Il Verduno Pelaverga , come spiega Matteo Ascheri, presidente del Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, «è una piccola enclave nella zona del Barolo che si sta affermando a livello mondiale». Merito degli sforzi del Consorzio e dell’Associazione “Verduno è uno“, presieduta dal produttore Diego Morra, che opera in via informale dagli anni 80 ma che è stata costituita ufficialmente nel 2006. L’Associazione riunisce alcuni produttori storici di Pelaverga (11 sui 19 complessivi) e ha il compito di promuovere e valorizzare questa piccola e recente denominazione del Piemonte.
La Doc Verduno Pelaverga è stata approvata con DM del 20/10/1995, un anno dopo l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di vite. La superficie idonea a produrre il Verduno Pelaverga supera di poco i 30 ettari, situati in maggior parte nel comune di Verduno (25,18), di Roddi d’Alba (3,96) e La Morra (1,62). La vendemmia 2021 ha registrato una produzione di 1.569 ettolitri e 178.013 bottiglie. Quella del 2022 ha visto un incremento dei volumi: 1.756 ettolitri per 204.875 bottiglie. Una chicca tra i 66 milioni di bottiglie prodotti nel 2022 tra le aziende del Consorzio del Barolo, Barbaresco e degli altri vini di Langa.
VERDUNO PELAVERGA: LA BASE AMPELOGRAFICA
Il vino Verduno Pelaverga è indubbiamente uno dei più grandi successi dell’enologia italiana degli ultimi 20 anni. Conosciuto e apprezzato anche al di fuori dei confini nazionali, ha più richieste di quanto i vignaioli siano in grado di produrre. Un exploit che parte dalle peculiarità dell’uva. L’origine del nome Pelaverga sarebbe legata al latino pellis virga, espressione che farebbe riferimento a una particolare tecnica adottata per favorire la maturazione delle uve, che consisteva nella parziale pelatura della vite.
In Piemonte esistono due diversi vitigni autoctoni, il Pelaverga Piccolo e il Pelaverga Grosso, che possiedono caratteristiche e morfologie distinte, a seconda delle dimensioni degli acini. Il Pelaverga Piccolo è aromatico, si presenta in grappoli corposi e di forma conica o piramidale allungata, alati e compatti. La raccolta avviene generalmente nella seconda metà di settembre.
L’UNICITÀ DEL TERRITORIO DEL VERDUNO PELAVERGA
Il territorio è definito dai tre elementi classici: il suolo, il clima e la mano dell’uomo. Come rileva il geologo Edmondo Bonelli, le profondità dei terreni vitati di Verduno si attestano mediamente intorno al metro e venti circa. Al di sotto si trova la roccia madre. Da essa il suolo eredita i componenti di base ed è quindi importante approfondirne le caratteristiche, perché a Verduno la variabilità geologica determina “mondi” differenti. Oltre alla roccia ecco infatti la Formazione della Vena del Gesso, composta da marne alternate a bancate di cristalli di gesso o solfato di calcio derivanti dal periodo Messiniano. Un evento che ha radicalmente sconvolto tutto il bacino del Mediterraneo, circa 6 milioni di anni fa, con la cosiddetta “crisi di salinità”.
Il clima semicontinentale temperato vede temperature piuttosto fredde d’inverno e calde in estate, con autunni miti e precipitazioni piovose nella norma sul Verduno Pelaverga. Ma la caratteristica principale è la prossimità col fiume Tanaro. Ciò comporta una costanza di umidità dell’aria superiore al resto della zona. Questo aspetto, oltre alle diverse quote dei colli che variano dai 200 ai 400 metri, alle esposizioni che spaziano dal sud del Monvigliero all’ovest del lungo versante del fiume, determinano il carattere dei vini di Verduno. Una combinazione tra i suoli fini e bianchi, oppure scuri e ricchi di cristalli, in un rincorrersi tra frutto, spezia ed eleganza.
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Giornalista, ex direttore di giornali e riviste, autore di due libri, blogger, sommelier e da qualche anno viticoltore sulle colline di San Colombano al Lambro. I miei interessi sono focalizzati sul mondo del vino e del buon cibo. Proprio per questo motivo presto molta attenzione ai giusti abbinamenti.