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Portogallo, i vini dell’Algarve sfidano i tempi moderni: nuovo nome e tipologia spumante

Minerali, più che salini, i vini bianchi. Gastronomici e freschi i vini rosati, che spaziano dal tipico rosé provenzale al rosa più marcato. Caldi e importanti i vini rossi, con qualche rara – moderna e apprezzabile – eccezione. Il nuovo Eldorado dei vini del Portogallo è l’Algarve, intenzionata a conquistare un posto d’onore accanto a Porto, DouroMadeira e Alentejo, sfidando i “tempi moderni” con un nuovo nome e una nuova tipologia certificata, molto in voga tra i consumatori internazionali: lo spumante.

Il primo scoglio da circumnavigare non è da poco. Con la dicitura “Vinho Regional Algarve” si intende infatti attualmente l’Indicazione geografica protetta (Igp) dei vini prodotti nell’intero areale, che non potrà dunque essere utilizzato per la nuova Denominazione di origine protetta (Dop) a cui sta pensando la Comissão Vitivinícola do Algarve (Cva) presieduta dall’aprile 2019 da Sara Silva (nella foto, sotto).

Il disciplinare in vigore per l’Igp, peraltro, è a maglie piuttosto larghe: i vitigni internazionali (Syrah, Cabernet Sauvignon, Petit Verdot, Chardonnay, Viognier e Sauvignon Blanc) possono essere utilizzati assieme alle varietà autoctone come Negra Mole, Castelão (Periquita), Trincadeira, Crato Branco (Síria), Arinto e Moscatel.

La nuova era dei vini dell’Algarve passerà dunque dal concetto di “semplificazione”. Al momento sono infatti addirittura 4 le Denominacões de origem, equivalenti alle Doc/Dop italiane, presenti all’interno della regione (da ovest a est Lagos, 45 ettari; Portimão, 15 ettari, Lagoa, 183 ettari e Tavira, 14 ettari), baciate da 3 mila ore di sole all’anno, circa 400 in più di Sicilia e Sardegna.

Le differenziazioni di terroir e microclima non sono sostanziali da est (Barlavento) a ovest (Sotavento). La vera differenza consiste nella maggiore o minore vicinanza al mare. Da sud a nord, si passa infatti dai 155 chilometri di costa, il Litoral, alla zona intermedia del Barrocal, sino alla Serra, ovvero il confine settentrionale con l’Alentejo.

La maggior parte della superficie vitata, circa 1.400 ettari complessivi, di cui 257 registrati a Dop e 329 a Igp (ben 150 gli ettari impiantati nel 2019) si trova nella fascia nord e centrale, con terreni poveri in cui si registra la presenza di scisto e calcare, a differenza della zona sabbiosa del litoranea.

E non è un caso se l’80% dell’1,2 milioni di bottiglie prodotte nella regione siano a indicazione geografica. La maggior parte dei produttori locali – circa 45 cantine, di cui 30 molto attive sul mercato, specie dopo il boom del turismo registrato negli ultimi 10 anni – privilegia l’utilizzo dell’Igp sulle proprie etichette, rispetto alle quattro Dop.

Il nome “Algarve”, del resto, soffia vento in poppa alle vendite, in quanto brand già noto a livello internazionale, legato appunto alla nuova meta del turismo portoghese. Sarà difficile slegarsene del tutto, in futuro.

Quello del nome – sottolinea a WineMag.it la presidente del Consorzio Vini Algarve, Sara Silva – è un procedimento che intentiamo portare a termine nei prossimi due anni, anche per dare una spinta all’export, che al momento si assesta attorno al 10%. L’altra sfida è quello dello spumante.

Al momento si può trovare senza certificazione, come vino generico. L’idea è quella di dare ulteriore importanza alle nostre uve autoctone, come per esempio la versatile Negra Mole, attraverso un disciplinare legato al Metodo classico con affinamento minimo sui lieviti di 9 mesi“.

Si tratta della stessa crianza minima prevista nel disciplinare del Cava, lo Champenoise prodotto in Spagna, nazione che confina a est col Portogallo e con la stessa Algarve. Quel che è certo è che la battaglia tra i cugini iberici non si giocherà sui numeri, o sui prezzi stracciati.

“In generale – sottolinea Sara Silva – il posizionamento del marchio dovrà riflettere tutti gli sforzi compiuti dai produttori nel loro impegno per la qualità, specie attraverso la valorizzazione e riscoperta della varietà autoctone”.

VINI DELL’ALGARVE: DEGUSTAZIONE E RATING

  • Vinho regional Algarve 2019 Sauvignon Blanc “Dom Vicente”, Artemis – Monte da Ria (13%): 87/100
    Giallo paglierino, riflessi verdolini. Naso suadente, fiore fresco, agrumi, il tocco verde dosato, tipico del vitigno. Ingresso teso, minerale, centro bocca fresco e chiusura altrettanto fresca, con assaggio di spezia. In particolare, il finale è asciutto, lungo.
  • Vinho regional Algarve 2019 Sauvignon Blanc, Villa Alvor – Aveleda (12%): 86/100
    Giallo paglierino, riflessi verdolini. Molto più salino e ‘verde’ del precedente, anche al palato. Struttura esile per il perfetto vino ‘da spiaggia’, da aperitivo, senza impegno, tipicità in salsa ‘light’. Altra piacevole chiusura asciutta.
  • Vinho regional Algarve 2018, Quinta Do Francês (12,5%): 88/100
    Prodotto in quella che viene definita qui la ‘Douro Valley’ dell’Algarve, per le caratteristiche pedoclimatiche. Giallo che tende al dorato. Vino che ha una matrice diversa, internazionale, con un tocco di legno. Camomilla in filtro e fiori secchi al naso, tocco di arancia ed agrume che accompagna anche un sorso molto gastronomico, equilibrato, fresco, con finale sulla frutta matura.
  • Vinho regional Algarve 2017 Verdelho “Onda nova”, Vida Nova – Adega do Cantor (14%): 89/100
    Giallo paglierino luminoso. Naso di agrumi perfettamente maturi, bel tocco di pesca, esotico, fiore fresco. Ingresso e sorso con buon equilibrio tra morbidezze e freschezza, chiusura su tocco mielato. Incredibile come i 14% siano perfettamente integrati nel sorso, grazie a una gran bella freschezza e a una vena minerale ‘pietrosa’.
  • Vinho regional Algarve Encruzado 2019 Dom Vicente, Artemis – Monte da Ria (13%): 87/100
    Encruzado in purezza, tra le varietà predilette della cantina. Giallo paglierino. La varietà, dalle tinte aromatiche delicate, si esprime sulla spinta della frutta matura (tropicale), accanto al fiore secco. Un bel gioco. Sorso semplice, di sufficiente freschezza, chiude asciutto, su ritorni di frutta esotica matura (mango, melone bianco) e un accenno di nocciola.
  • Vinho regional Algarve Branco “Estate Blend” 2019 Dom Vicente, Artemis – Monte da Ria (12,5): 86/100
    Giallo paglierino. Tanto agrume al naso, prettamente connotato dalla frutta esotica matura. Eppure, al palato, il vino si rivela più teso del previsto, semplice da bere. Sorso fruttato e minerale, giusta freschezza. Ancora una volta il melone bianco, la pesca, l’esotico a guidare il sorso, sino alla chiusura, sufficientemente persistente.
  • Vinho regional Algarve Branco Reserva 2019, Herdade Barranco do Vale (13%): 90/100
    Giallo paglierino luminoso, riflessi dorati. Agrume, ma anche tocco, evidentissimo, di radice di liquirizia, che si ritrova anche in chiusura, assieme a un accenno di miele e a una mineralità spinta, che asciuga il sorso. Apprezzabilissima la lunghezza, su ritorni di agrumi. Vino molto interessante, da valutare anche nel tempo, viste le premesse di una buona evoluzione. Una prova positiva per una cantina all’esordio.
  • Vinho regional Algarve 2018 “Domus Branco”, Villa Alvor – Aveleda (12,5%): 88/100
    Verdello e Sauvignon Blanc le varietà che compongono l’uvaggio. Giallo paglierino, riflessi verdolini alla vista. Naso dai profumi delicati ma ampi, che spaziano dal verde tipico del Sauvignon a sentori di fiori macerati, con un tocco di radice di liquirizia. In evidenza anche gli agrumi, nel consueto quadro esotico. Si ritrova tutto al palato, in un sorso che chiude su una vena minerale per la prima volta spiccatamente iodica, che fa salivare e invita al sorso successivo. Vino con durezze perfettamente integrate, molto ben fatto.
  • Vinho regional Algarve Rosé 2019 Al-Ria, Casa Santos Lima (13%): 87/100
    Rosato carico. Naso intenso, frutto e fiore, lampone, fragola. In bocca si conferma super fruttato, fresco, di buona concretezza e tensione. Bel vino concreto, ‘da abbinamento’, elegante, minerale, asciutto, che riempie la bocca senza stancare mai.
  • Vinho regional Algarve Rosé 2018, Quinta Do Francês (12%): 88/100
    Rosa provenzale. Naso delicato, sorso su radice di liquirizia e frutto, tocco mielato, dattero e fico in grande evidenza. Tutti sentori di frutti stramaturi. Molto gastronomico. Vino che merita l’assaggio e un posto a tavola.
  • Vinho regional Algarve Rosé 2019, Vida Nova – Adega do Cantor (12,5%): 89/100
    Vino in commercio tra poche settimane, che si presenta di un rosa provenzale. Gran vena minerale, sia al naso sia al palato, su esuberanti note di agrumate. Il naso evidenzia una pregevole componente floreale. Vino lungo, sulle note fruttate già avvertite e sulla bella vena minerale. Tra i migliori rosati d’Algarve.
  • Vinho regional Algarve Rosé 2019 “Estate Blend” Dom Vicente, Artemis – Monte da Ria (12,5%): 86/100
    Rosa provenzale. Bel naso, delicato ma intenso, su frutto e fiore di rosa, agrumi. Sorso facile, sul frutto, piuttosto rotondo e morbido. Vino piuttosto commerciale, perfetto per un consumo spensierato.
  • Vinho regional Algarve Rosé 2019, Villa Alvor – Aveleda (12%): 87/100
    Moscatel Galego Roxo in purezza. Rosa provenzale, scarico, tocco aranciato. Naso aromatico. Bocca precisa, quasi austera, timida, giocata sulla verticalità e su un frutto al braccio di ferro con la mineralità. Vino non di gran ampiezza o complessità, ma perfetto per l’estate. Può essere esaltato dal corretto abbinamento a tavola, specie per la nota minerale, pietrosa.
  • Vinho regional Algarve Rosé Reserva 2019, Herdade Barranco do Vale (12,5%): 90/100
    Rosa provenzale scarico, tocco aranciato. Mono varietà, 100% Negra Mole, la regina autoctona della regione. Il naso è pieno, ricco di frutta perfettamente matura: si avvertono perfettamente gli agrumi, il lampone, un tocco di fragola, ma anche l’agrume, tra la buccia e il succo. In bocca una gran presenza di frutto, esuberante, piena, ricordi addirittura di anguria matura, unita a fragolina, ribes e lampone. Il tutto su una vena minerale-salina. Altro vino di questa cantina che merita di essere aspettato, atteso, scoperto nei prossimi mesi.
  • Vinho regional Algarve Tinto 2019, Casa Santos Lima (14,5%): 86/100

    Touriga Nacional, Syrah e Tinta Roriz. Rosso impenetrabile. Vino dalla beva larga ma agile, grazie a una gradazione alcolica alta ma non disturbante. Le note di frutta tendono alla confettura, ma sono ben sostenute dalla freschezza. I terziari del legno (nello specifico la vaniglia) sono ben amalgamati nel corredo.

  • Vinho regional Algarve Reserva Tinto 2017 (14,5) Al-Ria, Casa Santos Lima: 87/100
    Touriga Nacional, Tinta Roriz e Syrah a comporre l’uvaggio di un altro rosso importante, dalle spalle larghe. Primo naso sul legno, ma anche sulla macchia mediterranea e sulla spezia. Bella freschezza al palato, con la mentuccia che accompagna bene il fico maturo, la mora, il dattero e la spezia che tiene vivo il sorso. Tannino levigato, che lavora ancora bene sulla parte glicerica. Vino pronto da bere, a 3 anni dalla vendemmia.
  • Vinho regional Algarve Tinto Reserva 2015, Vida Nova – Adega do Cantor (14,5%): 88/100
    Syrah e Alicante Bousquez. La spezia del Syrah irrigidisce il sorso, sulla frutta piena dell’Alicante. Tocco selvatico leggero sulla mora, il ribes nero, ma soprattutto fico e dattero. Ritorni di spezia e tannino presente, ma perfettamente integrato. Vino di gran piacevolezza e gastronomicità.
  • Vinho regional Algarve Tinto Reserva 2018 “Rabo de Galo”, Casa Santos Lima (14,5%): 88/100
    Etichetta che colpisce a scaffale, con la raffigurazione di un gallo. Uve Touriga Nacional, Alicante Bouschet ed Aragonez. Naso non super espressivo ma elegante, su frutto perfettamente maturo e su tocco di radice di liquirizia, carruba. Vino fruttato, il più delicato al sorso e meno opulento della batteria dei rossi, da servire fresco e godere anche nelle giornate di caldo, grazie a un alcol molto ben controllato. Tannino presente, ma non disturbante.
  • Dop Lagoa Negra Mole “Signature”, Única – Adega Cooperativa do Algarve (13%): 87/100
    Negra Mole 100%. Vino della cooperativa locale, che negli ultimi anni ha svoltato sul fronte della qualità. Ricorda per il colore e per la componente floreale e fruttata il Grignolino ancor più del Pinot Nero, evidenziando tuttavia tannini più setosi. Nella fattispecie, “Signature” ha un naso sanguigno, ferroso, delicato, floreale di violetta. È un vino di buona presenza al palato, pur semplice e beverino, fresco per la buona componente acida (la nota di limone in prima fila). Rivela anche una buona componente minerale, figlia del terroir, assieme a un tocco goudron. Vino perfetto in abbinamento con portate di pesce.
  • Vinho regional Algarve Tinto 2017, Quinta Do Francês (14,5%): 91/100
    Uvaggio di Aragonêz, Cabernet Sauvignon, Syrah e Trincadeira, uva autoctona del Portogallo. Come gli altri, colore molto profondo, naso ampio, tra fiore di violetta, tocco selvatico, frutto rosso e mora e un rinvigorente tratto verde, molto ben dosato. Vino ancora giovane e di prospettiva. Il miglior assaggio tra i vini rossi dell’Algarve, per eleganza, precisione del frutto, piacevolezza attuale e capacità di ulteriore affinamento.
  • Vinho regional Algarve Tinto Reserva 2018, Herdade Barranco do Vale (14,5%): 89/100
    Aragonêz in purezza. Colore rubino impenetrabile. Tanto frutto di bosco a bacca rossa e nera, tra cui merita una menzione la carruba, accanto alla mora e al lampone. In bocca si mostra caldo, morbido, su note di prugna e dattero, ancor più che di fico. Il tannino ci lavora bene sopra, con eleganza ed efficacia. Vino con buone prospettive di ulteriore affinamento, già dotato di un ottimo grado di gastronomicità e piacevolezza del sorso.
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Crif Ratings: il comparto del vino italiano? Candidato ideale per le obbligazioni garantite

Con l’inasprirsi delle condizioni di accesso al credito bancario, negli ultimi tre anni si è assistito in Italia all’emergere di forme alternative di finanziamento per le imprese di piccola e media dimensione. Di particolare interesse è il mercato obbligazionario domestico (c.d. minibond), che offre strumenti di breve e lungo termine particolarmente adeguati alle esigenze delle piccole e medie realtà del settore manifatturiero, agroalimentare compreso. “Ad oggi – evidenzia Paolo Bono, Associate presso l’agenzia di rating emiliana Crif Ratings – restano tuttavia numericamente poche le Pmi del settore Food & Beverage che hanno intrapreso la strada dei minibond. Tutto ciò al cospetto dell’enorme potenziale di emissione per un settore, dove molte produzioni merceologiche sono oggetto di maturazione, invecchiamento e stagionatura, attività che sottintendono una rilevante immobilizzazione di capitale circolante e dove è forte l’esigenza di debito a medio lungo termine”. L’elevato valore di magazzino che contraddistingue alcuni segmenti dell’agroalimentare si presterebbe a forme innovative di garanzia, simile nel contenuto all’emissione, realizzata nel gennaio 2016 della cooperativa modenese che a garanzia dell’obbligazione ha offerto le proprie forme di Parmigiano-Reggiano. Si tratta di un precedente che, nel prossimo futuro, potrebbe replicarsi anche in altri segmenti dell’agroalimentare caratterizzati da magazzini particolarmente pregiati. “Il candidato ideale – aggiunge Paolo Bono – è il settore del Wine che per diverse ragioni appare un segmento molto interessante per lo sviluppo di finanziamenti alternativi al prestito bancario. In questo comparto, il tessuto imprenditoriale è costituito quasi esclusivamente da piccole e medie imprese; allo stesso tempo il posizionamento di prezzo e il livello dei margini unitari risultano positivamente correlati con l’offerta di vini invecchiati che alimentano il valore delle rimanenze e necessitano di una pianificazione finanziaria di medio e lungo periodo”.

I NUMERI DELLE AZIENDE DEL VINO
Come mostra la tabella, sono stati analizzati i numeri di grande imprese del vino in Italia. Da Ferrari a Masi, da Berlucchi a Santa Margherita, passando per Duca di Salaparuta, Sella e Mosca, Frescobaldi e Antinori. Osservando le prime 15 imprese italiane per marginalità unitaria, per circa l’80% di esse il peso del magazzino rispetto al fatturato è superiore al 50%, una circostanza che si spiega con la focalizzazione produttiva su vini affinati che, prima di essere veicolati sul mercato, alimentano il valore degli stock per più esercizi. Rare sono invece le aziende che pur registrando ottime marginalità rilevano un valore delle rimanenze non particolarmente elevato: si tratta di imprese con una forte notorietà e reputation del proprio brand aziendale sui mercati esteri, una politica sostenibile solo dalle pochissime realtà che possono sostenere ingenti investimenti promozionali. In questo contesto, le strategie aziendali volte ad un riposizionamento verso l’alto sul fronte dei prezzi di vendita e dei margini unitari spesso si traducono nel potenziamento dei processi e delle strutture di affinamento. La riqualificazione del portafoglio prodotti verso vini invecchiati ha un notevole impatto sull’equilibrio finanziario delle imprese e soprattutto sul ciclo di generazione di cassa. L’esborso per i necessari investimenti insieme all’assorbimento di capitale circolante (aumento delle rimanenze e allungamento dei tempi di incasso rispetto al momento in cui si sostengono i costi di produzione) sono, per molte imprese, forti deterrenti ad intraprendere una strategia di diversificazione verso il prodotto pregiato. Un piano industriale che voglia perseguire questa strategia di crescita non può prescindere da una struttura di finanziamento a medio e lungo termine, sempre meno disponibile nell’offerta del sistema bancario. Da qui la valida alternativa del mercato obbligazionario. Tanto più se il valore del magazzino, che per le 15 imprese considerate supera i 400 milioni di euro nei bilanci 2014, può essere utilizzato a “garanzia” del debito e quindi a riduzione del suo costo.
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