore artigianale di birra e Dibevit Import Srl, società del Gruppo Heineken dedicata all’importazione di birre premium e speciali, hanno firmato l’accordo di acquisizione.

Le birre Hibu saranno commercializzate dalla rete dei 400 distributori Ho.Re.Ca. di Dibevit che offriranno al mercato l’intera gamma Hibu.

Un portfolio di oltre 30 etichette, sia in fusti sia in bottiglia. Il birrificio Hibu, con sede a Burago di Molgora (MB), conta una decina di collaboratori e oltre 30 etichette tra Birre Perenni, Stagionali, Fugaci e Speciali.

L’OPERAZIONE
L’acquisizione da parte di Dibevit Import consentirà un quadro di sviluppo di sinergie tra le due aziende. Hibu, che sarà totalmente autonoma nella gestione delle attività, potrà avere una distribuzione capillare sul territorio nazionale grazie alla rete di distributori Dibevit che è, ad oggi, una delle più capillari in Italia. Dibevit arricchirà il proprio portfolio di birre premium e speciali con uno dei marchi più prestigiosi del panorama birrario Italiano.

“Con l’ingresso di Hibu – commenta Davide Daturi, amministratore delegato di Dibevit Import Srlinserisce – la nostra azienda aggiunge un marchio di eccellenza Made in Italy al proprio grande portfolio di brand premium e speciali. La nostra esperienza nella selezione e nella distribuzione Ho.Re.Ca di birra in Italia consentirà ai prodotti Hibu di raggiungere capillarmente tutto il mercato italiano”.

CHI E’ HIBU
Nata ufficialmente nel 2007, la storia di Hibu ha inizio dalla volontà di tre giovani amici imprenditori tra cui Raimondo Cetani, il mastro birraio che ha avviato la produzione di birra artigianale nel lontano 1999 nel garage di casa. Negli ultimi 4 anni Hibu ha sviluppato coltivazioni di orzo in circa 40 ettari in Lombardia e Basilicata.

Il fondatore e mastro birraio di Hibu, Raimondo Cetani, ha così commentato: “Era giunto il momento di crescere. L’incontro con Dibevit, realtà specializzata nella distribuzione di birre di alta qualità, ci offre l’opportunità di non rinunciare a ciò che siamo stati fino ad oggi, ingranando però una marcia in più. Non cambierà niente: andremo avanti con la stessa identità e filosofia, puntando come sempre sulla passione che ci caratterizza, in libertà, mai rinunciando alla qualità e alla creatività, verso prodotti sempre migliori”.

L’ANALISI
Alle soglie dell’estate appena trascorsa avevamo affrontato il tema: da alcuni anni i grandi gruppi industriali stanno dimostrando interesse per le birre “diverse”, artigianali, nate dallo spirito di territorialità e dalla voglia di fare di giovani mastri birrai.

E così, se prima sia assisteva ad un proliferare, sugli scaffali GdO, di birre industriali che imitano (o tentano di imitare) il gusto delle nostrane birre artigianali, ora siamo al “next level”: l’acquisizione da parte di grandi gruppi multinazionali di piccole realtà brassicole.

Nella primavera 2016 fu Birra del Borgo a capitolare sotto le lusinghe di AB Inbev (la più grande multinazionale della birra con oltre 50 miliardi di fatturato e più di 400 marchi proprietari). Ora Hibu entra nell’orbita del gruppo Heineken.

L’anno scorso non bastarono le rassicurazioni di Inbev/Birra del Borgo sul mantenimento dell’autonomia produttiva, e si ebbe una vera e propria levata di scudi dei più importanti operatori italiani ed europei della birra artigianale.

Fra essi Teo Musso (Baladin), Manuele Colonna (publican di “Ma che siete venuti a fà”), Jean Hummler (Moeder Lambic, tempio della birra artigianale di Bruxelles), Diego Vitucci (Luppolo12) e Jean Van Roy (Cantillon), compatti contro le multinazionali. Una forma di resistenza tutta europea, fatta di pub, locali e piccoli birrifici ostinatamente indipendenti “per dire no alla corsa all’acquisizione che dopo gli Stati Uniti si abbatterà presto su di noi”.

Succederà anche ora per Hibu? Come si evolverà il mercato italiano della birra? Delle 1.409 realtà artigianali della birra (dati microbirrifici.org) quante sopravviveranno al mercato ed alla “golosità” dei grandi gruppi multinazionali mantenendo un legame autentico con la propria territorialità?

Sono domande che troveranno risposta nei prossimi anni. Artefici delle risposte siamo tutti noi: birrai, publican, multinazionali e consumatori. Consumatori che, auspichiamo, siano sempre più attenti, informati e consapevoli di come anche la birra possa essere autentica espressione del territorio.

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