EDITORIALE – L’ultima volta che ci eravamo sentiti era il 6 novembre 2021. Alie mi chiedeva come fosse andata la giuria della Wine & Spirits Ukraine, il Concorso Vini dell’Ucraina a cui avevo preso parte dall’1 al 3 novembre, assieme ad altri giudici internazionali.
Alie è una giovane sommelier che lavora da diversi anni per una delle enoteche più prestigiose della capitale Kiev: GoodWine, all’ultimo piano del lussuoso centro commerciale TsUM (ЦУМу, in ucraino). È proprio qui che ci siamo conosciuti, per un’intervista sull’andamento dei consumi di vino nel Paese.
Il wine shop ha sede all’ultimo piano di un edificio di 45 mila metri quadrati, in cui hanno trovato casa, dopo il restauro generale del 2016, numerose firme internazionali della moda, dell’abbigliamento e del lusso. Un retail park decisamente “all’Occidentale”, nel cuore di Kyïv (Kiev). A due passi dal Teatro nazionale dell’Opera e a tre dalla Porta d’Oro (Zoloti vorota).
Uno dei tanti luoghi di lavoro rimasti chiusi, ieri mattina, a causa dell’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, ai comandi di Vladimir Putin. Da due notti, Alie e il marito vagano fuori casa. Costretti come decine di migliaia di altri ucraini a nascondersi. Cercando riparo dai colpi di artiglieria delle milizie nemiche.
«Stanotte – mi racconta Alie in un messaggio che fa trasalire – abbiamo trovato un rifugio di fortuna. Siamo su un materasso, per terra, sotto alle coperte. Siamo al caldo, ma non ci sentiamo abbastanza al sicuro. Domani scenderemo nella metropolitana, come hanno già fatto molti. Siamo terrorizzati». Arriva di lì a poco la foto della “stanza da letto”. È ricavata in uno scantinato.
In queste ore, Alie si è già messa alla ricerca di una sistemazione migliore, nelle metropolitane di Kiev. La pancia della città, fino allora simbolo lampante della metropoli internazionale delle contraddizioni – Kyïv per l’appunto – trasformata in un bunker. Fuori, in superficie, all’aria aperta, gli invasori. Sottoterra, i padroni di casa.
«Putin deve pagare caro il prezzo della nostra sofferenza», si lascia scappare Alie in chat. «Non ci saremmo mai aspettati che sarebbe potuto arrivare a tanto. Siamo spaventati, distrutti, sorpresi e arrabbiati. Ogni ucraino che in queste ore si nasconde vuole bene come fossero famigliari ai soldati che stanno tentando di fermare gli invasori».
Il tempo scorre a Kiev, anche quando tutto sembra essersi fermato. La nonna del marito di Allie è morta poche ore prima dell’inizio delle esplosioni nelle capitale. «Se l’è portata via il Coronavirus – spiega – non sappiamo neppure quando potremo seppellirla».
È la tragedia nella tragedia che diventa rabbia a cui aggrapparsi, per dare un senso all’oggi. E, ancor più, al domani. «Torneremo a bere assieme a Kiev, Davide, te lo prometto». Quanto prima, Alie. Budmo!
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Nato con la penna in mano, poi ci è finito pure un calice. Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 15 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi WineMag.it. Segno Vergine allergico alle ingiustizie, innamorato delle cause perse e del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto del lettore. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” in collaborazione con la redazione e partecipo come giurato a concorsi enologici internazionali. Nell’ultimo anno ho curato la selezione vini esteri per un importatore leader in Italia. Apprezzi indipendenza e qualità dell’informazione? Sostieni WineMag.it con almeno un euro al mese.