IN BREVE
- Il vino italiano rappresenta un’eccellenza del Made in Italy, con un fatturato di 16 miliardi di euro e una crescita stabile delle esportazioni.
- Le sfide globali includono cambiamenti climatici, globalizzazione e nuove tecnologie che richiedono investimenti in ricerca e IA nel settore vitivinicolo.
- Il consumo di vino in Italia è in calo, con una diminuzione dei consumatori abituali; è necessario un ripensamento dell’offerta e una maggiore comunicazione.
- I vini sostenibili e leggeri stanno guadagnando interesse, soprattutto tra i giovani e i Millennials, indicando una nuova direzione per il mercato del vino.
- Il vino non è solo un prodotto, ma un patrimonio culturale; l’Italia sta lavorando per preservarne la qualità e aprire nuovi mercati.
Il vino italiano tra eccellenza e sfide globali. Questo il tema del XIV Incontro con il Territorio del Comitato Leonardo, organizzato in collaborazione con Herita Marzotto Wine Estates lo scorso 12 novembre presso Ca’ del Bosco, nel cuore della Franciacorta.
«Il settore enologico rappresenta una delle punte di diamante del Made in Italy, con oltre 30.000 imprese di trasformazione e 74 mila occupati – ha sottolineato il Presidente di Comitato Leonardo Sergio Dompé –. Un fatturato che supera i 16 miliardi di euro, di cui più di 8 miliardi derivano dall’export. In un contesto segnato da cambiamenti climatici, globalizzazione ed evoluzione tecnologica, è fondamentale che l’eccellenza italiana continui a investire in ricerca e intelligenza artificiale applicata all’agricoltura. Solo così potremo affrontare le sfide future e consolidare la leadership del nostro Paese. L’Italia come primo esportatore mondiale di vino per volumi e secondo per valore, con esportazioni che nel 2024 hanno raggiunto 8,1 miliardi di euro».
COMPETITIVITÀ DEL VINO ITALIANO: I DATI DI NOMISMA WINE MONITOR
L’Italia del vino affronta una fase di cambiamento strutturale che interessa produzione, export e consumi interni. I dati presentati da Denis Pantini (Nomisma Wine Monitor) delineano un settore centrale per l’economia nazionale, chiamato a misurarsi con un contesto globale sempre più competitivo, influenzato da dinamiche macroeconomiche, geopolitiche e climatiche.
RUOLO SOCIO-ECONOMICO
Il comparto conta 30.000 aziende di trasformazione, di cui 1.800 industriali, dando lavoro ad oltre 74.000 addetti, il 16% dell’occupazione del settore alimentare nazionale. Con un fatturato di 16 miliardi di euro copre il 9% dell’intero Food & Beverage italiano. L’export raggiunge 8,1 miliardi di euro, con un’incidenza del 14% sul totale F&B
BIODIVERSITÀ E STRUTTURA PRODUTTIVA

L’Italia si conferma il Paese più diversificato al mondo in termini di vitigni: i primi dieci incidono per il 38%, contro l’80% dell’Australia, il 75% della Spagna e il 71% della Francia. Il sistema delle denominazioni resta frammentato, con 409 DOP e 118 IGP. Le prime 100 imprese coprono il 56% dell’export e il 55% del fatturato complessivo.
BILANCIA COMMERCIALE E AREE STRATEGICHE
Il saldo commerciale del vino raggiunge 7.556 milioni di euro, superando nettamente i 3.112 milioni dell’agroalimentare nel suo complesso. Il 61% del “vigneto Italia” occupa zone collinari e montane per un totale di 383 mila ettari (circa l’8,5% della superfice destinata alla produzione agricola) con un valore per ettaro pari a 5.500 euro, secondo solo alla frutta.
LEADERSHIP INTERNAZIONALE
L’export cresce stabilmente dal 2014 (5,11 miliardi di euro) al 2024 (8,11 miliardi). L’Italia è prima al mondo per volumi esportati e seconda per valore, dietro la Francia. I mercati in cui il vino italiano detiene una posizione di leadership sono passati da 9 a 46 in vent’anni ed il valore sull’export mondiale è passato dal 17% al 22%. Nello stesso periodo la Francia è passata da 41 a 51 mercati in cui è leader, passando dal 38% al 33% del valore mondiale.

Il prezzo medio all’export dei vini fermi imbottigliati è aumentato del 41% tra 2014 e 2024. Resta però un importante gap di prezzo con la Francia: 7,81 euro al litro (+68%) contro i 4,43 euro dell’Italia. Differenza che riflette un diverso posizionamento competitivo.
ANDAMENTO DEL MERCATO MONDIALE
Il commercio globale ha toccato il picco post-pandemia nel 2022 (39,21 miliardi di euro), per poi calare a 35,97 miliardi nel 2024. Nei primi otto mesi del 2025 mostrano un andamento differente nei vari mercati. Gli Stati Uniti registrano un +3,9% in valore, il Regno Unito segna -4,9%. Bene anche la Germania con +4,8% in valore mentre calano Australia (-4,9%), Canada (-5,3%) e Corea del Sud (-10,7%). Tra gennaio e luglio 2025, rispetto allo stesso periodo del 2024, l’export totale italiano diminuisce dello 0,9% in valore e del 2,3% in volumi. Gli spumanti crescono del 1,7% in volumi, mentre i vini fermi arretrano dell’1,4% in valore e del 2,7% in volumi.
CONSUMI NEL MERCATO INTERNO
Dal 2010 al 2024 i rossi fermi passano dal 43,9% al 37,3% del totale consumi. I bianchi restano stabili (dal 40,4% al 39,6%) mentre gli spumanti salgono dall’8,3% al 15,2%. Nella GDO crescono le vendite degli spumanti e calano quelle dei rossi, stabili i bianchi. Il consumo di vino in Italia cambia volto. Negli ultimi quindici anni la quota di italiani che consuma vino con regolarità (frequent user) è scesa dal 55% al 40%. Il calo riguarda ogni fascia d’età con una flessione più marcata tra i 45-59 anni (dal 54% al 37%). Gli over 60 restano la categoria più fedele, ma anche qui il dato scende dal 70% al 54%.
COSA SCELGONO I FREQUENT USER
Tra i consumatori abituali, i frequent user mantengono la preferenza per il vino rosso fermo, che rappresenta il 32% del totale. Il bianco fermo segue al 26%. Gli spumanti raggiungono il 17%. I rosé fermi si fermano al 5%. La diminuzione dei frequent user incide in modo diretto sulla performance del vino rosso, storicamente centrale nel mercato italiano.
LE IMPLICAZIONI PER IL SETTORE
Il calo dei frequent user spinge a un ripensamento dell’offerta. Le aziende sono chiamate a investire sulla qualità e a comunicare in modo più efficace i propri prodotti. La diversificazione diventa centrale, con vini freschi, leggeri e formati alternativi. La sostenibilità e la salute emergono come driver strategici. Il settore deve inoltre rafforzare l’educazione al vino tra i giovani, con percorsi esperienziali e narrazioni mirate.
TENDENZE DI MERCATO
Le prospettive dei prossimi tre anni indicano una forte crescita dei vini sostenibili, tema che interessa l’85% dei consumatori in Italia e il 72% negli USA. Segue l’interesse verso vini leggeri e salutari (65% Italia, 64% USA). In Italia aumenta la sensibilità verso equilibrio qualitativo, in particolare tra i Millennials (41%), insieme al desiderio di scoprire nuove regioni produttive e a una maggiore attenzione alla salute.
IDENTITÀ, CONSUMO CONSAPEVOLE: LE PAROLE DEL MINISTRO LOLLOBRIGIDA
«Il vino non è solamente un prodotto, ma anche un patrimonio culturale e identitario, capace di preservare l’ambiente oltre che il lavoro – così il Ministro Francesco Lollobrigida a chiusura dei lavori –. L’Italia si è battuta nelle sedi internazionali per distinguere l’eccesso di consumo di alcol dal consumo consapevole di vino».
«A dicembre sapremo se la Cucina italiana diventerà patrimonio UNESCO, e ovviamente il vino è un gioiello di famiglia all’interno di questo quadro – sottolinea il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste –. Sul fronte dazi sarà possibile valutare gli effetti reali solamente a valle. Come Governo ci stiamo mettendo impegno per consolidare i mercati dove siamo già presenti e per aprirne di nuovi».






