Uno spot pubblicitario, in onda dallo scorso 16 giugno, che scomoda una delle più emozionanti colonne sonore del maestro Morricone, mostra la dura bellezza della Sicilia e la racconta attraverso una poesia in dialetto siciliano. Dietro lo spot non solo un nuovo prodotto, Birra Messina cristalli di sale, ma anche un vero e proprio progetto industriale.
LA STORIA DI BIRRIFICIO MESSINA
Nata a Messina nel 1923, come “Birra Trinacria“, Birra Messina ha visto crescere la propria produzione soddisfando la domanda del sud Italia fino agli anni ’80 quando, a causa della concorrenza di marchi stranieri, si ebbero le prime avvisaglie di crisi. Nel 1988 marchio e stabilimento vengono acquistati da Dreher, gruppo Heineken. La produzione venne progressivamente spostata sull’impianto Dreher-Heineken di Massafra (Taranto) fino a giungere nel 2007 alla dismissione dell’impianto messinese.
Vicende alterne e vari tentativi di recupero fra il 2007 ed il 2011, anno delle definitiva chiusura. Nel 2013 15 ex operai decidono di investire il loro TFR per rilevare il birrificio fondando la “Cooperativa Birrificio Messina” per far riprendere la produzione di marchi locali.
Nel 2016 un nuovo impianto ed a gennaio 2019 la svolta: un accordo quinquennale con Heineken per produrre 25 mila ettolitri anno (la restante quota continuerà ad essere prodotta a Massafra) della nuova Birra Messina cristalli di sale.
Una bella storia di coraggio ed imprenditoria locale per la salvaguardia del lavoro, del territorio, dell’identità culturale. Ma dietro al progetto industriale, dietro alla nuova etichetta luminosa nel suo giocare col bianco e l’azzurro, coi decori tipici del barocco siciliano e con la nave simbolo di un luogo fulcro della comunicazione, com’è questa nuova birra? Winemag l’ha assaggiata per voi.
LA DEGUSTAZIONE
Birra di malto a bassa fermentazione stile Lager la Cristalli di sale vede nella propria ricetta proprio l’utilizzo di sale marino delle saline di Trapani. Piccole quantità aggiunte col luppolo a fine bollitura per esaltare i sapori senza rendere la birra “salata”.
Colore dorato, leggermente opaco ma al contempo luminoso. Schiuma bianca, soffice e compatta. Non particolarmente intesa al naso ha profumi freschi, agrumati e floreali. In bocca si comporta meglio che al naso regalando un sorso morbido e vellutato.
Piuttosto pieno il corpo se paragonato ad altri marchi industriali dello stesso gruppo. Piacevole e delicata lascia la bocca pulita con una punta di salinità (chissà, forse data proprio da quel pizzico di sale in ricetta) che invita al sorso successivo.
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