Mentre la più grande cooperativa della Lombardia, Terre d’Oltrepò, viene posta in liquidazione coatta, ferita a morte senza anestesia dai colpi di una (de)managerial gestione, di cui forse si chiederà presto conto ai diretti responsabili, un’altra cooperativa entrata a gamba tesa in Oltrepò pavese – grazie all’aggiudicazione all’asta della penultima cantina “fallita” del territorio – si muove ad inquietanti fari spenti. Dei siciliani di Cantine Ermes tutto si può dire.
Tranne che non abbiano mantenuto promesse e premesse non scritte. Di stile, d’aplomb. Modus operandi. Capacità – ammettendo che le cose vadano bene, o anche solo benino, a Canneto pavese – di padroneggiare, silenziosamente, la materia. Vinicola, s’intende. Della nuova gestione Di Maria & Co. poco si sa. Poco, nulla se ne parla, ufficialmente.
Quasi come si attendesse il permesso, o chiedere fosse peccato mortale (non giungono, di fatto, risposte, notizie, numeri, dati, fatti, assunzioni di responsabilità). Solo inquietanti fari spenti. Eppure tanto si dice nei corridoi di una regione vinicola dalle finestre spalancate sui verbi coniugati al vento futuro, pur coi pavimenti sempre umidi e polverosi.
CANTINE ERMES IN OLTREPÒ: SE CI SEI, BATTI UN COLPO
Cosa ne è stato della vendemmia 2024 e 2025 di Cantine Ermes in Oltrepò pavese? Quanto, l’arrivo dei siciliani in Oltrepò, ha a che fare – senza che loro ne abbiano contezze o colpe dirette – con le scelte che hanno portato Terre d’Oltrepò al baratro? Quanto ha inciso la presenza di una macchina da guerra commerciale silenziosa, come Cantine Ermes, nell’improvviso e sempre più tossico interessamento della politica (lombarda e non solo) in Oltrepò pavese?
Come se la stanno passando i commercianti di uve? Cosa ne sarà degli ormai ex soci di Terre, che chiedevano a gran voce di poter dirottare le loro uve (a Cantine Ermes?), prima del crack? Cosa ne è stato dei salvifici droni chiamati – almeno ufficialmente – a profilare “in chiave qualitativa” la vendemmia 2024, con tanto di discesa in campo del Consorzio, al fianco dell’allora (già morente) cooperativa? Qual è il bilancio del grande patto tra Losito e Guarini e Torrevilla (qualcosa che, letto oggi, pare ancor più di prima una coltellata alle spalle dell’agonizzante Terre d’Oltrepò)?
L’EDICOLA OLTREPADANA
E, ancora, allargando il campo (e questa è la domanda esilarante, per questo lasciata per ultima): come si stanno reinventando i giornalai che per qualche annetto hanno difeso a spada tratta, conto in banca al sicuro, una gestione della “cosa cooperativa” che è miseramente fallita, prima sotto i colpi dell’ego e poi sotto quelli della matematica spiccia? Il bello è che l’ultima domanda è anche l’unica ad avere già una risposta.
Basta aprire il web per mettere in fila, uno dopo l’altro, i beceri trasformisti dell’informazione che va di moda al giorno d’oggi, nel settore: quella tanto conveniente quanto inutile. Che la differenza tra un lupo e una pecora la conoscono pure i bambini. Anche se a volte, i lupi, si travestono davvero bene da giornalai. Questione di pelo: sullo stomaco. Auguri, ancora una volta, Oltrepò.






