Oltrepò pavese senti Andrea Giorgi «A Terre d Oltrepò mi hanno fatto fuori. Ero scomodo» inchiesta glicerina spumanti eurospin assoluzione ex direttore cooperativa

Oltrepò, senti Andrea Giorgi: «A Terre mi hanno fatto fuori. Ero scomodo»

IN BREVE
  • Il Tribunale di Pavia ha assolto Andrea Giorgi, Alessio Gaiaschi e Andrea Rossi dopo cinque anni di indagini.
  • La vicenda si è concentrata su presunte frodi legate alla diglicerina ciclica in lotti di vino della cooperativa Terre d’Oltrepò. Il giudice parla di contaminazione accidentale.
  • Il comportamento della cantina, che ha avviato analisi e verifiche, ha dimostrato buone pratiche e assenza di dolo.
  • Andrea Giorgi esprime in una lettera inviata a Winemag sollievo per l’assoluzione, ma critica un processo mediatico che ha influenzato la sua reputazione.
  • La sentenza lascia comunque l’amaro in bocca all’ex direttore, per il naufragato tentativo di risanamento della cooperativa.

Dopo cinque anni di indagini, udienze e titoli a effetto, il Tribunale di Pavia ha chiuso uno dei procedimenti più controversi nella storia recente del vino lombardo. Con la sentenza depositata il 30 ottobre 2025, il giudice ha assolto con formula piena Andrea Giorgi, Alessio Gaiaschi e Andrea Rossi «perché il fatto non costituisce reato». Una decisione che ribalta anni di accuse, sospetti e interpretazioni mediatiche su presunte “frodi enologiche” all’interno della cooperativa Terre d’Oltrepò.

La bufera, scoppiata nel 2021, ruotava attorno alla presunta presenza di diglicerine cicliche, un composto chimico vietato in enologia, all’interno di alcuni lotti di vino prodotti dalla cooperativa per la catena di supermercati Eurospin. Secondo l’accusa, l’aggiunta sarebbe stata volontaria e finalizzata a migliorare la “corposità” del prodotto. Ma il Tribunale ha demolito questa ricostruzione. Parlando di contaminazione accidentale e di assenza di dolo.

LA SENTENZA: NESSUNA FRODE, TRACCE «IRRISORIE E SCIENTIFICAMENTE IRRILEVANTI»

Nelle motivazioni, il giudice ha riconosciuto che la presenza delle diglicerine fu effettivamente riscontrata nei campioni. Ma in quantità talmente minime da non poter dimostrare alcun intento doloso. «Gli elementi istruttori raccolti portano a far propendere per la qualificazione dei fatti in termini di vera e propria contaminazione accidentale», si legge nella sentenza.

Il Tribunale sottolinea che la quantità di diglicerine rinvenuta era pressoché irrisoria, tale da non poter alterare in modo sensibile il vino né conferirgli maggiore corposità. Nessuna traccia, inoltre, del marcatore chimico tipico delle pratiche enologiche vietate. Un altro elemento considerato decisivo riguarda la presenza della sostanza soltanto in parte delle bottiglie del lotto incriminato. Un dettaglio che rende illogica l’ipotesi di un intervento volontario.

LA GESTIONE (VIRTUOSA) DELLA CRISI DA PARTE DI TERRE D’OLTREPÒ

Determinante, infine, il comportamento della cantina Terre d’Oltrepò che, non appena emersa la questione, ha autonomamente avviato una procedura di crisi e commissionato nuove analisi. Un atteggiamento che, secondo il Tribunale, non può certo essere attribuito a chi intende nascondere una frode.

La contaminazione, secondo i giudici, sarebbe avvenuta in modo accidentale durante la fase di sboccatura del Metodo Classico Docg, probabilmente in seguito all’uso di un “liqueur” fornito da un soggetto esterno poi mai identificato con certezza.

«ABBIAMO COLLABORATO CON LE AUTORITÀ»: LA VERSIONE DI GIORGI

In una lettera inviata a Winemag.it, Andrea Giorgi, ex direttore generale di Terre d’Oltrepò, esprime sollievo ma anche amarezza. «Sono stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste. Con me, sono stati assolti anche gli enologi Alessio Gaiaschi e Andrea Rossi, che in questi anni hanno condiviso il peso di accuse tanto infondate quanto mediaticamente gonfiate», scrive Giorgi.

L’ex dirigente rivendica il ruolo attivo suo e dei colleghi nel fare chiarezza: «Abbiamo commissionato analisi, aperto verifiche interne e collaborato con le autorità. Insomma: non proprio il comportamento tipico di chi vuole nascondere qualcosa».

Il tono si fa più amaro quando parla del «processo mediatico» che, a suo avviso, avrebbe preceduto quello giudiziario. «La Provincia Pavese, e non solo, ha riempito pagine con titoli e giudizi che sembravano già sentenze, spesso amplificati da commenti ispirati di qualche politico locale troppo impaziente di salire sul carro del moralismo a buon mercato».



ANDREA GIORGI DURUSSIMO: «SABOTATO IL RINNOVAMENTO DI TERRE D’OLTREPÒ»

Giorgi punta il dito contro chi, a suo dire, avrebbe orchestrato «una campagna di delegittimazione», utile a «sabotare un progetto di rinnovamento interno alla cooperativa». «Nel 2021 – attacca – si è costruita, pezzo dopo pezzo, una campagna orchestrata per screditare un progetto di rinnovamento. Tutto questo serviva a togliere di mezzo un personaggio scomodo. Uno che voleva cambiare profondamente un sistema che viveva e prosperava su logiche opache e meno trasparenti».

Giorgi fa così riferimento a se stesso e al proprio ruolo da direttore della cooperativa Terre d’Oltrepò, eletto la prima volta nell’estate 2016, riconfermato a novembre 2020 per un nuovo triennio e poi sfiduciato nel gennaio del 2022. Una bufera che portò pure alla sua espulsione da socio della cantina.

Il Tribunale non entra in questi aspetti. Ma nella sentenza si riconoscono irregolarità formali non sufficienti a provare dolo. Tutt’altro. Si trovano riscontri di comportamenti coerenti con chi tenta di risolvere un problema, non di nasconderlo. Perfino la rietichettatura di alcune bottiglie, osservata dagli inquirenti, è stata considerata compatibile con la buona fede, poiché limitata ai vini verificati come genuini e quindi commercializzabili.

UNA VICENDA CHE LASCIA IL SEGNO, ma «PROFUMA DI GIUSTIZIA»

La decisione del Tribunale di Pavia chiude un capitolo, ma agli occhi di Andre Giorgi apre una riflessione più ampia sul rapporto tra giustizia, media e reputazione. «Questa sentenza chiude una pagina dolorosa, ma anche istruttiva. Perché, se da una parte restituisce dignità e verità, dall’altra lascia un sapore amaro: quello di un processo mediatico che, per anni, ha preceduto e condizionato quello giudiziario».

Il giudice stesso riconosce che l’accusa non ha provato con rigore la diretta riferibilità dei prodotti ai singoli imputati. Le incertezze normative europee sull’uso delle diglicerine cicliche hanno reso impossibile, d’altro canto, un’interpretazione univoca. L’assoluzione «perché il fatto non costituisce reato» mette così la parola fine a un lungo calvario giudiziario e umano, che ha travolto professionisti e un intero territorio vitivinicolo, l’Oltrepò pavese.

Oggi Andrea Giorgi guarda avanti. «Continuo a credere nel lavoro – rivela ancora a Winemag.it – nella serietà e nel rispetto di chi produce uva con coscienza. E se qualcuno pensava di spegnere una voce scomoda, si è sbagliato di grosso. La verità, come il buon vino, può anche invecchiare, ma alla fine si apre e profuma di giustizia. Rimane una domanda, e non secondaria: chi ha tentato, più di una volta, di sabotare il mio lavoro in Terre d’Oltrepò?». Ai posteri l’ardua sentenza, in una terra che non a caso stenta a spiccare il volo. Se non a parole.

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