Il successo (meritato) dei vini del Carnuntum, la più piccola zona vinicola dell’Austria

Lavoro di squadra, regolamentazione snella e un vino fresco e fruttato, il Rubin, a fare da apripista

Vienna a ovest, Bratislava a est. Le Alpi da una parte, i Carpazi dall’altra, lungo la linea meridionale disegnata dal Danubio. La geopolitica attuale del Carnuntum fa ben comprendere come mai i Romani, tra il I e IV secolo d.C., stabilirono proprio qui, in Austria, uno dei loro centri militari e commerciali più importanti, con oltre 50 mila persone tra soldati e civili. Un’enormità, per l’epoca.

Mentre la presenza di due tra le capitali più vicine d’Europa – 68 Km, appena un’ora d’auto – continua a esercitare un valore rilevante, se non altro dal punto di vista del turismo – specie quello “lento”, che si muove in bicicletta – il Carnuntum si fa sempre più largo nella geografia del vino europeo e internazionale.

Lo fa non solo con la chiarezza (estrema) di un sistema di qualità piramidale, ma anche (e soprattutto) con vini identitari, capaci di penetrare i mercati e valorizzare specificità e cru (Ried) dei 906 ettari vitati complessivi (2.43 milioni di bottiglie l’anno, 86 mila delle quali top di gamma) che ne fanno la più piccola zona vinicola dell’Austria.

Vigne come Göttlesbrunn, Arbesthal, Höflein, Petronell e Prellenkirchen costituiscono la punta di diamante della DacDistrictus Austriae Controllatus, il corrispettivo della Doc italiana – istituita solo nel 2019 in 6 Comuni compresi tra i distretti di Bruck an der Leitha e Schwechat. Una Denominazione giovane, insomma. Ma con le idee chiarissime.

Chiara è la suddivisione del Carnuntum in tre subregioni: Leithagebirge, Arbesthaler Hügelland e Hainburger Berge, identificate principalmente sulla base della composizione del suolo. Si va da quelli pesanti, con prevalenza di argilla e presenza di loess, a quelli più leggeri, ghiaiosi, sabbiosi e calcarei.

Le varietà consentite, in pieno accordo con il marketing “origin-based” studiato dai piani alti dell’Austrian Wine Marketing Board (Awmb), sono quelle tradizionali della zona. Per i bianchi Chardonnay, Weissburgunder (Pinot Bianco) e Grüner Veltliner. Per i rossi Zweigelt e Blaufränkisch.

Uve in purezza (100%) per i vini monovarietali della Carnuntum Dac, mentre gli “uvaggi” possono contare fino a un massimo di un terzo delle varietà da Qualitätswein consentite in Austria, come Sauvignon Blanc, Cabernet Sauvignon o Merlot.

Ma ciò che rende unica questa piccola regione vinicola austriaca è il Rubin Carnuntum, tipologia presente ben prima dell’istituzione ufficiale della Dac. Si tratta di un rosso prodotto con sole uve Zweigelt da 48 delle 131 cantine locali. Per imbottigliarlo come tale occorre il parere positivo di almeno l’80% dei produttori, che si riuniscono ogni anno a tale scopo, prima dell’immissione in commercio.

Un vino giovane, fresco, di facile beva, che conserva la grinta tipica del vitigno, nonostante maturazione e caratteristiche pedoclimatiche regalino tannini piuttosto setosi. Segni particolari del Rubin? È esattamente la tipologia di rosso “agile” che cerca il mercato al giorno d’oggi. L’apripista per i vini top di gamma.

Un successo parso chiaro anche alla prova del calice di “Explore Carnatum“, l’evento digitale andato in scena dal 22 al 26 marzo 2021, utile a mettere in contatto i vigneron della zona con i buyer e la stampa internazionale.

Ben 2.154 i vini spediti in bottiglie “mignon” in 21 Paesi del mondo, tra cui l’Italia rappresentata da WineMag.it. Un evento utile a sopperire alla cancellazione di appuntamenti cruciali per il vino austriaco, come la ProWein di Düsseldorf e il VieVinum di Vienna, considerabile il “Vinitaly austriaco”.

Nell’arco del primo anno dall’istituzione della Dac Carnuntum – spiega il presidente Robert Payr – siamo stati in grado di esportare il 23% dei vini, il che dimostra la bontà dell’implementazione del sistema di origine. La tendenza, peraltro, è chiaramente in aumento».

Anche se, tra gioventù e pandemia, è presto per tirare le somme, i mercati più importanti per il Carnuntum si sono rivelati Germania, Svizzera, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Danimarca. Altri, tra cui Russia, Regno Unito, Polonia, Repubblica Ceca, Finlandia e Svezia, sono stati approcciati grazie all’evento digitale di marzo.

I vini del Carnuntum – continua Payr – sono tipicamente venduti nei ristoranti austriaci, quindi la pandemia ha enormi conseguenze su noi produttori. Tuttavia, già a maggio 2020 sono state avviate degustazioni ed eventi online per i consumatori, aprendo un nuovo canale di comunicazione e distribuzione».

«La nostra regione vinicola, sia con gli eventi online per i consumatori, sia con la fiera online “Explore Carnuntum” – conclude il presidente del locale Consorzio – ha mostrato un forte senso di comunità e cooperazione che si spera aiutino l’immagine complessiva e la distribuzione dei vini, anche in tempi migliori».

EXPLORE CARNUNTUM, LA DEGUSTAZIONE

LE CANTINE

  • WEINGUT ARTNER
  • WEINGUT GOTTSCHULY-GRASSL
  • WEINGUT PAYR

I VINI DI WEINGUT ARTNER

Carnuntum Dac Ried Kirchberg Höflein Grüner Veltliner 2019: 85/100
Frutta esotica, limone, tocco di pepe e cardamomo. Bianco dal corpo medio, bella pienezza del frutto e freschezza, prima dell’allungo salino. Vino che abbina larghezza a verticalità. Buona prospettiva di evoluzione.

Carnuntum Dac Rubin Carnuntum Zweigelt 2019: 87/100
Bel colore, viola luminoso. Bel frutto di bosco e tensione al palato. Un vino essenziale, a cui non manca nulla, facile da abbinare alla cucina, a tutto pasto. Tannino fitto, ma fine. Tocco di legno in chiusura, affumicato, caffè, caramella mou, che andrà certamente a integrarsi meglio col frutto, nei prossimi mesi.

Carnuntum Dac Höflein rot Cuvée Barrique 2018: 88/100
Bel colore profondo, dall’unghia luminosa. Vino che, al naso, lascia grande spazio alle note fruttate, come ciliegia e prugna, mature ma composte, così come a ricordi fumé. Al palato una perfetta corrispondenza e a un tannino addomesticato, elegante. Grande gastronomicità, per un nettare pieno e corposo, che non stanca.

Carnuntum Dac Ried Steinäcker 1ÖTW Höflein (single vineyard) 2018: 89/100
Zweigelt in purezza su suoli ricchi di loess. Tanto fiore nel calice, violetta e frutto finissimo, tra il bosco e la ciliegia selvatica. Pregevoli note affumicate, conferite dall’affinamento in legno, per nulla invasivo. Al palato una gran bella freschezza, oltre alla riconferma (attesissima) della precisione del frutto. Un altro vino perfetto per la cucina, in crescendo di elaborazione del piatto, rispetto ai precedenti.

Carnuntum Dac Ried Kirchweingarten 1ÖTW Höflein 2018: 92/100
Il vino della vigna posta vicino alla chiesa del paese, come suggerisce il nome: Blaufränkisch in purezza. Il frutto appare più maturo rispetto agli altri vini di Artner in degustazione, ma conserva compostezza e precisione. Maggiore anche l’apporto dei terziari in un nettare che abbina concentrazione e succosità a essenziali note “pietrose”, minerali, e che si chiude su un bell’allungo secco. Pregevole l’evoluzione nel calice, con l’ossigenazione che lascia spazio a liquirizia e note di erbe mediterranee.

Carnuntum Dac Ried Aubühl 1ÖTW Höflein 2018: 94/100
Vino piuttosto nuovo per la cantina, la 2017 è stata la prima vendemmia del cru. Primo naso su un letto di frutta di bosco di gran precisione e croccantezza, da cui emergono chiari lampone e fragolina di bosco. Il frutto più succoso della batteria, abbinato alla più compatta versione dei tannini, pur eleganti. Vino esemplare, di gran prospettiva.


I VINI DI WEINGUT GOTTSCHULY-GRASSL

Carnuntum Dac Chardonnay 2019: 86/100

Chardonnay molto profumato. Tanto esotico e tanto citrico, agrume. Al palato buon ritorno delle note esotiche tropicali, molto precise. Buon vino, molto ben fatto, piacevole, beverino. Chiude anche su un leggero verde, da buccia di lime. 12.5%.

Göttlesbrunn Carnuntum Dac Chardonnay Weißburgunder 2019: 85/100
Esposizione Sud-Sud Est, molta clay e sabbia e parzialmente loess. Foresta alle spalle del villaggio Gottlesbrunn. Qui si ottengono juicy wines. Marriage beetween Pinot Blanc e Chardonnay. Pinot Blanc 6 mesi su fine lees in steal e small oak. On skin anche lo Chardo. Fermetazione spontanea. Vino più in punta di piedi, erbe e yellow fruit. Vendemmia non calda come le altre. Bella tensione di fatto, vino che si regge sull’equilibrio tra freschezza e un frutto non esplosivo. Alcol molto integrato.

Rubin Carnuntum Dac Zweigelt 2019: 88/100
Al naso molta spezia e un’impronta mediterranea, oltre al consueto frutto. Terziari piacevoli, attorno al cioccolato e al caffè. Al palato buona corrispondenza e un’estrema succosità e precisione delle note fruttate. Vino dalla beva instancabile, tannini presenti ma soffici a supportare l’anima juicy.

Lower Austria Merlot 2017 “Rotundo”: 87/100
Si cambia vendemmia e uva, passando a un Merlot 100%, perfettamente acclimatato da queste parti. Bel colore e naso che si muove sinuoso, come suggerisce il nome, su note morbide di frutta matura. Così il palato, che chiude su frutto e ritorni di spezia e terziari dolci, piuttosto preponderanti.

Lower Austria 2017 Cuvée G3: 92/100
Zweigelt, Merlot, Syrah si dividono equamente l’uvaggio. Bel colore rubino, mediamente trasparente. Al naso combinazione assoluta tra le note tipiche dei vitigni. Lo Zweigelt con la ciliegia, il Merlot con la prugna e il Syrah con le spezie. Un vino che abbina carattere e agilità di beva assoluta, grazie anche ad eleganti tannini.

Carnuntum Zweigelt 2018 Ried Aubühl 1ÖTW Höflein: 93/100
Il single vineyard di Gottschuly-Grassl si presenta nel calice di un rubino brillante. Vino connotato da ricordi di ciliegia, tabacco e un tocco di spezia nera. Tannini fini e salinità conferiscono al nettare una bella coperta su cui stendere il frutto più succoso della batteria. Terziari, verde e spezie in chiusura: cioccolato, radice di liquirizia, tocco di rabarbaro. Gran prospettiva in divenire.


I VINI DI WEINGUT PAYR

Carnuntum Dac 2020 Grüner Veltliner Löss Bio: 88/100

Vino non certo giocato sull’esplosività del frutto, bensì sull’eleganza, tocco leggero anche di pepe bianco. Agrumi in grande spolvero, vino che affetta come una lama il palato, godibilissimo, supportato da freschezza e salinità.

Carnuntum Dac 2020 Chardonnay Lehm Bio: 85/100
Super frutto, vino piuttosto “grasso” ma fresco. Al naso bei richiami agrumati che si ritrovano anche in chiusura. Ananas, tropicale, in centro e al sipario. Chiusura asciutta, nonostante grassezza.

Lower Austria Sauvignon Blanc Selection Bio: 89/100
Sorprendente risultato per questo Sauvignon in purezza che non gode della denominazione locale, ma è prodotto con uve raccolte interamente in zona. Molto mature le note esotiche a polpa gialla, ben abbinate a freschi richiami di agrumi. Ottima corrispondenza naso bocca, che abbina larghezza e verticalità in maniera esemplare. Ottima anche la persistenza. Vino molto diverso dai Sauvignon tesi e “duri” della Stiria austriaca, ma comunque ben rappresentativo.

Rubin Carnuntum Dac Selection Zweigelt 2019: 89/100
Splendido frutto anche qui, ma vino molto teso. Tannino accompagna il sorso, senza fare il protagonista, anzi, ben avvezzo nella parte del contraltare al succo (ciliegia), da buona spalla teatrale. Alcol (13.5%) perfettamente integrato. Freschezza molto netta, tanto quanto la vena juicy. L’affinamento in legno a conferire un po’ più di complessità, anche al palato.

Carnuntum Dac 2017 Ried Steinäcker 1 ÖTW Zweigelt Höflein: 94/100
Single vineyard. Molta pienezza del frutto e una tostatura del legno più accentuata rispetto al precedente. La stessa ciliegia, ma ancor più concentrata e piena. Il tannino è meno maturo, ma comunque elegante e di assoluta prospettiva: la posizione del vigneto parla chiaro, più al fresco rispetto ad altri nella zona. Vino caratterizzato da una bevibilità estrema, con chiusura freschissima e vena salina a chiamare, irresistibilmente, il sorso successivo.

Carnuntum Dac 2017 Ried Spitzerbeg 1 ÖTW Blaufränkisch Prellenkirchen: 95/100
Vino manifesto della denominazione, l’ennesimo caratterizzato da un naso precissimo (oltre al frutto, fiori di viola e spezia) una beva agilissima, tutto frutto croccante, succoso e freschezza. Un’etichetta di assoluta prospettiva, che racconta – oltre al territorio – la grande stima di Robert Payr per i produttori piemontesi di Nebbiolo e Barolo.

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