Villa Capezzana 1925: 100 anni di Carmignano nel calice

IN BREVE
  • Il Carmignano 1925 di Tenuta Capezzana è un simbolo di qualità e tradizione vitivinicola in Toscana.
  • La famiglia Contini Bonacossi gestisce Capezzana dal 1926, mantenendo una connessione profonda con il territorio di Carmignano.
  • Capezzana è tra le più antiche aziende vinicole d’Italia, con una storia che supera i 1.200 anni.
  • Il vino Carmignano Docg riflette secoli di eccellenza ma è ancora in penombra rispetto ad altre denominazioni toscane.
  • All’assaggio, il Carmignano 1925 continua a dimostrare la sua longevità e qualità, racchiudendo una tradizione vitivinicola in perenne movimento.

Avesse sembianze umane, il Carmignano 1925 di Tenuta Capezzana sarebbe un anziano arguto. Ancora vivace e loquace. Pronto a battersi per ciò in cui crede. Anima e corpo. Vestirebbe sempre elegante. Cravatta d’un rosso granato-aranciato. Si lascerebbe coinvolgere senza fronzoli nell’ennesima discussione appassionata sulla vita. Di fronte a un pubblico in visibilio. Ammirato e sospirante. Dopo ogni sillaba.

Ma il Carmignano 1925 di Capezzana non è umano. Piuttosto un vino marziano. Non parla. Eppure si sente benissimo. È musica classica. Un adagio. In una sala da ballo di inizio Novecento. Una testimonianza. Liquida, sonora. Sarebbe rimasto chiuso, volentieri, ancora almeno un altro decennio, in quella stanza di vetro verde scuro, dalla forma curiosa. Un po’ borgognotta, un po’ bottiglione.

UNA PROMESSA MANTENUTA

«Garantiamo che questa bottiglia contiene vino di Capezzana dell’annata 1925», recita l’etichetta ingiallita, che porta il peso di una promessa mantenuta. Un biglietto da visita. Un manifesto d’integrità per una terra e un’intera famiglia. Una stretta di mano tra uomini d’onore. In bella vista la firma di Alessandro Contini Bonacossi. Un impegno, una garanzia di un futuro luminoso e ininterrotto nella produzione del vino. Di generazione in generazione, fino a oggi.

Dal 1926, Capezzana è di proprietà della famiglia Contini Bonacossi. Un anno prima, nel 1925, nasceva la prima annata della Villa di Capezzana—un’etichetta tuttora in cantina—tradizionalmente composta da 80% Sangiovese e 20% Cabernet Sauvignon. È stata recentemente protagonista di una verticale che è sembrata più un viaggio nel tempo, per celebrare i 100 anni dalla sua creazione.

VILLA CAPEZZANA: ANNATE CHE SFIDANO IL TEMPO

Un vino, il vendemmia 1925, ancora vivo e vegeto. Capace di andare oltre l’emozione dell’assaggio di un’annata così storica, grazie a una precisione tecnica disarmante, che pare quasi un ossimoro se si confronta la tecnologia di inizio Novecento con quella attuale. Estremamente pulite e deliziose, oltre che fresche e piene di vita, anche le annate 1995 e 1983, superiori alla 1979. Bene anche la 2005, tra le vecchie annate proposte nel calice.

Vini che hanno ancora una ragion d’essere grazie a un approccio meticoloso che non è mai cambiato, dalla vigna alla cantina. Per il primo salto di qualità di Tenuta Capezzana bisogna attendere gli anni Sessanta. Ugo Contini Bonacossi avviò in quell’epoca la trasformazione della tenuta, passando dalla mezzadria a un modello moderno e aperto ai mercati esteri, sostenuto dai figli.

Oggi, la quinta generazione della famiglia porta avanti la gestione dell’azienda, custode della memoria e della storia di un territorio della Toscana ancora in penombra rispetto a “big” come Montalcino, Chianti Classico e Montepulciano: Carmignano, in provincia di Prato, a 25 chilometri da Firenze.

CAPEZZANA: CONTINUITÀ FAMILIARE E IDENTITÀ

Il passaggio di consegne dai figli di Ugo ai nipoti, ora in ruoli chiave dell’azienda, rappresenta la naturale continuità di una realtà che, come promesso sull’etichetta della Villa di Capezzana 1925, guarda al mondo mantenendo radici profonde nella propria origine. Le divergenze di opinione all’interno della famiglia hanno sempre ceduto a un legame più forte: l’indissolubile connessione con il Carmignano, cuore pulsante di questo microcosmo. Come diceva sempre Ugo Contini Bonacossi: «La tradizione non è una statua, ferma e immobile, ma una nave in perenne movimento».

Capezzana è tra le più antiche aziende vinicole d’Italia, con una tradizione produttiva a Carmignano che supera i 1.200 anni. Un contratto di affitto conservato all’Archivio di Stato di Firenze, datato 804 d.C., menziona già vigneti e oliveti coltivati nella tenuta.

IL VALORE DEL CARmIGNANO NEL MEDIOEVO

Le evidenze suggeriscono che le colline di Carmignano fossero vocate alla viticoltura ben prima del Medioevo. Ritrovamenti archeologici di strumenti utilizzati dagli Etruschi per la produzione e la conservazione del vino indicano un’antichissima continuità nella vocazione alla vite.

Nel XIV secolo, i vini di Carmignano erano già apprezzati nel commercio. Il mercante Francesco di Marco Datini, tra le figure più influenti dell’epoca, scrisse dei vini di Carmignano, considerandoli così preziosi da poter essere utilizzati come forma di pagamento.

L’ERA MEDICEA E IL BARCO REALE

L’epoca dei Medici segnò un’altra svolta per Carmignano e Capezzana. Nel 1626 il Granduca Ferdinando II de’ Medici istituì un’ampia riserva di caccia nell’area del Montalbano, delimitata dall’imponente muro lungo cinquanta chilometri del Barco Reale. I vigneti di Capezzana si trovavano all’interno di questa terra protetta.

Il Barco Reale non solo proteggeva la fauna, ma preservava anche il paesaggio stesso, tutelando boschi, vegetazione e terreni agricoli dall’espansione urbana per secoli. Questo isolamento ha permesso al territorio di mantenere un equilibrio ecologico unico, favorendo una viticoltura di alta qualità.

IL CARMIGNANO DOCG

Il riconoscimento dell’eccellenza di Carmignano arrivò così ai massimi livelli. Nel 1773, il Granduca Pietro Leopoldo di Lorena citò il vino di Carmignano come riferimento qualitativo nei suoi Rapporti sul Governo della Toscana. La sua reputazione era tale che il vino veniva utilizzato come parametro per valutare la produzione di altre zone vinicole toscane. Lo status DOCG di Carmignano oggi riflette questo prestigio secolare.

Il suo riconoscimento ufficiale risale al 1716, quando il Granduca di Toscana emanò un decreto che delimitava quattro zone vinicole nel Granducato—tra cui Carmignano. È una delle denominazioni più antiche documentate nella storia del vino italiano. Oggi conta 280 ettari rivendicabili, con una produzione annua di circa 600 mila bottiglie di Carmignano Docg. Anche chi non conosce ancora questi vini può essere certo di un aspetto, su tutti: la loro longevità. Chiedere per credere a quell’elegante anziano, ancora in gran forma. Nato nel 1925.

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