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In Gazzetta ufficiale il Trebbiano Spoletino del futuro

Approvata la modifica ordinaria al disciplinare della denominazione umbra. Rimosse alcune menzioni, introdotte nuove specifiche su riserva e spumante. Tra le tipologie, via libera al macerato (orange wine), mentre è stato cassato il “rifermentato”, attraverso il blocco al tappo raso. Ridefinite le regole su zona, rese, affinamenti e parametri analitici. Già approvata da soci e Cda del Consorzio un’estensione dell’areale, che porterà la denominazione a crescere sino a 500 mila bottiglie nel 2027. L’intervista al presidente del Consorzio Vini Montefalco, Paolo Bartoloni (Le Cimate).

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la modifica ordinaria al disciplinare della Doc Spoleto, che disegna il Trebbiano Spoletino del futuro. Il provvedimento, richiesto dal Consorzio Tutela Vini Montefalco, riguarda le tipologie Trebbiano Spoletino (secco) fermo, spumante, riserva e passito. L’obiettivo è rendere più chiaro e coerente il quadro normativo, valorizzando l’identità del vitigno autoctono e le sue espressioni enologiche. Tra queste è stata ammessa la versione macerato (orange wine), grazie a un allargamento dello spettro del pantone, dal “giallo paglierino” al “dorato carico”. Il disciplinare aggiornato sarà notificato alla Commissione Europea, per l’applicazione nell’Unione.

LA ZONA DI PRODUZIONE DEL TREBBIANO SPOLETINO

La zona di produzione del Trebbiano Spoletino Doc Spoleto resta, per ora, invariata, anche se sono stati inclusi i fondovalle con l’eliminazione del vincolo dei 400 metri di altitudine. Comprende il comune di Montefalco e parte dei comuni di Campello sul Clitunno, Castel Ritaldi, Foligno, Spoleto e Trevi. Il Consorzio ha già deliberato la volontà di estendere l’area in futuro. Bevagna, Gualdo Cattaneo e Giano dell’Umbria, esclusi in passato per motivi amministrativi, saranno inseriti nel perimetro, insieme all’intero comune di Spoleto. L’ampliamento, se approvato in via definitiva, porterebbe la produzione dalle attuali 280 mila bottiglie a 500 mila, entro il 2027.

Soci e Cda del Consorzio Tutela Vini Montefalco hanno già dato il via libera al provvedimento, che sarà sottoposto nei prossimi mesi al vaglio del Ministero. La base ampelografica della Doc Spoleto richiede almeno l’85% di Trebbiano Spoletino, con un massimo del 15% di altri vitigni bianchi non aromatici autorizzati in Umbria. Tutte le operazioni di vinificazione, appassimento, invecchiamento e imbottigliamento devono avvenire nella zona delimitata. È prevista una deroga per gli stabilimenti attivi prima del 2011. Autorizzati l’uso del legno, la macerazione sulle bucce e altre tecniche tradizionali.

TREBBIANO SPOLETINO: RISERVA AL POSTO DEL SUPERIORE E SPUMANTE

Tra le principali modifiche, l’introduzione della menzione “Riserva” in sostituzione della precedente “Superiore”, ormai considerata inadeguata. La nuova tipologia richiede un affinamento minimo di 18 mesi dalla vendemmia e un titolo alcolometrico minimo di 12 gradi. Una scelta, secondo quanto spiegato a Winemag dal presidente del Consorzio Paolo Bartoloni, che «rispecchia meglio il profilo del vino e il suo potenziale evolutivo». «La menzione “Superiore”, poco utilizzata anche in altre denominazioni – continua il titolare della cantina Le Cimate – è stata eliminata per rendere il linguaggio più coerente alla qualità del vino, prodotto comunque da sole due o tre aziende, nonché attuale».

Lo spumante è stato ridefinito con l’esclusione di tipologie ancestrali e riferimentati. Sarà consentito solo l’uso del tappo a fungo, eliminando ogni forma «che potrebbe generare confusione sulla qualità percepita del Trebbiano Spoletino». L’intento è quello di uniformare la presentazione del prodotto e rafforzare la percezione del consumatore. È stata eliminata anche la tipologia “Spoleto Bianco Doc”, non più prodotta da nessuna azienda.

ETICHETTATURA, PARAMETRI ANALITICI E PROSPETTIVE FUTURE

Il nuovo disciplinare consente l’utilizzo del termine “Umbria” in etichetta, purché separato graficamente dalla denominazione “Spoleto” e riportato con caratteri di dimensione inferiore. La modifica mira a valorizzare l’origine regionale, mantenendo la centralità della denominazione specifica. Sono stati aggiornati i parametri analitici e organolettici per tutte le tipologie: colore, odore, sapore, acidità, estratto non riduttore e titolo alcolometrico minimo.

Le specifiche sono state ampliate su indicazione del Ministero, per accogliere le diverse interpretazioni produttive esistenti e favorire un ventaglio enologico più ampio. Tutte le modifiche erano state approvate a larga maggioranza, su proposta di produttori come Gianluca Piernera (Cantina Ninni), presidente della Commissione tecnica consortile e tra i grandi sostenitori ed interpreti del Trebbiano Spoletino.

VENDITE DEL SAGRANTINO A PICCO: INCONTRO CON L’ASSESSORE REGIONALE MELONI

Intanto, il Consorzio valuta anche una modifica al disciplinare del Sagrantino di Montefalco Docg, con l’ipotesi di introdurre una menzione “Riserva”. Bartoloni spiega a Winemag che «questa tipologia, se ufficializzata, potrebbe alzare il prezzo medio e valorizzare ulteriormente il rosso di punta del territorio». Il contesto commerciale rimane tuttavia complesso. Le vendite del Sagrantino hanno registrato un calo del 30% nel primo trimestre del 2025.

Il Consorzio attribuisce parte delle difficoltà all’introduzione dei dazi negli Stati Uniti, da parte di Trump. Più in generale, la Docg sta soffrendo il calo internazionale nelle vendite dei vini rossi corposi e tannici. Un incontro con l’assessore al PNRR, alle politiche agricole e agroalimentari della Regione Umbria, Simona Meloni, è previsto per lunedì il 4 agosto. L’obiettivo è affrontare le criticità del mercato e rilanciare un comparto che sembra aver, nel frattempo, profilato al meglio il suo gioiello bianco: il Trebbiano Spoletino.

In Gazzetta ufficiale il Trebbiano Spoletino del futuro. Approvata la modifica ordinaria al disciplinare della denominazione umbra. Rimosse alcune menzioni, introdotte nuove specifiche su riserva e spumante. Tra le tipologie, via libera al macerato (orange wine), mentre è stato cassato il “rifermentato”, attraverso il blocco al tappo raso. Ridefinite le regole su zona, rese, affinamenti e parametri analitici. Già approvata da soci e Cda del Consorzio un’estensione dell’areale, che porterà la denominazione a crescere sino a 500 mila bottiglie nel 2027. L’intervista al presidente del Consorzio Vini Montefalco, Paolo Bartoloni (Le Cimate). https://www.consorziomontefalco.it/.

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