«Le frodi alimentari? Bombe e mitra col silenziatore». Il libro shock dell’ex ispettore

Le confessioni dell’agronomo Gianfranco Scarfone, dopo 42 anni all’Icqrf in Calabria e al Noc

«Le frodi alimentari? È come usare bombe e mitra. Si muore lo stesso, ma col silenziatore». «Se mi viene un tumore non è come se m’avessero sparato?». «In Italia mancano magistrati specializzati nell’agroalimentare: ne basterebbero tre, uno al Nord, uno al centro, l’altro al Sud». «Le infiltrazioni della mafia, della camorra e della ‘ndrangheta nell’agroalimentare? Solo dove c’è da guadagnarci coi fondi europei».

Stralci, taglienti come la lama di un coltello, dell’intervista concessa a WineMag.it dall’agronomo Gianfranco Scarfone, 67 anni, una vita spesa all’Icqrf della Calabria, distaccamento dell’Ispettorato centrale qualità repressione frodi del Mipaaf, nonché al Noc.

Smessi i panni del “controllore” e ormai in pensione, dopo 42 anni di servizio, Scarfone ha preso carta e penna e messo nero su bianco «Frodi – Confessioni di un repressore», libro edito da Link Edizioni e disponibile sugli store Amazon e Mondadori.

«In fondo mi era tutto chiaro quando entrai a far parte della squadra Servizio Repressione Frodi – si legge sulla quarta di copertina – sapevo che non mi sarei occupato di semplici controlli nel settore agroalimentare. Sapevo che presto il mio modo di vedere le cose, di sentire i profumi, di percepire i sapori, sarebbe cambiato per sempre».

E oggi, mentre la fine di questa storia s’avvicina, mi porto dentro l’angoscia di chi non riesce a entrare in un supermercato da cliente, uno di quelli che pensano solo a riempire il carrello, rovesciando dentro una confezione dopo l’altra, senza niente per la testa se non comprare e comprare.

Vorrei scegliere cosa portare a casa lasciandomi convincere dal colore del pacchetto, dal prezzo scontato, da uno spot divertente visto la sera prima in tv. O più semplicemente da un odore. Ma so che non accadrà, non più. Io non sono quel genere di persona: io controllo.

«Sono l’uomo giusto – aggiunge Gianfranco Scarfone – se vi serve una ragione per stare lontani da qualcosa che vorreste mangiare o bere. E in genere ce n’è sempre più di una, non si scappa. Questa è la storia che mi tiene sveglio. La mia storia, la storia che non mi lascia riempire quel maledetto carrello. Il racconto in prima linea di chi ha combattuto le grandi contraffazioni alimentari».

Dottor Scarfone, perché oggi questo libro e non ieri?

In «Frodi – Confessioni di un repressore» c’è il 30-40% di quello che è a mia conoscenza. Capisce bene che non potevo assolutamente dire tutto all’epoca: significava non mangiare più niente. Ho dovuto attendere la pensione. E in ogni caso il libro è suddiviso in due parti.

Nella prima racconto alcune delle operazioni più eclatanti compiute in qualità di ispettore dell’Icqrf, senza indicare i nomi delle aziende coinvolte, molte delle quali già finite su tutte i giornali, all’epoca dei fatti. La seconda parte è invece frutto della presa di coscienza che la gente non sa cosa mangia: un monito a una maggiore consapevolezza alimentare.

Un libro che ho voluto dedicare al dottor Giuseppe Fraggetta dell’Ufficio Repressione Frodi di Catania, che conobbi a Napoli nel 1987. “Pippo”, purtroppo scomparso, è stato sicuramente il migliore dirigente che l’Ispettorato Repressione Frodi abbia mai avuto: lo porterò sempre nel cuore, ovunque si trovi.

Lo stesso Giuseppe Fraggetta coinvolto in un’inchiesta sulla sofisticazione del passito di Pantelleria di Abraxas, cantina dell’ex ministro Calogero Mannino?

Sì, fu un periodo molto brutto per lui. Fu incriminato per falso ideologico e coinvolto per via di una telefonata con l’ex ministro. Il procedimento risale al 2007, sono stati poi tutti prosciolti dalle accuse.

Può darci qualche anticipazione sul libro?

Preferisco raccontare qualcosa che non ho scritto. Come quella volta in cui scoprimmo un’intercapedine nei silos di acciaio di una cantina della Puglia, finiti poi sotto sequestro: le vasche sembravano vuote e di fatto avevano tutti i bocchettoni aperti. In realtà i titolari ci stipavano segretamente acqua e zucchero, utile all’adulterazione dei vini non italiani. Scoprimmo infatti che le cisterne dovevano finire in Champagne.

Un’altra operazione clamorosa riguardò l’olio, sempre al Sud. Se oggi questo prodotto è molto difficile da sofisticare è anche merito di chi, ai tempi della pioggia di elargizioni statali note come “aiuto al consumo”, scoprì intere raffinerie intente alla produzione di olio extravergine d’oliva con oli estratti dai semi di nocciola.

Oggi, piuttosto, occorre fare attenzione agli oli troppo economici che non sono né piccanti né amari: molti di questi finiscono quotidianamente nelle case degli italiani. Come dicevo, uno degli scopi del libro è proprio l’aiuto ai consumatori nelle scelte della spesa, al supermercato.

Con quale meccanismo vengono attivati i controlli delle forze dell’ordine e dell’Icqrf? Siamo a conoscenza di diverse aziende vitivinicole setacciate da capo a fondo più volte, durante la vendemmia. Altre, invece, non vengono mai controllate.

Partiamo dal presupposto che, anche grazie alla digitalizzazione, il personale in forza oggi all’Icqrf, pur essendo preparatissimo, è numericamente in sofferenza. Altro limite, riscontrato sin quando ero in servizio, riguarda l’aspetto organizzativo: a inizio anno si stabiliscono a Roma le priorità, in una riunione ad hoc a cui partecipano tutti i responsabili.

Se si esce dal “seminato”, procurando ulteriore lavoro, si rischia di disturbare l’attività programmata, aggiungendo carne al fuoco non gestibile. Poi c’è il nodo dei premi di fine anno: si pensa a raggiungere gli obiettivi prefissati e basta, accantonando altre questioni. Devi prelevare tot campioni? Sono quelli basta, né uno più né uno meno.

Frodi agroalimentari: pene più aspre e introduzione del reato di "Disastro sanitario"

Al vostro fianco ci sono le forze dell’ordine: Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza

Certo, fanno a gara per lavorare al nostro fianco e sono preziosissimi. Oggi però occorre produrre troppa “carta”, c’è troppa burocrazia alle spalle di ogni controllo. Il contrasto alla frode alimentare è sempre stata una materia troppo astratta, a troppi livelli.

Come rimediare?

In un certo senso, digitalizzazione, registri telematici come quello del Sian e l’apertura a organismi esterni come Valoritalia sono state mosse di grande aiuto. Ma personalmente avrei salvato la Forestale, accorpandola all’Icqrf. E poi mi piacerebbe vedere magistrati molto più ferrati sul settore agroalimentare.

Se non altro occorrerebbero almeno tre maxi referenti: uno al Nord, uno al centro Italia e l’altro nel Sud. Tre super magistrati dell’antisofisticazione alimentare, a cui non dover spiegare per filo e per segno ogni fascicolo dell’Icqrf in materia di contrasto alle frodi, per evitare che fascicoli “pesanti” vengano accantonati solo perché non compresi a fondo. Vorrei che qualcuno portasse avanti questa mia battaglia, a livello istituzionale.

C’è davvero questo rischio?

Ricordo quando, per puro scrupolo e abitudine, mi presentai in Tribunale in occasione di un dibattimento e fui quasi accolto come il Salvatore da una magistrata. Mi disse che era stata appena nominata e che non aveva avuto modo di approfondire tutti i fascicoli, molti dei quali necessitavano competenze molto tecniche sul sistema di sofisticazione messo in atto dagli imputati. Grazie al mio intervento, non dovuto ma frutto del mio scrupolo, il processo finì con diverse condanne.

Oppure ricordo ancora quella volta in cui partecipai a un’operazione in cui scovammo ingenti quantitativi di alcool isopropilico in un’azienda del settore agroalimentare. Per la cronaca, si tratta di un solvente cancerogeno.

Il sequestro fu convalidato da un magistrato che arrivò scortato da 6 carabinieri armati, perché le sue competenze specifiche erano nell’antidroga e nel traffico di armi. Mi disse: «Mi spieghi di cosa diavolo si parla e convalido il sequestro». Andò a finire bene anche quella volta.

Eppure lei sostiene che oggi non è più possibile realizzare le sofisticazioni descritte nel libro: perché? Negli ultimi 30 anni si è evoluta più la macchina della sofisticazione o la macchina dell’antisofisticazione?

Le inchieste, in molti casi, hanno trasformato radicalmente il tessuto imprenditoriale. In materia olearia, basti pensare al numero incomparabile di raffinerie presenti negli scorsi decenni in Italia e oggi presenti invece in paesi come Spagna e Portogallo.

Se da un lato si è dato un taglio a meccanismi di contraffazione e frode, dall’altro non si può non considerare il “danno collaterale” causato al Paese, dal punto di vista dell’occupazione.

Nel rispondere alla domanda, direi che oggi le frodi in campo alimentare sono molto più difficili da compiere rispetto al passato, anche grazie alla preparazione del personale dell’Icqrf, invidiata e imitata in tutto il mondo.

La criminalità organizzata ha interessi nelle frodi?

La criminalità organizzata è marginalmente interessata dal fenomeno propriamente definibile come “frode alimentare”. Mafia, camorra e ‘ndrangheta si muovono sul fronte degli aiuti comunitari, cercando di accaparrarsi indebitamente fondi: agiscono a monte, o alle spalle del prodotto.

Chi falsifica alimenti è piuttosto l’imprenditore comune, che vuole aggirare le leggi per generare indebiti profitti. Non dobbiamo però dimenticare che le frodi alimentari equivalgono ad usare bombe e mitra. Si muore lo stesso, ma col silenziatore. Se mi viene un tumore per colpa di qualcosa di nocivo ingerito non è come se m’avessero sparato?

Lei del resto vive in Calabria, regione contaminata dalla ‘ndrangheta

Sono contento del lavoro di Gratteri. Quando fa arrestare i boss e gli affiliati batto le mani. Ma sono anche convinto che sia meglio avere tre delinquenti fuori che un innocente dentro. Quando parla di “danni collaterali” nell’ambito delle sue inchieste, non mi trova completamente d’accordo.

Ha mai avuto paura?

Durante gli anni dell’aiuto al consumo dell’olio, un’inchiesta a cui avevo dato avvio grazie ad alcune ispezioni ebbe come conseguenza, tra le altre cose, lo scioglimento del Consiglio comunale di un comune della Calabria.

Poco dopo mi accorsi, mentre ero in macchina con un collega, che il braccio destro di un boss locale ci veniva dietro. Pensavamo ci seguisse, invece no. Ho avuto paura quella e altre volte. Chi, del resto, non ha paura?

Hanno mai tentato di corromperla?

Una volta, in particolare, durante l’operazione compiuta in una azienda che produceva falso olio di oliva. Denunciai subito il fatto ai miei superiori. L’imprenditore in questione ha tentato inutilmente di farci chiudere un occhio.

Chiudiamo con una curiosità: che vino beve?

Bevo il vino che odora di uva e ha il sapore dell’uva.


«Vorrei sapere come avete fatto a farvi assolvere in istruttoria», incalzò con scaltrezza il mio responsabile. Ci fu un attimo di silenzio, poi l’amministratore rispose:

«Dottore, ho dato la mia parola e pertanto le dirò la verità che qui dico e rinnego. Quando sono venuto a sapere della denuncia a mio carico mi sono recato dal Giudice dicendogli che, se mi avesse condannato, non avrebbe ricevuto neanche una lira, su un totale di 200 milioni, per gli svariati quintali di uva da tavola che lui stesso mi aveva consegnato e venduto».

Nella stanza ci furono attimi di silenzio e di incredulità; il Giudice era uno di quelli che aveva contribuito agli illeciti. Il mio responsabile, usciti dall’incontro, informò immediatamente dell’accaduto il Direttore Generale dal quale dipendevamo che inviò immediatamente un’informativa al CSM.

Il destino ci aveva riservato una piacevole sorpresa, il mio direttore aveva confermato il grande talento che tutti gli riconoscevamo e i N.O.C. dell’Italia meridionale avevano inflitto i primi colpi”.

Stralcio tratto da «Frodi – Confessioni di un repressore», Gianfranco Scarfone

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