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Low e no alcol, un trend in continua crescita: il caso Lyre’s

La categoria dei prodotti Low e no alcol, ovvero a basso o nullo contenuto di alcol, è cresciuta nell’ultimo anno e sembra destinata a continuare la propria crescita nel 2022. Secondo una ricerca condotta da Global Data le vendite nell’Europa occidentale aumenteranno a un tasso di crescita annuale del 2,6%. Perlomeno fino al 2024.

Il centro studi ha infatti soprannominato gli anni 2020 come «the decade of nolo spirits», ovvero «il decennio degli spirits “nolo”». Definizione che sottolinea come il decennio 2020-2030 sarà dominato dai prodotti a basso tenore alcolico. Un percorso analogo a quello delle birre artigianali, nel periodo precedente.

«Dopo un 2020 tumultuoso, i consumatori sono ancor più determinati a mantenere uno stile di vita sano e moderato che promuova l’equilibrio, sia fisico che emotivo», sottolinea Holly Inglis, Beverage Analyst di Global Data.

L’ESEMPIO DI LYRE’S

Un chiaro esempio della crescita, anche finanziaria, del settore “low and no” è Lyre’s, giovane azienda australiana specializzata in “spirits” analcolici. A febbraio 2021 Lyre’s era valutata 100 mln di sterline (circa 120 mln di euro).

A novembre la valutazione è salita a 270 mln di sterline (circa 320 mln di euro). Nel frattempo i suoi prodotti hanno iniziato ad essere distribuiti in oltre 60 paesi per un ricavato di oltre 50 milioni di sterline anno.

Millennial e Generazione Z – afferma Mark Livings, co-fondatore e Ceo di Lyre’s – bevono meno alcol di qualsiasi generazione che li ha preceduti. Ma il movimento del bere consapevole trascende generazioni e confini culturali».

«Non stiamo solo facendo crescere la nostra attività – continua Livings – ma stiamo espandendo l’intera categoria. Entrando in territori come il Medio Oriente e l’Estremo Oriente, praticamente incontrastati».

Una crescita, quella dei prodotti Low e no alcol, che fa certo sorridere BecaThe Special Committee on Beating Cancer del Parlamento europeo che a inizio dicembre 2021 ha approvato la Relazione sul Piano europeo di lotta al cancro. Netta la contrarietà dei produttori e stakeholder del settore del vino internazionale, compresi quelli italiani.

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