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Granaccia, la sfida dei vini rossi di Liguria: 5 da provare

IN BREVE
  • La Granaccia è il quarto vitigno al mondo per diffusione e merita una rivalutazione in Liguria.
  • Il 21-23 novembre 2025, a Quiliano, si è svolta la ventesima edizione di Granaccia & Rossi di Liguria, con oltre 60 cantine partecipanti.
  • Due tavole rotonde hanno confrontato le diverse espressioni della Grenache in Italia, evidenziando l’importanza del terroir.
  • Il cambiamento climatico influisce sulle uve, causando variazioni nel colore e nella resa delle Granaccia.
  • Ecco alcuni vini di Granaccia da provare: spumante, rosato, tradizionale e passito, che rappresentano le varie espressioni del vitigno.

«La Granaccia va valorizzata anche in Liguria perché, anche se non sempre viene valutato come merita, è il quarto vitigno al mondo per diffusione, camaleontico nelle sue espressioni e nei suoi nomi: Cannonau, Grenache, Tocai rosso, Alicante, Gamay perugino. Va rivalutato perché, senza sforzo e senza grossi interventi in vigna o in cantina, dà un vino di grandissima modernità, profumato, elegante, poco carico». Basterebbero le parole del professor Attilio Scienza a riassumere i tre giorni di Granaccia & Rossi di Liguria 2025. Ventesima edizione del focus sui rossi liguri, storicamente meno conosciuti rispetto ai bianchi della regione, e sulla multiforme Grenache.

Siamo a Quiliano, alle porte di Savona. Qui, dal 21 al 23 novembre 2025, la rete di produttori Vite in Riviera ha aperto le porte a esperti, giornalisti e appassionati per due tavole rotonde e un pomeriggio di degustazione ai banchi di oltre 60 cantine di tutta la Liguria, con protagonisti i rossi e, ovviamente, la Grenaccia locale. L’incontro con tutte le sfumature del rosso è iniziato il 21 sera al ristorante Vescovado di Noli (una stella Michelin). È poi proseguito con le masterclass di sabato 22 e domenica 23 novembre, sempre con il servizio dei sommelier della delegazione Fisar Imperia.

IL PESO DEL TERROIR E LA QUESTIONE CLIMATICA

La prima tavola rotonda è stata dedicata a un confronto tra le Grenache d’Italia, un percorso partito dalla Liguria, con il presidente di Vite in Riviera Massimo Enrico e i produttori locali. È passato attraverso Toscana, Veneto, Umbria e Sardegna. È il terroir, come sempre, a fare la differenza tra una Grenache e l’altra.

Non è un caso che la Granaccia si trovi così bene in Liguria fin dal Settecento, quando alcuni commercianti la introdussero proprio nel borgo di Quiliano. La composizione minerale e la fertilità del suolo di questa mezzaluna affacciata sul mare sono preziose. Danno alle uve una forte aromaticità e una qualità che le rende capaci di sopportare molto bene gli stress climatici.

«Questo è un tema importante – ha detto il professore Vincenzo Gerbi in apertura della seconda tavola rotonda, dedicata alle espressioni liguri della Granaccia – perché il cambiamento climatico sta portando alle uve un colore più carico e una minore astringenza. Ma anche una riduzione della resa. C’è anche il rischio di gradazioni alcoliche troppo elevate».



CINQUE GRANACCE DA PROVARE

Ecco i migliori assaggi, a rappresentare le diverse espressioni della Granaccia: spumantizzata, rosata, tradizionale e passita.

  • 1 – Granaccia Spumante Metodo Classico Brut RAL 301.5 – Rocca Vinealis

Fresco e sapido, il Metodo Classico Brut fatto con uve 100% Granaccia è una novità in casa Rocca Vinealis, azienda che produce e vinifica nell’alta Val Bormida. È uno spumante dal colore rosa chiaro (nome esatto della sfumatura 3015 del sistema RAL, appunto). Ha un naso vivace, di lamponi e primule. Prodotto per la prima volta nell’annata 2024, viene sboccato dopo nove mesi di riposo: giusto in tempo per stapparlo per le feste natalizie.

  • 2 – Granaccia In Rosa Colline Savonesi IGT 2024 – Innocenzo Turco

Un rosato 100% Granaccia prodotto da uve coltivate in mezzo ettaro di terreno nel borgo antico di Quiliano, nel Savonese, e vinificate con passione sotto la pietra. Tra volta e soffitto, la pietra riporta la data della prima vendemmia della cantina: 1898. Ha il colore tendente all’ocra e lo stile dei rosati provenzali. È pulito e limpido, con un’acidità che promette bene anche per una bevuta futura, non imminente. Il frutto al naso è di giuggiole e bacche di goji, su peonia e garofano. Con un filo di spezia verde, che passa e fugge.

  • 3 – Granaccia Anna Colline Savonesi IGT 2023 – La Vecchia Cantina Calleri

Per chi cerca una Granaccia da bere freschissima sul lungomare, e sia detto in senso assolutamente positivo. Colore scarico e limpido, una leggerezza che vola su uno sbuffo di noce moscata e frutti viola. La Vecchia Cantina Calleri nasce nel 1982 da un’idea di Umberto Calleri. Continua oggi grazie al lavoro della figlia Paola, del marito Ennio e del nipote Filippo. Da provare anche il loro Rossese di Albenga (o di Campochiesa) «Scuvea».

  • 4 – Granaccia Gigò Colline Savonesi IGT – BioVio

Viene vinificata con lieviti indigeni questa espressione della Granaccia locale onesta e pulita. Il vitigno qui riesce a regalare al naso sia le sensazioni fruttate dell’amarena, sia la spezia delicata dell’anice stellato e della radice di liquirizia. Il progetto dell’azienda non si limita al vino: Aimone e Chiara Vio hanno aperto un agriturismo e una Orto-osteria. Questi sono gestiti insieme alle figlie Caterina, Camilla e Carolina.

  • 5 – Il Pippo vino rosso passito – Cascina Feipu dei Massaretti

Il Rossese di questa cantina è tra i più apprezzati della regione, ma non è l’unico ottimo vino prodotto. Il Pippo, dedicato al fondatore Agostino Parodi, è un vino dolce fatto con uve che appassiscono due volte: prima sulla pianta, poi in un locale aerato. Il vino viene imbottigliato un anno dopo la pigiatura. Nel calice colpisce per il colore sanguigno, di arancia rossa. Al naso emergono lamponi e liquirizia, in bocca acidità e sapidità bilanciano la dolcezza.

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