EDITORIALE – Sai da cosa si capisce che un territorio del vino è vecchio, polveroso, senza idee, senza guizzi e, per certi versi, senza una vera anima? Dal fatto che la stampa – quella che ti racconta sempre che è tutto bello, buono e futuribile – continui di anno in anno a riproportelo come il territorio in cui è in atto una “rinascita”, un “revival”, una “rivoluzione” che ne cambierà le sorti. Ogni anno la stessa minestra. E non importa se rinascite, revival e rivoluzioni vengano puntualmente tradite e sconfessate dai fatti. Dalla cronaca, dentro e fuori dai calici.
Loro continueranno a provare a farti credere che è arrivato il momento dell’Oltrepò pavese. Senza che in Oltrepò pavese sia effettivamente cambiato qualcosa. Tantomeno gli ingredienti della minestra. Ci voleva il camaleonte funky di Colle del Bricco per farmi ricredere sul pessimismo cosmico che, pressoché quotidianamente, fa a botte nel mio intimo con la voglia di vedere questa terra del vino italiano dove merita. Ovvero tra i grandi. Questo editoriale conta già troppe parole ma l’unica che conta deve ancora venire, ed è: “Grazie“.
Grazie a Matteo Maggi, classe 1990 e patron di Colle del Bricco a Stradella che con il suo Gipsy Red – blend di 6 uve di cui Barbera, Croatina e Pinot nero pigiadiraspati; Vespolina, Uva Rara e Cabernet Sauvignon a grappolo intero, vinificate in semicarbonica – mi ha fatto tornare a credere che si possa assistere, da lui in avanti, a un vero e proprio sprint dell’Oltrepò. Ci voleva il camaleonte di Colle del Bricco per un salto nel futuro che sa di consapevolezza di dove stia andando il mondo del vino internazionale. Un vino buono, tanto da essere tra i “Consigliati” della nostra Guida Top 100 Migliori vini italiani 2024. Ma soprattutto un vino che sa di speranza. Grazie, Matteo.
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Cronista di nera convertito al nettare di Bacco, nel mondo dell’informazione da oltre 16 anni, tra carta stampata e online, dirigo oggi winemag.it, testata unica in Italia per taglio editoriale e reputazione, anche all’estero. Collaboro inoltre come corrispondente per una delle testate internazionali più autorevoli del settore, in lingua inglese. Segno Vergine allergico alle ingiustizie e innamorato del blind tasting, vivo il mestiere di giornalista come una missione per conto (esclusivo) del lettore, assumendomi in prima persona, convintamente, i rischi intrinsechi della professione negli anni Duemila. Edito con cadenza annuale la “Guida Top 100 Migliori vini italiani” e partecipo come giurato ai più importanti concorsi enologici internazionali. Oltre alle piazze tradizionali, studio con grande curiosità i mercati emergenti, seguendone dinamiche, trend ed evoluzioni. Negli anni ho maturato una particolare esperienza nei vini dei Balcani e dei Paesi dell’Est Europa, tanto da aver curato la selezione vini per un importatore leader in Italia. Nel 2024 mi è stato assegnato un premio nazionale di giornalismo enogastronomico.