A quasi un anno esatto dalle prime avvisaglie, scoppia la guerra tra Comune di Rovato e Consorzio Franciacorta. L’ente che tutela la denominazione spumantistica è impegnato a difendere il nome Franciacorta dal presunto utilizzo abusivo da parte del Comune alle porte di Brescia, parte integrante del territorio della Docg e vera e propria “capitale” del territorio. Oggetto del contendere non è solo la parola in sé, ma anche la grafica utilizzata dall’ente comunale per pubblicizzare una rassegna culturale locale. La contesa è legale e si gioca ora nelle aule dell’Ufficio italiano brevetti e marchi (Uibm). A definire i contorni esatti della curiosa vicenda è il quotidiano di informazione online Prima Brescia.
COMUNE DI ROVATO E CONSORZIO FRANCIACORTA AI FERRI CORTI
Tutto ha inizio il 29 gennaio 2024, quando il Comune di Rovato presenta domanda all’Uibm per registrare il marchio legato alla rassegna culturale “Franciacorta la magnifica città, incontri e passeggiate nella cultura“. L’obiettivo, inizialmente, era proteggere il marchio del “Chilometro del manzo all’olio”, ma l’opportunità ha portato a includere anche la rassegna culturale. Una scelta che il Consorzio Franciacorta non ha tardato a contestare.
Si arriva così al 2 settembre 2024, data in cui Rovato riceve una diffida legale. Secondo il Consorzio, il Comune avrebbe fatto «un utilizzo illecito» del termine Franciacorta, configurando un caso di concorrenza sleale e sfruttamento indebito della Docg. La richiesta? Ritirare la domanda di registrazione e cessare ogni utilizzo del marchio. Il sindaco di Rovato, Tiziano Belotti, ha però respinto le accuse. Sottolineando che «Franciacorta è un toponimo che identifica un’area geografica storica e amministrativa». Nelle memorie difensive, il Comune di Rovato ha negato «ogni confusione possibile con il marchio del Consorzio».
LE POSIZIONI DEL CONSORZIO FRANCIACORTA E DEL COMUNE DI ROVATO
Il Consorzio, nato nel 1990 per tutelare la Docg Franciacorta, evidenzia il valore commerciale e culturale del nome. Nel documento di opposizione, si sostiene che il marchio del Comune configurerebbe uno «sfruttamento del segno notorio» e potrebbe ingannare il pubblico. Inoltre, vengono evidenziate similitudini tra i due marchi, come la comune presenza della parola Franciacorta e una stilizzazione della lettera F.
Il Comune, dal canto suo, ribadisce che Franciacorta è patrimonio di tutti i cittadini del territorio. Sottolinea come Rovato, da sempre identificato come capitale storica della Franciacorta, abbia il diritto di usare il nome per promuovere il proprio patrimonio culturale. Nelle memorie presentate, si contestano le accuse di confusione o sfruttamento, evidenziando che gli eventi culturali organizzati non sono a scopo di lucro.
LA GUERRA DEL FRANCIACORTA SI ALLARGA?
Gli amministratori di Rovato accusano inoltre il Consorzio di un « atteggiamento monopolistico», denunciando diffide inviate ad altre realtà locali per limitare l’uso del termine Franciacorta. «Il Consorzio – sostiene il Comune – riduce la Franciacorta a un negozio di vini, ignorando la storia, la cultura e le altre attività agricole che caratterizzano il territorio». La questione pone interrogativi importanti. Può un ente pubblico utilizzare un nome fortemente legato (anche) a un prodotto commerciale, o meglio a una Docg? Secondo il Comune, la risposta è sì. «Non esiste alcuna legge che possa impedire l’uso del toponimo da parte di un ente pubblico», si legge nelle memorie difensive. L’ultima parola sarà dell’Ufficio italiano brevetti e marchi. [Qui l’articolo integrale di Prima Brescia]
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.