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Il vino per il bacalà alla vicentina? Ce l’ha “Io Mazzucato”. Adesso anche Metodo Classico

(4 / 5) E’ al momento il vino più interessante della cantina “Io Mazzucato“, giovane realtà che, nel giro di 5 anni, è diventata la terza “forza” di Breganze, dopo mostri sacri come Maculan e la Cantina sociale Beato Bartolomeo. Parliamo di “Io e il bacalà“, La Cuvée Brut pensata da Andrea Mazzucato per benedire (anzi bagnare) la collaborazione con la Confraternita del Bacalà alla Vicentina. Un matrimonio che funziona, eccome.

LA DEGUSTAZIONE
Si tratta di un Metodo Martinotti, quello che i francesi chiamano Charmat, ottenuto dall’uva tipica di Breganze, la Vespaiola (la stessa che dà vita, una volta appassita, al Torcolato), unita a Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Grigio.

La vinificazione prevede una spremitura soffice e la decantazione statica del mosto. La fermentazione alcolica avviene a basse temperature, per preservare gli aromi. Fondamentale la maturazione sulle fecce fini. Cinque mesi di autoclave, prima dell’imbottigliamento.

Nel calice, “Io e il bacalà” rivela un perlage fine e persistente. Note d’agrumi al naso, dominato dal Pinot Bianco. Non manca l’apporto dello Chardonnay, che ingentilisce il quadro con la sua vena cremosa. Bello l’accenno minerale.

Al palato, la dirompente freschezza della Vespaiola è addomesticata dall’impronta fruttata ed elegante delle altre uve che compongono la La Cuvée Brut. Un quadro di perfetto equilibrio in cui il residuo zuccherino fa da spettatore, senza disturbare il sorso e la bella chiusura minerale-salina.

Davvero perfetto l’abbinamento di questo spumante di Breganze con il Bacalà alla vicentina, tra le prelibatezze della gastronomia italiana da provare almeno una volta nella vita. Con un avvertimento necessario: crea dipendenza.

IL METODO CLASSICO
(3,5 / 5) Un’etichetta, “Io e il bacalà”, che Io Mazzucato produce dal 2014. Gli ultimi arrivati sono invece due Metodo Classico, presentati oggi alla Porta del Vino di piazza Cinque Giornate, a Milano. I primi Champenoise della cantina breganzese, che effettua tutta la lavorazione in proprio, nella moderna struttura di via San Gaetano, 21.

Si tratta ancora una volta di una cuvée, con la Vespaiola a dividersi il palco con il Pinot Nero, in due versioni: bianco e rosé. Ed è proprio la versione “in bianco” del Pinot Nero quella che, ad oggi, si esprime meglio nel calice.

Passione e territorio sono le due parole che meglio sintetizzano il mio progetto sul Metodo classico”, spiega Andrea Mazzucato. Territorialità che ritroviamo al centro del sorso della versione “bianca”, con il Pinot Nero a fare da vera spalla elegante e raffinata, alla ruvida Vespaiola.

Non si può dire lo stesso della versione Rosé, dove il frutto rosso del Noir prende troppo la scena, rendendo questo Metodo classico adatto al gusto moderno più comune.

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