Vini affinati in mare, Cotarella: «Come i vini naturali, trovate fuori luogo»

IN BREVE
  • Riccardo Cotarella critica le nuove mode nel mondo del vino, come l’affinamento in mare, considerandole «trovate fuori luogo».
  • Il presidente di Assoenologi sottolinea il ruolo dell’enologo moderno come custode della qualità e protagonista nelle aziende vinicole.
  • L’enologo non è più un semplice tecnico, ma un comunicatore che porta storie e prodotti verso l’esterno.
  • L’affinamento dei vini in mare è in crescita, con condizioni particolari che potrebbero favorire un’evoluzione graduale del vino, diversa da quella “di cantina”.
  • C’è una mancanza di dati comparativi sul reale impatto organolettico del mare, ma il settore continua a sperimentare e a cercare modi per distinguersi.

I vini affinati in mare, che sia a largo di Portofino, o nei laghi montani? Per Cotarella sono semplici «trovate fuori luogo». Il presidente di Assoenologi ha definito così una delle ultime mode del vino italiano, intervenendo ieri mattina al convegno dei 60 anni dell’Union Internationale des Œnologues, tenutosi all’Hotel Royal Garden di Assago (Milano).

«Dobbiamo contrastare derive come i vini naturali, che non esistono e vengono intesi in modo ideologico, o trovate fuori luogo come mettere il vino a bagno, in mare. Cose che non hanno nulla a che vedere con l’identità territoriale europea. Dobbiamo avvertire i consumatori: questi fenomeni servono solo a catturare l’attenzione». Uno sfogo, quello di Riccardo Cotarella, che ha preceduto l’analisi del ruolo dell’enologo moderno.

IL RUOLO DELL’ENOLOGO MODERNO

«L’enologo oggi è custode, morale e materiale, della qualità. L’Italia – ha aggiunto il numero uno di Assoenologi – è un giardino continuo di vitigni e territori: ogni paese ha il suo vino, la sua tradizione, la sua cultura. Questo non esisteva decenni fa. Il terreno è sempre lo stesso. Ciò che è cambiato è l’approccio umano e professionale. E di questo siamo orgogliosi e responsabili. Dobbiamo dare sempre più spazio e amore al vino».

«Un tempo – ha proseguito Cotarella – l’enologo era solo un tecnico di cantina, con il grembiule, concentrato sugli aspetti pratici. Oggi è diventato protagonista nelle aziende, spesso il primo comunicatore, colui che porta all’esterno contenuti, storie e prodotti. Dopo gli eventi del 1986, il mondo ha capito che serviva più scienza, non solo pratica. Quella crisi ha dato agli enologi nuove responsabilità. E ha permesso di mostrare risultati utili a tutti. Se l’Italia oggi vanta biodiversità, diversità produttiva e un patrimonio unico, è perché si è dato spazio alla ricerca. Altrimenti saremmo rimasti ai tempi in cui si parlava solo di “bianco” e “rosso”».

I VINI AFFINATI IN MARE E LA DURA CRITICA DI COTARELLA

L’affinamento dei vini in mare è ormai una pratica riconoscibile in diverse zone costiere italiane. Le cantine che la adottano puntano sulle condizioni particolari del fondale: buio costante, temperature stabili, pressione elevata. Elementi che, secondo chi sperimenta, favoriscono un’evoluzione più graduale del vino rispetto alla cantina tradizionale. Le prime prove hanno riguardato soprattutto spumanti e bianchi, ma oggi si trovano anche rossi e, in alcuni casi, distillati lasciati riposare sott’acqua per mesi.

A spingere questo fenomeno non è solo la ricerca tecnica. Le bottiglie recuperate dai fondali – spesso incrostate da organismi marini – diventano oggetti narrativi forti, capaci di attirare l’attenzione di un pubblico in cerca di esperienze diverse. Alcune aziende hanno creato vere aree di stoccaggio subacquee, controllate e “certificate”. Trasformando il recupero delle bottiglie in un momento spettacolare e mediatico.

Resta aperta la discussione sul reale impatto organolettico del mare, a cui lo stesso Riccardo Cotarella è sembrato fare riferimento durante il suo intervento al convengo dei 60 anni dell’Union Internationale des Œnologues. Molti enologi sottolineano che mancano ancora dati comparativi sufficienti a dimostrare vantaggi evidenti. Allo stesso tempo, la crescita del numero di progetti di vini affinati in mare dimostra quanto il settore sia disposto a spingersi oltre i metodi tradizionali. Pur di distinguersi. Unendo sperimentazione e marketing, pur non facendo sempre breccia nel cuore degli addetti ai lavori.

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