AssoDistil, l’Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli e acquaviti, ha presentato lo scorso 11 dicembre il primo Report di Sostenibilità, relativo ai dati del 2019, redatto in collaborazione con Lifegate e presentato da Silvia Totaro, sustainability specialist di Lifegate, nel corso di una webinar che ha visto la partecipazione Antonio Emaldi e Sandro Cobror, rispettivamente presidente e direttore di AssoDistil, Paolo De Castro, eurodeputato e membro della commissione Agricoltura e Sviluppo rurale e Filippo Gallinella, deputato e presidente della commissione Agricoltura.
Secondo la direttiva europea – afferma il presidente di AssoDistil Antonio Emaldi – nessuna delle nostre imprese è obbligata a redigere questo bilancio, ma abbiamo comunque deciso di impegnare tempo e risorse per preparare questo documento per una serie di motivi. Primo fra tutti la sensibilità verso le persone cui ci rivolgiamo che son sempre più attente, consapevoli e sensibili alle tematiche ambientali”.
“Il Report di sostenibilità – aggiunge Emaldi – permette di dare visibilità a tutta una serie di informazioni che oggi sono indispensabili se vogliamo avere un futuro migliore. Il documento inoltre è utile anche per l’impresa perché fissa dei punti di partenza e permette di valutare quelli che sono i rischi“.
Il Report è stato redatto in conformità ai Gri, Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards, il riferimento più diffuso a livello internazionale per la rendicontazione di sostenibilità, sulla base dei dati raccolti da 11 distillerie associate, in grado di rappresentare l’80% delle sezioni merceologiche di interesse, dalle acquaviti all’alcol industriale.
Si tratta di Bottega Spa, D’Auria Distillerie & Energia Spa, Distilleria Bertolino, Distilleria Deta Srl, Distilleria G. Bertagnoli Srl, Distilleria Marzadro Spa, Distillerie Bonollo Spa, Distillerie Bonollo Umberto Spa, Distillerie Mazzari Spa, Fratelli Francoli Spa e Ima Srl.
Ciò che appare dal primo Report di Sostenibilità è un quadro in cui le attività del settore distillatorio contribuiscono in maniera attiva al raggiungimento di tre dei diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile al 2030, (SDGs – Sustainable Development Goals) definiti nel 2015 dalle Nazioni Unite. In particolare gli obiettivi 6 (gestione sostenibile dell’acqua), 8 (crescita economica sostenibile ed inclusiva) e 15 (uso sostenibile dell’ecosistema terrestre).
L’analisi di Lifegate ha fatto emergere diciannove temi materiali che rispecchiano i principali impatti delle aziende sui quali è stata fatta la rendicontazione e che sono stati suddivisi e raccolti in tre “pilastri”: Profit, Planet e People.
Profit raccoglie tutte le variabili relative alla produzione “fra varietà ed unicità”, a partire dalle materie prime con un utilizzo nel 2019 di 534.230 tonnellate di vinaccia, 209.303 tonnellate di fecce, 54,448 tonnellate di frutta e 45.476 tonnellate di materie tartariche utilizzate come input di processi in grado di creare una molteplicità di prodotti diversi.
La distillazione è per sua natura un esempio di economia circolare dove per ogni materia prima lavorata si producono residui che rappresentano la materia prima per un processo a valle, creando così un modello di “ciclo chiuso“.
Circolarità che ha portato ad un risparmio di 500 mila tonnellate di Co2, all’88,9% di rifiuti avviati a riutilizzo e a meno dello 0,5% di rifiuti pericolosi prodotti. Risultati raccolti nel pilastro Planet.
Scelta di fonti energetiche rinnovabili, utilizzo di cogeneratori a biomassa, impianti di digestione, riscaldamento geotermico e sistemi di ricircolo della acque completano il quadro relativo ad una attenzione sempre maggiore alle tematiche ambientali.
Dal Report emerge inoltre come le distillerie siano esempio di sostenibilità occupazionale – People – dando impiego a 659 di cui ben l’88,2% a tempo indeterminato, 124 nuovi assunti nel 2019 con un tasso di crescita occupazionale del 19% e più di 3 mila ore di formazione erogate, pari a 4,8 ore in media per dipendete.
Un settore inclusivista, con 181 donne impiegate, ed attento ai giovani con il 16% di under 30 ed il 53% dei dipendenti nella fascia 30-50.
Un Report molto positivo ma che “è solo il punto di partenza per un processo di miglioramento continuo – conclude il presidente Emaldi – per poterci misurare in prospettiva, e che dovrà poi passare attraverso la stesura di bilanci individuali di ciascuna delle imprese”.
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